Numero letto in ritardissimo causa Pasqua e beghe varie…e forse la copertina, che non mi è piaciuta, ha contribuito a lasciarlo chiuso sulla scrivania per una settimana..
Sono un po’ in difficoltà a dare un giudizio netto alle storie di questa settimana.
Le storie di Faraci e Gagnor non sono affatto male, intendiamoci. Fanno il loro lavoro, e lo fanno bene. D’altronde parliamo di due autoroni, che il mestiere lo conoscono.
Però entrambe mi hanno lasciato un po’ fredda, poco coinvolta. Forse le aspettative erano troppo alte, dati anche i temi trattati. Insomma non riesco a trovarci dei difetti di sorta, ma forse proprio per le premesse elevate, mi aspettavo di più.
Le citazioni, le strizzatine d’occhio, i rimandi de "La lunga fuga" sono buoni e divertono.
Ma in fondo di Odissea c’è davvero pochino, la storia non è neanche molto lunga, e i pochi riferimenti sono più di superficie, che di sostanza e tematiche…tanto che, in paragone, la storia quasi mi pare un’appendice ai redazionali di approfondimento e introduzione, più che il contrario.
(e gli articoli su Giorello, Escobar, Wilson, sono magnifici, ed è fantastico il livello, davvero alto, cui il Topo ci sta abituando in questo senso!)
Per le GM siamo sempre lì. Proprio in virtù degli argomenti trattati si poteva rischiare qualcosa in più, e fare un gran salto di qualità. In parte è stato fatto e, anche al netto di una political correctness un po’ eccessiva, alcune trovate sono riuscitissime. E i dialetti piemontes-milanes-arabi mi hanno fatto sghignazzare alla grande!
I disegni sono bellissimi in entrambe le storie. Beh, Gottardo e Gervasio, son nomi di garanzia.
Le due brevi successive, sono nella media. Semplici, lineari, senza sorprese o pretese. Comunque godibili al momento, e dimenticabili subito dopo.
Minni e Clarabella. Ora, non mi fate essere femminista. Io odio le femministe. Ma perché quelle rarissime volte con protagoniste al femminile si deve sempre andare a parare sulla moda? O comunque spesso. Moda et similia, insomma.
Va beh, comunque..la storia è strana, sembra non saper bene dove andare a parare né che strada prendere, e difatti ne prende parecchie, dilungandosi eccessivamente, fino ad un finale affrettatissimo e sconclusionato. Peccato, l’idea del carcere e della detenuta potevano essere originali, se ben gestiti.
I disegni di Panaro, col suo tratto morbido, mi son sempre piaciuti, e qui non fanno eccezione.
Comunque, nel complesso, tre stelline al numero.