Ho trovato
Topolino #3147 un buon numero, meno brillante e "completo" di quanto fosse il precedente ma meritevole di acquisto.
Fin dalla storia di apertura, dove Alessandro Sisti scrive una sceneggiatura che ricorda un po' alcune classiche avventure paperoniane di Giorgio Pezzin, dove il magnate paperopolese portava una novità affaristica in città facendo la guerra con Rockerduck.
Zio Paperone e la realtà diminuita va proprio in quella direzione, visto che Paperone introduce a Paperopoli degli occhiali connessi alla rete capaci di mostrare il mondo sotto un aspetto diverso, cambiando il modo di fruire della realtà che ci circonda, delle pubblicità e della convivenza reciproca. Un deciso passo verso il futuro sempre più interconesso e sempre più "internettiano", che ovviamente come da lezione classica di questo tipo di storie si scontra con alcuni inconvenienti dovuti agli eccessi, nella solita gara al sorpasso tra i due miliardari.
Peccato che non si chiarisca che fine abbia fatto il vero Battista
Una trama così hi-tech non poteva avere artista migliore di
Claudio Sciarrone per visualizzarla: il disegnatore realizza perfettamente le vignette in cui i cittadini vedono il mondo filtrato dagli occhiali speciali, e rende credibili e al passo coi tempi anche i singoli individui, vestiti in maniera attuale. Anche Qui, Quo e Qua non sfuggono ad una sorta di piccole restyling grafico, che trovo assolutamente sensato e che non stravolge di certo il look dei nipotini: se per una volta hanno felpe col cappuccio e ciuffo ingellato non è un dramma, anzi è sintomo di quella voglia sciarroniana, legittima e forse doverosa, di rendere più dinamico l'aspetto estetico dei personaggi, più immerso nella contemporaneità. Negli anni '90 anche Tip e Tap indossarono vestiti più moderni e al passo coi tempi grazie a Limido, in una serie di belle storie con loro protagonisti, ed è un peccato che si sia poi tornati a degli abiti fuori dal tempo.
Il Paperone e il Paperino di Sciarrone sono sempre ottimi, così come le tavole con spesso vignette che vanno fuori dai contorni, con un bell'effetto.
Il secondo
PK Tube mi è piaciuto leggermente meno del primo, ma è sempre molto apprezzabile nel suo andare ad aprire finestre nel passato della serie per approfondire certi passaggi. Rimettere in pista Odin Eidolon e la Robolab è sicuramente una mossa interessante, ma il "cuore" dell'avventura mi ha preso meno di quanto successo settimana scorsa. Anche i disegni di
Alberto Lavoradori mi sono sembrati più confusionari.
Tito Faraci scrive una storia breve ma significativa. Non priva della sua ironia nello scambio di dialoghi tra Topolino e Gambadilegno,
Il solito sospetto va invece a scavare su un aspetto interessante, visto in diverse storie: Topolino che va a casa di Gamba aspettandosi sia colpevole di qualcosa. Niente di epocale, ma mi è piaciuto questo voler ridere di un cliché e del rapporto tra i due personaggi. Anche se forse questo tipo di decostruzione ha fatto il suo tempo, una tantum ci può stare.
Massimo De Vita ai disegni sempre in forma.
Il resto del numero offre la terza storia del ciclo dei Bassotti adolescenti, che ho trovato poco ispirata nel suo proporre una trama fin troppo classica con queste premesse e questa ambientazione, una storia con Pippo protagonista che mi ha fatto sorridere in più punti grazie alla sceneggiatura azzeccata di
Roberto Moscato che ha saputo secondo me decodificare molto bene il personaggio (al netto di una trama portante invece un po' banale) e una conclusiva di
Augusto Macchetto un po' noiosa nel suo procedere per tappe prevedibili e nel suo finale affrettato.