Ci sono cose che ti lasciano a dir poco imbarazzato se le leggi su questo settimanale. Due, secondo me gravissime (insultatemi pure come vi pare: non recederò né cambierò idea), si riscontrano in questo numero di
Topolino:
1)
nel Chiedilo al Topo, leggiamo un raccapricciante "gli" come pronome complemento di termine riferito alla mamma, invece del corretto "le" ("quando gli fai vedere i pantaloni...");
2) nel box dedicato alla Stanza Gialla n. 2, vengono menzionati venti autori del passato e del presente di Topolino personaggio, che lo avrebbero fatto evolvere e reso grande: ma tra essi, venti ripeto, non viene menzionato Guido Martina. Scusate se questa dimenticanza mi pare a dir poco imperdonabile, per non usare altri vocaboli.
Gambadilegno e il giallo della Camera Gialla (Faraci / Cavazzano): divertente omaggio alla letteratura gialla, pieno di gag e rimandi più che divertenti e cattivelli, in puro stile Faraci. Bella storia quindi, con la certezza di un fantastico Cavazzano ai disegni. A voler trovare il pelo nell'uovo, però, confesso che qualcosa nelle chine non mi ha convinto al 100%. Non saprei dire cosa eh, sia chiaro. Però ho avuto la sensazione che gli inchiostri fossero troppo più statici delle matite sottostanti. Trattasi solo di sensazione, sia chiaro, però... boh, vedremo in futuro.
Zio Paperone e l'obiettivo RK (Buratti/Gula): simpatica variazione sul tema dei furti bassotteschi ad opera di un geniale Buratti che sa staccarsi dai cliché più classici ed al contempo non snaturare i personaggi, nemmeno Paperone. Altra ottima storia dunque, con un Gula più rotondo, proporzionato ed espressivo del solito: bene così, continui su questa apprezzabile strada.
Zio Paperone e il dollaro da concorso (Mainardi/Limido): divertente semibreve, tutt'altro che banale, con un ottimo Limido, uno dei disegnatori più in forma in questo periodo.
Dinamite Bla buzzurro del futuro (Gagnor/De Lorenzi): a dir poco spassosa commedia catastrofica del maestro del genere Gagnor, sempre più a suo agio con Paperoga. Ottimo anche l'uso del buzzurro protagonista che, a differenza dei suoi vicini, sa anche leggere, a quanto pare! Si ride di gusto quasi fino alle lacrime e ciò è cosa sempre più che apprezzabile. De Lorenzi fa dal suo canto un lavoro più che dignitoso: sfondi, espressività, dinamismo ci sono tutti. Solo ancora qualcosa sulle proporzioni dei becchi seguita a non convincermi del tutto, ma la china intrapresa è quella giusta e, se la seguirà, anche quest'ultimo dettaglio si sistemerà presto.
Slam Duck: un gioco da ragazzi (Artibani/Sciarrone): il gran finale non delude le attese. Lasciatemelo dire: questa è una grandissima storia, che sa intrecciare trame appassionanti mentre passa una morale che, se condita nel modo sbagliato, saprebbe solo di melassa. Così non è, ed il genio di Artibani ci sforna il suo ennesimo gioiellino, dove l'avventura corale vede ogni singolo personaggio muoversi senza mai steccare ed in perfetto complemento con gli altri. Giù il cappello, gente! Non sprecherò righe inutili per commentare i disegni di Sciarrone, quando bastano pochi vocaboli per definirli: Claudio è una specie di dio della tavoletta grafica ed è praticamente perfetto. Unico appunto alla storia: ma perché da "Qui, Quo, Qua e il tempo delle mele" sempre Quo deve averci gli intrallazzi amorosi? Ogni tanto metterci un altro fratello no????
Sarei curioso di sapere come SD sia stata accolta all'estero: tanti applausi per questo gioiellino, in un Topo davvero bello. Quanto detto all'inizio, però, meriterebbe vendetta urgente.