Ho già parlato
qui degli
Argini del Tempo, ma qualche parola la meritano anche le altre storie del #3102, che pur sfigurano in confronto alla nuova avventura pikappica.
Topolino e il giallo al college segue la linea della prevedibilità fin dal titolo:
Carlo Panaro sforna infatti un'indagine nel più classico stile topolinesco, come lui stesso ne ha scritte molte, il cui colpevole potrebbe non essere così telefonato come si teme, ma non per questo lo sviluppo della trama riesce a incuriosire davvero il lettore sulla soluzione del caso. I disegni di
Giampaolo Soldati appaiono poco ispirati, inoltre.
La storia di Indiana Pipps firmata da
Bruno Sarda sorprende per la sua destabilizzante assurdità: la storia sconfina con la magia, anche se il tenore della sceneggiatura fa intuire che la realtà sia più banale di quanto si creda. E quando la cosa trova conferma... si ribalta la situazione trollando tutti. I disegni di
Piras appaiono ricercati e interessanti, ma servono una storia che appare confusa e poco ficcante.
La breve su Pico de Paperis fa il suo lavoro e, pur senza far spanciare dalla risate, regala un sorriso.
Infine,
Gaja Arrighini scrive una storia che parte da uno dei presupposti peggiori degli ultimi 20 anni di
Topolino, che purtroppo imperversa con gusto in mille maniere diverse: quello dello scambio di ruoli. Ogni volta che un personaggio si trova a dover vivere la vita di un altro, non succede altro che la messa in luce degli stereotipi del secondo. Stavolta però le cose vanno in modo leggermente diverso, e la storia ha uno sviluppo un po' più approfondito, che volendo presta il fianco anche ad una riflessione sulle pene alternative da somministrare ai criminali, sul sovraffollamento delle carceri, sulla diffidenza/pregiudizio delle persone normali verso chi deve pagare un debito con la giustizia. L'atteggiamento dei Bassotti che, obbligati a sfangare la pena come braccianti alla fattoria di Nonna Papera, si affezionano all'anziana e alla vita agreste è ben descritto, e anche alcune battute si rivelano divertenti, nonostante spesso la quantità di dialoghi sia esagerata, con frasi ridondanti. Peccato che questo contribuisca al sempiterno addolcimento dei criminali, che a parte Nonno Bassotto appaiono come dei simpatici bighelloni.
Ottimi comunque i disegni di
Gula