Un numero che, per mio gusto, non eccelle. Ci sono cose che trovo piacevoli ma, non so, diciamo che soppesando i pro e i contro, è un numero 50/50. Soprattutto dal punto di vista grafico ci sono tutti disegnatori che, chi più chi meno, apprezzo molto e il risultato si vede fin dalla copertina, magari a prima vista semplice, ma carica di energia nella posa tesa di Topolino (avete presente lo stesso effetto che vi fa il David di Bernini? Statico eppure pieno di movimento potenziale?) a presentazione di Topolino e l'inseguimento al grande slam di Venerus e Mottura, autore della suddetta cover. Personalmente non apprezzo, in linea di massima, le storie sportive (rischiano sovente di dire tutte la stessa cosa in modo infantile) e il tennis proprio non mi interessa (non che con gli altri sport in cui si deve colpire una palla vada meglio), però la storia in sé mi è piaciuta. Un po' rapida forse, ma buona, con personaggi usati come si deve e senza lezioncina finale. Oddio, in verità c'è, ma è presentata così bene e en-passant che non ti suona per niente pedagogica. L'unica cosa che non mi torna è: per quale motivo potenziare un giocatore con un macchinario e scommettere su di lui è da truffatori, mentre usare un macchinario per sapere con esattezza chi vincerà e scommettere di conseguenza non lo è? Vabbè, di poco conto.
A seguire c'è Paperino e i 6 gradi di separazione di Salati e Dalena, breve è simpatica storia che presenta un classico atteggiamento di Paperino, quello di incaponirsi con un idea e di provarle tutte per realizzarla, ma, per una volta, senza lasciare la solita scia di disastri dietro di sé. Amelia e la pozione della bruttezza di Figus e Martusciello è invece una breve che trovo ben poco interessante. Amelia è impacciata, quasi incapace, questo è ciò che crea un paio di gag qua e là e, se come si lascia immaginare, è il primo episodio di una serie così, non la vedo molto bene, La Martusciello, invece, mi piace di più rispetto ad alcuni suoi ultimi lavori. Di tutt'altro stampo troviamo Paperoga e il pupazzo di neve ubiquo di Sio e Faccini. E' demenza pura, le scene mute col pupazzo che esce in ogni dove sono ottime e la storia non pretende di avere alcun senso. Deve solo farti ridere, e con me ci riesce. Unica nota stonata, non avrei messo la spiegazione di Archimede, pare messa giusto per dare un senso al tutto, ma a me stava bene pure se andava di surreale a go-go.
Zio Paperone e il club dei parsimoniosi di Camerini e Gula segue a ripresentarci una situazione vista e rivista, in cui non brillano idee nuove di sorta e l'unica variante, il "club dei parsimoniosi", è una macchietta esasperata che non apporta molto ai fini della storia. In chiusura, Gatto illustra sempre con morbidezza e bravura Paperino last minute, scritta da Michelini. Anche questa, però, è una storia in cui non si muove nulla di nuovo sotto il sole di Paperopoli. Paperino è irascibile/pigro/qualchealtracosa e cerca un modo di semplificarsi la vita, abusa di quel modo, lezione di vita appresa, possiamo tornarcene a casa. L'ultimo chiuda la porta.