Noto che, con Lucca di mezzo, non ho ancora speso due parole su Topolino #3127.
Un numero importante per almeno 3 motivi: è il numero di Lucca Comics, ospita una storia di Casty e Faccini e c'è l'esordio di Sio in Disney.
Per quanto riguarda Lucca, si è puntato sulla ormai consueta operazione della cover variant con effetti speciali, oltre che sulle illustri presenze autoriali di cui sopra. La scelta di mettere 10 storie nel numero, di cui la maggior parte molto brevi per ovvi motivi, mi lascia invece perplesso proprio per via di questo compromesso che mi appare un po' goffo.
Tutt'altro che goffa mi appare invece Topolino e il Rampiro di Transvitania, una storia senz'altro inferiore alla media di quelle a cui ha abituato Casty, e probabilmente risulta anche la meno convincente della serie di quelle realizzate in coppia con Enrico Faccini, che la disegna, ma resta comunque un'avventura fresca, divertente e appassionante, nella quale il tono più "scherzoso" che il registro del Castellan sceglie di mantenere si bilancia perfettamente con il setting più spaventoso e con i disegni di Faccini, che può mettere in scena quel suo tratto gotico che tanto funziona in questo tipo di storie sottilmente inquietanti.
Il contrasto tra il paesino tenebroso e un cattivo dall'aspetto poco lugubre, tra la paura del contesto e il carattere "videogiocoso" dei fantasmini e del Magnamus sono dei punti a favore che rendono la storia scanzonata e movimentata, nonché inedita nello spirito.
Le pecche non mancano: lo svolgimento risulta un po' affrettato, specie sul finale, e Gancetto non viene utilizzato in modo pienamente efficace sotto alcuni aspetti, ma la storia è un prodotto più che dignitoso grazie ad un Mickey Mouse perfettamente in parte e ad una trovata come quella delle persone appiattite perché traslate dentro al computer che è puro Casty.
Passando a Sio, la shitstorm che l'ha investito in alcuni luoghi del web, Papersera in particolare, non mi ha esattamente sorpreso ma speravo fosse più smorzata.
L'ingresso di un autore esterno al mondo Disney, per quanto pesantemente influenzatone, sulle pagine di Topolino ha generato lo stesso sconcerto di alcune storie vip o delle peggio commercialate di cui si è macchiata la rivista. Ora, posto che anche quelle operazioni, pur criticabili, avevano chiaramente una loro giustificazione che poteva essere comprensibile e compresa, si sarebbe potuto apprezzare che perlomeno, stavolta, il nome di richiamo coinvolto è un autore di fumetti. È un passo avanti mica da poco!
Ma si è preferito fossilizzarsi sul tipo di umorismo che usa nelle sue strip di Scottecs, sul suo non saper disegnare, sull'incoerenza dello stile narrativo, sull'out of character dei personaggi. Tutte cose su cui si può discutere, ma che non possono davvero oscurare un aspetto importante, una scoperta significativa che forse è stata tale anche per Sio stesso: il suo umorismo funziona benissimo anche con i personaggi Disney.
A questa considerazione ne aggiungo un'altra: le tre storie dell'autore presenti su questo numero sono assai più genuinamente divertenti della maggior parte delle storie brevi del settimanale. Quella di Superpippo curata graficamente da Intini si configura come la più simile ai canoni disneyani, eppure è in grado di presentare alcune gag che, pur isolate, rendono più interessanti delle scene che in mano ad un altro autore sarebbero stato routine. Con la storia disegnata dalla Ziche e quella di cui si è occupato Mastantuono abbiamo invece una maggiore insistenza verso l'approccio surreale dell'umorismo demenziale di Sio, vincendo la sfida. Ci sono alcune imperfezioni o ingenuità da limare, ci sono soluzioni che andrebbero trattate meglio e ci sono anche consapevolezze maggiori da mettere nell'uso di alcuni personaggi, ma nel complesso si tratta di due brevi che svolgono il loro lavoro: fanno ridere, e lo fanno con una formula moderna e piena di appeal. Possiamo dire altrettanto di altre storie di questo formato?
Il resto del numero offre comunque altra roba bella, e non sto certo pensando alla brevi di WoM: Zio Paperone e la Ghiaia Filosofale, per esempio, pur essendo la classica caccia al tesoro dello Zione con Paperino al seguito riesce ad offrire una certa varianza grazie al presupposto di Amelia e alla sua presenza durante lo svolgimento dell'avventura. La trama, ben gestita anche nei tempi comici da Federico Buratti, è ben disegnata da Paolo De Lorenzi, il quale fa un buon lavoro minato solo dalle reiterate espressioni a occhi spalancati dei due protagonisti.
Marco Bosco con Furfanti nelle Tenebre spinge invece sul pedale dell'ironia usufruendo di uno spunto molto classico ma gestendolo con brio, giocando tutto sulla comicità verbale e riuscendo così a ottenere una storie piuttosto buona.