Le 26 tavole d'ordinanza (chissà poi perché la redazione non ne concede di più) per storie gialle o noir che non sono generalmente a puntate ma ad episodi collegati fra loro anche se indipendenti, sono sicuramente un limite per sceneggiature più complesse.
Poi c'è da considerare il 'mito' di Fantomius, ladro gentiluomo che non può certo essere sbattuto in carcere (dove, oltretutto, gli leverebbero subito la maschera e così addio mistero). C'è anche una base di ironia da commedia brillante dove le tante situazioni, al di là del poco spazio concesso, devono comunque avere un certo ritmo cadenzato da battute, sguardi, colpi di scena che, per una complessiva armonia, hanno necessariamente i tempi brevi, vanno di fretta, hanno, per l'appunto, un frenetico ritmo.
Il prodotto confezionato è, per me, un gioiello comunque criticabile:
non si capisce come Dolly abbia potuto sostituire Miss Paperett molto più alta di lei (a meno che non avesse dei trampoli sotto la gonna);
non si comprende perché Cartesio, una volta scoperto dal fratello e da Fantomius, non sia scappato tentando di prendere il rubino striato che era lì sul tavolo a pochi cm da lui;
non c'è stato l'incontro che tutti aspettavamo (il che aumenta la mitologia di entrambi i personaggi) ma Gervasio ha pensato bene di renderlo indiretto e 'artistico', con una proiezione addirittura sonora (con qualche anno di anticipo, grazie ad un Copernico che potrebbe far valere i suoi diritti in questo campo specifico che rivoluzionò il cinema); immortalandolo, beffardamente, in una splendida copertina.
Questi colpi di scena (buon ultimo il desiderio birichino di rubare il materasso a Paperone mentre dorme, tramandato ai posteri - a Paperino/Paperinik - sul suo diario) suppliscono a situazioni più complicate in un percorso che si insinua a zig zag tra le eredità storiche di Barks, Don Rosa e Martina. Per dire che questi plot gervasiani, oltre alle poche pagine, hanno anche dei limiti di continuity che per l'autore sono accattivanti e vuole dunque rispettare perché sa di poter dare il meglio di se proprio in queste situazioni particolari.