Andiamo a commentar il resto del numero, che ho trovato comunque di buona qualità.
Con
Papere alla riscossa Marco Bosco ci sta presentando una saga che, non prendendosi troppo sul serio, tratta di argomenti che invece seri lo sono, o perlomeno dovrebbero esserlo. Elezioni, urbanizzazione (od anche cementificazione), informazione, politici e industriali più o meno onesti.
La scena in cui Nonna Papera e le altre (che in questo episodio diventano finalmente le uniche e sole protagoniste) entrano nell'accademia della Pannocchia mi ha ricordato un bel film con Eddie Murphy, il
Distinto Gentiluomo, in cui il protagonista, dopo essersi fatto eleggere con l'inganno al congresso degli Stati Uniti, fa il suo trionfale ingresso nei suoi nuovi uffici accompagnato dai suoi improbabili amici, totalmente inadatti per il luogo in cui si trovano.
La trama finora sembra interessante, sono curioso di vedere dove andrà a parare, e soprattutto di sapere chi mai sarà il misterioso personaggio che non viene mai mostrato in volto.
Un pochino perplesso invece sono sui disegni di Silvia Ziche, che pur se ha fatto del tratto "schizzato" e veloce una delle sue caratteristiche più peculiari, trovo che in questo caso lo sia forse troppo. Porto come esempio della mia osservazione la prima tavola:
La celebre accademia della PannocchiaMolte linee sembrano frettolose, appena abbozzate, sono tremolanti, mancano della precisione che mi aspetterei almeno nella splash page di apertura di una storia, anche se si tratta della terza puntata. Il deposito in lontananza sembra addirittura pasticciato, oppure aggiunto di fretta. Non so, ho sempre apprezzato lo stile della Ziche. Immediatamente espressivo, già con pochi tratti, ma stavolta mi rimane l'impressione che l'autrice si sia trovata a dover disegnare questa storia in troppo poco tempo, e il risultato non mi sembra del tutto all'altezza del nome di chi ha firmato queste tavole. Anche se in altre tavole questo problema non si pone e sono belle come al solito.
Zio Paperone e le meraviglie di Zobeide è una buona storia, di ispirazione ciminiana con uno spunto intelligente e portato avanti abbastanza bene. Mi è piaciuta infatti l'idea della città scomparsa in cui vengono esauditi i desideri provocando la perdita della memoria per chi desidera. Ne rimangono coinvolti i nipotini, con simpatiche gag, e lo zio Paperone, che cannoneggia i suoi stessi parenti, salvo poi riscattarsi una volta tornato in sé:
Aaaah che commozione! Inoltre bello il fatto che, per una volta, sia Paperino l'unico che rimane lucido. Lui è il solo che non si lascia trasportare dalla bramosia di possedere, sottolineando quella parte disinteressata del suo carattere, che spesso può essere sottovalutata.
E poi al paracadute di oro massiccio mi sono cappottato dalle risate!
Il numero si completa con la simpatica idea di Fabio Pochet e con una gradevole storia della PIA, che si avvale dei disegni di un Lucio Leoni sempre bello a vedersi, oltre che con la bella storia di Zironi di cui ho già parlato qualche post fa. Proprio un bel numero.