Panini comincia con un numero nella media (alta) di questi ultimi anni.
La breve sul cinema è probabilmente la migliore del ciclo, anche perché in realtà non prende in giro un genere, ma un modo (alquanto discutibile) di fare cinema. Se ci pensate bene, gli sfottò allo sceneggiatore di b-movie sono estendibili agli sceneggiatori di fiction ed anche di fumetti. Potrebbero far studiare la storia in un corso di sceneggiatura per mostrare in modo sintetico ed efficace quello che uno sceneggiatore non dovrebbe mai fare.
Mentre la storia finale è alquanto sconclusionata, simile nello spirito alle straniere, la storia d'apertura merita applausi. Non tanto per la vicenda che narra, né per i disegni (l'unica cosa che non mi ha convinto è Kay K e il suo nuovo taglio di capelli), ma perché dimostra meglio di molte storie che abbiamo giustamente elogiato come Topolino non sia solo un giornale per bambini, ma sia ideale anche per crescere i bambini.
Qualcuno ha sottolineato come sia raro oggi leggere in Topolino di "sistema" e di crisi economica, e questo va a sostegno del fatto che Topolino non è "roba solo da bambini". Ma ancora più degno di nota e d'ammirazione è l'insieme di valori che la storia - consapevolmente o meno - finisce col trasmettere.
Prima cosa: gli hacker non vengono giudicati né bene né male, non si fa di tutte le erbe un fascio come fa spesso la nostra società, ma si invita il lettore a giudicare singolarmente la singola persona - in questo caso il singolo hacker - sulla base dei suoi comportamenti e dei suoi valori.
Seconda cosa, ancora più importante: il finale non è sfuggito a nessuno, ma forse a qualcuno è sfuggita la portata di questo finale. Qualcuno ha rubato dei soldi alle banche? Beh, non restituirli, usali per la causa ecologista o per far comunque quello che tu ritieni del bene. Dopo tantissime storie con una morale e degli insegnamenti solo di facciata, finalmente una vera lezione morale, che dovrebbe - quantomeno secondo me - spingere i lettori più giovani ad avere una visione del futuro e dei valori con al primo posto qualcosa di diverso dell'accumulo di denaro, che sembra diventato il chiodo fisso della nostra società