(ATTENZIONE SPOILER RIPETUTI), scrivo dal cellulare e non avevo voglia di "giallare" mezzo post
La storia di Gagnor-Cavazzano era molto attesa, ed infatti é stata un capolavoro, e mi é piaciuta un sacco, forse giusto un po' "telefonata" nel senso che sembra scritta, pensata, con l'idea di diventarlo, invece che venir considerata tale a furor di popolo. I disegni di Cavazzano, manco a dirlo, sono spettacolari, fantastici, adattissimi, é incredibile nella resa dei paesaggi realistici, e quindi nelle storie d'avventura, non lo scopriamo oggi, eppure s'é superato. Gagnor imbastisce una trama avventurosa, quindi di vecchio stampo, d'altri tempi, la infarcisce di riferimenti attuali non banali (non sapevo di tutta questa "commercializzazione" dell'Himalaya), poi ci sono tutti i suoi nomi storpiati, il nome di Tunz e le DOZZINE di riferimenti alla casoeula che dopo un po' fanno cader le braccia, la bravura nel mettere questi riferimenti é se non si notano troppo, se no diventano fastidiosi, ma va beh. Il tutto parte da una motivazione credibile, recuperare un amico in difficoltà (l'espressione muta di Pippo e Topolino davanti alla Tv é impagabile, trasmette davvero qualcosa), in condizioni difficoltose, e su questa base si dipana una trama semplice, lineare, ma che si arricchisce di significati man mano. L'idea é che il mondo é diventato più "piccolo", non ci sono più imprese da compiere, e questa sarebbe l'ultima. Niente é particolarmente originale, il personaggio che ti sta antipatico é davvero il cattivo alla fine, Gambadilegno é spietato e lavora da mercenario come negli anni '30, mostra tutto il suo odio per Topolino, forse é un po' implausibile che si salvino per puro "culo", concedetemelo, quando cercano di farli fuori, quella invece é proprio una classica "topolinata" da Topolino "perfettino", ed in proposito, anche il sentire Gamba, alla fine, parlare di "eroismi perfettini", più che un voler ribaltare quest'idea, sembra una polemica coi lettori. Diciamo che Gagnor ha il vizio di non saper scrivere "tra le righe". Però il messaggio, l'idea che "la montagna fa emergere chi sei veramente", e l'analisi di Pippo che "se conquistiamo la montagna, vivremo in un mondo noioso dove tutto é stato fatto" é bellissima. Però non mi é chiaro com'é che Topolino gli dia ragione, per ripromettersi subito dopo di ritornare l'anno successivo e riprovarci
. I tormenti interiori del Topo sono favolosi, però a pensarci un po' forzati, quando mai abbiamo visto un Topolino "poltrone" come nel primo esempio, od "ambizioso" come nel secondo?
; eppure il fatto che il terzo sia il Topo anni '30, e che la morale sia che é un po' incosciente, e neanche la sua é la soluzione giusta, é molto profondo (risponde a Gamba, che pensa che Topolino sia un esibizionista che si caccia nelle avventure per il gusto di farlo; eppure la cosa strana é che tutte e tre le "coscienze", in pratica, suggerivano di lasciar andare Gambadilegno
.....) Topolino invece lo salva, a costo di non conquistare il Tor Korgat, e questi tuttavia non gli é riconoscente, ma gliela ripromette. Bellissimo.
La storia di Vito, pur impreziosita dai disegni di Faccini, era banalissima e non mi ha trasmesso proprio nulla.
Quella della Gianatti con Guerrini ripropone un Paperoga "classico", molto anni '90, che non capisco perché dovrebbe essere OOC
, ma in definitiva strappa poche risate, ed a Guerrini fanno fare sin troppe brevi, merita ben altro
Infine la straniera é ben disegnata da Pujadas, ripropone un Paperino "classico", si ficca in guai disumani, si arrabatta per uscirne, ma tutto gli gira contro, e poi si prende una rivincita con un colpo di fortuna. Non é che non vada bene, ma su 50 pagine ci sono alcuni passaggi un po' troppo sconclusionati (il film girato DIRETTAMENTE NELLO SPAZIO :o), ed un finale un po' troppo "deus ex machina". Non é che le straniere facciano schifo, ma se le comprano per risparmiare, invece che far scrivere storie più "approfondite" ad autori nostrani, che infatti fanno un sacco di brevi, spesso di autori nuovi, e poco ispirati, allora può diventare un problema. Le storie dei Paperi sono spesso maledettamente banali, roba da anni '50 (anche se quantitativamente sono più numerose). Poi QUESTA in particolare era discreta, anzi più che buona, é una considerazione generale.