Il piatto forte di questo numero si preannunciava essere la storia firmata da Francesco Artibani, che apre il fascicolo: Paperino e il segreto di Aristotele nasce come storia promozionale ma lo sceneggiatore romano riesce ad usare in modo come sempre brillante il pretesto di partenza per far sì che la trama non ne sia schiava, ma tragga semplicemente gli elementi base sui quali costruire un racconto interessante e godibile anche scollegato dal riferimento cine-televisivo di turno. In questo caso la storia pubblicizza il ritorno dello storico quiz Rischiatutto, ma l'avventura di Paperino e Paperoga che in qualità di cronisti del Papersera devono cercare di scoprire se il super campionissimo del programma stia o meno barando è indipendente dalla reclame. Non siamo di fronte a un picco qualitativo dell'autore, che in questi anni ci ha abituato a storie sicuramente più significative, ma si tratta di un racconto solido, che intrattiene e che diverte, creando un plot non banale e curato. Insomma, sarebbe la media ideale che sarebbe bello il Topo avesse sempre, e quindi si tratta di una lettura genuina e soddisfacente.
Meno efficaci i disegni di Marco Mazzarello, che in più punti riflettono i tratti tipici dello stile dell'autore, che non toccano le mie corde: la forma di alcuni becchi, il tratto troppo spigoloso, alcuni sguardi non molto convincenti e un character design per i comprimari che non mi ha convinto rendono la storia graficamente poco appetibile, laddove invece anche vignette dimostrano alcuni guizzi apprezzabili.
Anche Alessandro Sisti fa un buon lavoro da "bella media" del settimanale: la sua storia appartiene al filone pseudo-storico, mai troppo abusato, e viene portata avanti con gusto e perizia, impreziosita dai disegni di Valerio Held, a metà tra il classico e il moderno.
Esiti meno positivi per la storia che chiude l'albo, invece, e concordo infatti con quanto dice l'Avvocato: Topolino e la lettera dal passato venturo parte infatti in modo intrigante, ma Gabriele Panini si fa prendere troppo la mano dalla componente fantascientifica e il risultato è una trama improbabile, fragile, con passaggi affrettati e poco chiari e con uno sviluppo inverosimile. Roberto Marini disegna delle tavole straordinarie per quanto riguarda ambientazioni e monumenti, realistici e disegnati davvero con grande impegno e sfoggio di tecnica, mentre risulta meno personale nell'approccio a Topolino e ai personaggi secondari.
Chiudono il cerchio due brevi: una di Daniele Vessella che non mi ha lasciato molto, apparendo povera e di scarsa inventiva, e una di Vito Stabile maggiormente riuscita. Lo sceneggiatore torna infatti a mettere in scena la sua attenzione verso i "piccoli dolori da nulla", in questo caso l'enorme quanto immotivata pigrizia che può cogliere chiunque di noi, spingendoci a non voler compiere neanche un minimo sforzo: Paperino interpreta perfettamente questo "dramma", grazie alle simpatiche gag con cui Vito ha disseminato la storiella. Anche il lavoro di Marco Meloni ai disegni risulta buono e funzionale.