Un numero storico, questo, che se nei contenuti non ha niente di dissimile a quelli che l'anno preceduto (e, presumo, a quelli che lo seguiranno immediatamente dopo), entra a far parte automaticamente dei numeri da collezione della storia del Topo. L'arrivo della Panini è rappresentato ottimamente dalla bellissima, e credo destinata a divenire iconica, copertina di Cavazzano.
Mi dispiace solo per il fatto che la mia copia è una di quella con rilegatura malfatta, e dopo averlo letto interamente mi si sta già "sfaldando". Per questo motivo ho deciso di prendere anche l'edizione variant. Ma veniamo al contenuto.
DoubleDuck - Unknown (Bosco/Sciarrone): La serie DoubleDuck, nel caso non l'avessi ancora detto, mi piace moltissimo: con le sue trame avvincenti e molto adulte, la reputo la vera erede morale di PKNA. Anche questa storia non fa eccezione: nonostante non sia nulla di eccezionale, e non si distingua molto dalle altre della saga, basandosi su un "doppio gioco" facilmente prevedibile da chi ha seguito tutta la serie, l'avventura è comunque godibilissima. La sceneggiatura sapiente di Bosco riesce ad appassionare e soprattutto a portare la vicenda su toni molto adulti e maturi: esemplare il finale che in tal senso fa molto riflettere (e, come abbiamo visto, discutere). A chi si lamenta della discutibile moralità della soluzione finale, dico: ma dove sta scritto che ogni storia debba per forza trasmettere un insegnamento morale? Da nessuna parte, anzi, ci sta che ogni tanto anche i buoni compiano azioni quantomeno "discutibili" (e bisogna vedere poi da che punto di vista): non trasmetteranno chissà quale moralità ma danno alla storia quel pizzico di realismo che non fa mai male. Un plauso a Bosco in tal senso, dunque, per aver avuto il coraggio di proporre una soluzione finale inaspettata e non banale.
Capitolo a parte per i disegni di Sciarrone, che ha ormai dimostrato di aver acquisito una piena padronanza del disegno digitale, caratterizzando perfettamente personaggi e sfondi. C'è però da dire che, visto il tono e i caratteri della storia, scatta impietoso il paragone con i disegni che Sciarrone aveva fatto per PKNA, quando ancora usava matita e china: e non si può negare che abbia perso parecchio smalto. I suoi disegni risultano più freddi, con qualche imperfezione e squadratura di troppo, qualche posa o espressione è un po' innaturale e soprattutto Kay K, se confrontata con la splendida Lyla che era il cavallo di battaglia dell'autore ai tempi di PK, sembrerebbe molto sottotono. Nel complesso, comunque, l'apparato grafico risulta gradevolissimo ed efficace, valorizzato anche dagli splendidi colori.
Wizards of Mickey Legacy - Il vessillo ancestrale (Venerus/Pastrovicchio): Non c'è niente da fare, ormai questa serie si sta sempre più avvolgendo su sé stessa, gli spunti ormai sono finiti e si va avanti per forza d'inerzia. Questi nuovi episodi sono noiosi, pesanti e soprattutto inconsistenti dal punto di vista della trama. Gli stessi protagonisti sono scialbi, mal caratterizzati e quasi inutili ai fini della storia: basti vedere come in questa storia Paperino viene a un certo punto e senza troppe spiegazioni sostituito da Paperoga, e senza che si avverta alcuna differenza. Non sapendo più come fare agire i personaggi, ci si sposta sui draghi, dando vita a stirpi, leggende, caratteristiche che oltre la sfilza di nomi bizzarri e ben poco evocativi purtroppo non vanno. In poche parole, la storia è inconsistente, e non è colpa del povero Venerus che fa quel che può, è proprio la saga che ormai non ha più niente da dire, e la si fa andare avanti come compitino per soddisfare i lettori più giovani. Se non altro Pastrovicchio è molto bravo, ma è il minimo.
Andiamo al cinema? - Il B-movie (Bosco/Piras): Questa serie di brevi è veramente esilarante, il capolavoro di Bosco. E quel che più colpisce è che non dà alcun segno di star finendo gli spunti, visto che inaspettatamente stavolta se ne esce con questo gioiellino sui B-movies (anche se forse sarebbe più corretto parlare di trash, ma son sottigliezze) in cui si sghignazza dall'inizio alla fine. E a ben vedere anche qui Bosco mostra di rivolgersi ad un pubblico più adulto, visto che non so quanto i lettori più giovani del topo possano sapere di cosa si stia parlando. I disegni di Piras non li ho mai apprezzati molto ma trovo si adattino a perfezione a queste spassose brevi.
Topolino e l'isola dei delfini (Figus/Marini): Scontato e prevedibile sono i due articoli che meglio definiscono questa storia che ha in sé praticamente tutti i cliché tipici delle avventure di Topolino e Pippo. Lo svolgimento della storia per il lettore più smaliziato è intuibile fin dall'inizio, e tutto va come ci si aspetta che vada, senza guizzi. Dimenticabilissima. I disegni di Marini mi son sempre piaciuti molto ma qui mi è sembrato decisamente sottotono, un po' in difficoltà nel raffigurare i due protagonisti con le corrette proporzioni.
Paperino e l'amicizia fittizia (Pesce/Held): Il fatto che la vicenda si svolga in gran parte nella mente di Paperino giustifica la sconclusionatezza e l'inconsistenza della trama. Trama che, c'è da dire, all'inizio poteva anche essere interessante e quasi metafumettistica (chi non si è mai chiesto cosa dovesse inventarsi Paperino per reggere il gioco della sua presunta amicizia con Paperinik?), ma nello svolgimento si rivela abbastanza carente e assai sconclusionata. Apprezzabile qualche demenzialità del tutto fuori luogo e per questo divertente (il Godzilla imprigionato nell'iceberg), ma nel complesso nulla di che, peccato. Molto buoni i disegni di Held.