Volevo aspettare a comprare
Topolino #3071 per accaparrarmi direttamente la splendida variant cover... ho resistito fino a ieri, non di più
(specie dopo aver scoperto che comunque prima di settimana prossima non sarebbe arrivata in fumetteria ^^'' ).
Comunque, non potevo porre tempo in mezzo per vedere il gran finale di
Lo strano del Dottor Ratkyll e di Mister Hyde, di Bruno Enna e Fabio Celoni. E la seconda parte della storia non delude affatto le mie aspettative. La trasposizione prosegue in modo piuttosto fedele per quanto riguarda la scansione degli avvenimenti, anche se nelle ultime tavole la scollatura tra questa versione disneyana e il romanzo originale si configura certamente come maggiore rispetto alle tavole precedenti. La cosa però non appare come una stonatura, andando a focalizzarsi su quell'elemento che lo sceneggiatore non aveva certo nascosto di voler approfondire, approfittando del lavoro di Stevenson: la dualità Topolino/Paperino intesi come le due anime della disneyanità.
È quindi pertinente che il finale dell'avventura rappresenti la dualità del protagonista non tanto secondo dettami buono (razionale)/cattivo (istintivo), quanto piuttosto la posatezza di Topolino a confronto con l'irascibilità di Paperino: il lavoro di Enna era tutto volto a questo momento topico, questo disvelamento che mostra analogie e differenze tra i due universi disneyani per eccellenza, tra i due caratteristi principali dell'intero cast.
Il monologo di Ratkyll nelle ultime due tavole è emblematico: il perfetto equilibrio nella narrativa Disney sta nel saper dosare con consapevolezza sia il carattere "sanguigno" di Paperino, sia quello più razionale e posato di Topolino.
Il momento della trasformazione è centrale anche sotto il profilo grafico: Fabio Celoni infonde infatti in quelle particolari vignette un'intensità del disegno che ha davvero dell'incredibile, il mutamento che riporta Ratkyll al posto di Hyde è inquietante, anche grazie all'efficace colorazione a cura di Celoni e Mirka Andolfo. Il dramma, che si respira per tutte le tavole della storia e soprattutto in questa seconda parte (vedere il capitolo dell'incidente della finestra, per dire, dove Ratkyll appare già molto provato nel fisico), ma esplode nel momento della mutazione, e sono pagine che davvero resteranno scolpite nella memoria dei lettori per molto, molto tempo. Celoni firma una pagina della Storia del fumetto Disney con quelle vignette, riuscendo a rendere accettabile esteticamente, ma aberrante filosoficamente, una metamorfosi che nulla ha di umano.
Il lavoro di Enna/Celoni è quindi un istant-classic, in modo ancora più marcato di quanto non fosse
Dracula: stavolta la fedeltà con il testo originale si sposa e si esalta con un messaggio metafumettistico di rara grazia e potenza, quasi un manifesto che porta ad un nuovo livello il concetto di "i personaggi Disney sono così duttili che possono interpretare qualunque storia". Qui i personaggi non solo "interpretano" una novella già esistente, ma vi si immergono e la fanno completamente propria, rendendola terreno fertile per una riflessione fondante di tutto questo immaginario.
Ah, e Pipperson che cerca ripetutamente di affettare Hyde con un chiaro intento... definitivo, è una forza della natura, una versione davvero efficace del personaggio.
Il resto del numero, ahimè, offre ben poche attrattive.
Il buon Macchetto fa una storia delle sue, con la rima nel titolo, gli standard characters che si riducono a comprimari per mettere al centro un personaggio nuovo e one-shot, latore di un messaggio particolare che è quindi il vero protagonista della storia. Che sia il cibo donato dai paperopolesi o l'importanza delle lettere scritte a mano, la sostanza non cambia: una storia eccessivamente melensa, di poca sostanza, dove prevalgono i buoni sentimenti senza scampo alcuno e dove l'intreccio è ben poco interessante. Niente di significativo se non il messaggio, insomma, che comunque lascia un po' il tempo che trova per come viene esposto.
Alle matite Marco Mazzarello, che qui mostra un leggere miglioramento rispetto allo stile di alcuni mesi fa, ma a parte alcuni guizzi siamo sempre su un livello poco soddisfacente.
RoM realizza la prima breve che non mi detto proprio nulla: una gag allungata di 4 pagine, con una risoluzione telefonata.
Taccio invece sull'ennessima bassottata disegnata da Amendola, che pare essersi specializzato
Il plot di Palmas non brilla di originalità e ben presto il lettore può capire dove andrà a parare la storia.
Mi ha annoiato, infine, la storia dei Tre Moschettieri e del tennis, che fonde uno svolgimento già visto con trovate balzane che cercano di fare dell'anacronismo il fulcro della comicità presente, non riuscendoci. La gag finale sull'invenzione del calcio era già vecchia nel 1995.