Se fossimo a scuola, a questo
Topolino #3156 darei un bel 7 +.
Passerei poi ad argomentare questo mio voto con un giudizio nel merito, per spiegare pregi e difetti ravvisati.
Il numero infatti si configura come una piacevolissima lettura di intrattenimento, con alcune punte qualitative di rilievo: sto parlando della
seconda parte di Don Pipotte e di
Paperoga e la ambizioni artistiche.
Nel primo caso la parodia orchestrata da
Fausto Vitaliano prosegue molto bene la propria corsa, già iniziata in modo così promettente la settimana scorsa. Certo, stavolta si soffre della quasi inevitabile decompressione della "parte di mezzo", con un capitolo che si rivela meno d'effetto del precedente, oltre che più corto. Ma le interazioni tra i due protagonisti e le due avventure vissute, visualizzate sia nella realtà che sotto il profilo distorto della mente di Pippo, riescono a tenere molto bene il timone della storia che nel suo complesso, sono convinto, scorrerà ancora meglio.
Claudio Sciarrone consegna anche in questo nuovo frammento delle tavole molto riuscite, con grande cura per le espressioni dei personaggi e per gli sfondi. Continua ad essere efficace il filtro che evidenzia in modo diverso le vignette che rappresentano il parto mentale del protagonista.
Per quanto riguarda la storia di Paperoga,
Enrico Faccini ci consegna un nuovo prototipo della sua comicità surreale e fantasiosa: da un plot davvero semplice ed essenziale, l'artista scrive tavole genuinamente divertenti e dagli esiti improbabili. Non rientra tra le sue perle più geniali, forse, ma è efficace e svolge bene il suo lavoro.
Paperino e gli affari in picchiata è la danese di turno... la prima, però, che dopo tanto tempo torna ad appassionarmi. Dopo alcune trame con ben poca logica (come quelle sui colori che invadono Paperopoli), i
coniugi McGreal ne imbroccano una e scrivono una storia godibile. Niente di eccezionale o rivoluzionario, intendiamoci, ma Paperino che deve salvare le sorti di una compagnia aerea di trasporti, situata in luogo sperduto, e che deve confrontarsi con una giovane, avvenente e rampante rivale, è una trama che pur nella sua semplicità funziona bene. I disegni di
Giorgio Cavazzano fanno il resto, visto che a differenza di altre recenti prove estere viste sul "Topo" qui mi pare che il disegnatore fosse più "in parte", con vignette in generale molto riuscite sia nelle pose di Paperino e Paperone, sia nel
character design del nuovo personaggio femminile, e anche negli sfondi.
C'è però qualcosa che abbassa la media generale: se su
Paperinik e l'effetto Gastone c'è poco da dire, visto che la storia parte da uno spunto se vogliamo anche interessante ma che si perde nello svolgimento (graziata però dai disegni fenomenali di un
Francesco D'Ippolito davvero in forma), merita qualche parola di più
Zio Paperone e l'eredità paperopolese.
La storia di
Roberto Gagnor infatti presenta diverse incongruenze e leggerezze di sceneggiatura che ne guastano abbastanza la resa finale: Paperoga che schiaccia un bottone a caso del computer di Paperone e fa partire un bonifico *proprio* sul conto corrente della trasmissione di Tarlo Konty; Paperoga che prende proprio la Numero Uno da dare al presentatore quando è un errore che può fare qualcuno che non conosce il Deposito, non certo un assiduo frequentatore come il nipote; Konty che, pur consapevole del valore e del significato della moneta, si rifiuta di renderla perché "è il regolamento" (lol?)... Potrebbero forse sembrare appunti troppo puntigliosi, ma mi sembrano tutte soluzioni rapide per fornire velocemente il pretesto all'innescarsi della trama, incentrata sulla parodia del quiz televisivo
L'eredità. Non è un caso che le tavole che fanno il verso ai vari giochi della trasmissione siano spesso riuscite, con alcune gag divertenti e piacevoli da vedere (Rockerduck che deve rispondere alla domanda sul papero più ricco del mondo
), specie per chi come me conosce il programma in questione, e in alcuni casi con un buon uso di Paperoga. Ma questo non mi permette di ignorare che le basi su cui si fonda questa vicenda si rivelano debolucce e poco giustificate.
Molto buoni i disegni di
Luca Usai, che rappresenta in modo riuscito tutta i personaggi e coi restituisce la versione papera di Carlo Conti graficamente migliore di sempre: becco a parte, nelle espressioni degli occhi e del volto sembra davvero di rivedere il noto presentatore.
Gagnor scrive anche una simpatica pagina dedicata alla finale di Coppa Italia del 21 maggio, nei panni di tifoso juventino, che segnalo perché particolarmente riuscita e divertente