Dai, un numero con Faraci lo si compra sempre! Specie considerando che le sue incursioni disneyane recenti sono limitatissime.
Con Topolino e Gambadilegno in: La Lunga Fuga, disegnata dal bravo Marco Gervasio, l'esito finale l'ho trovato meno brillante e convincente di quanto avvenuto poche settimane fa con la storia di Jack Due Di Cuori. Ciò non toglie il fatto che la storia è comunque valida, trasportando i protagonisti in un setting differente da solito per farli vivere come novelli Ulisse. L'avventura si presenta simpatica, non priva di quell'impronta deliziosamente faraciana che si riscontra in alcuni dialoghi e in certe situazioni, ma forse i riferimenti ai temi dell'Odissea come il ritorno e l'inganno non colpiscono come potrebbero fare, e la storia intrattiene senza sfondare davvero. La presenza di Giuseppe Tubi e della sua banda, ad ogni modo, è un tocco di stile non indifferente, di cui l'autore non abusa ma utilizza in favore della trama imbastita. Proprio per Tubi e compari Gervasio sfoggia uno stile aderente a quello di Gottfredson, restituendoci un'ottima prova che va a toccare anche gli altri personaggi della storia e gli ambienti, in una nuova dimostrazione del suo talento.
A impreziosire la storia-timone del numero, l'introduzione filosofica del competente Prof. Giulio Giorello e l'articolo sullo spettacolo teatrale Odyssey, che alzano in maniera interessante il livello qualitativo del "Topo".
Un'altra storia che sulla carta poteva essere definita "di peso" non raggiunge le vette che poteva invece violare: Le Giovani Marmotte e l'Oasi Contesa (Gagnor/Gottardo) è una storia che parla di guerra, di paesi orientali che lottano per il possesso di una terra, di bieco giornalismo di guerra e di "assurdità da adulti" piuttosto gravi. Ottima idea usare le GM per parlare di questi temi, e apprezzo anche l'utilizzo dell'ironia gagnoresca pure in un contesto del genere, utile per far risaltare certe cose in modo incisivo... ma qualcosa si ingrippa nel meccanismo, e al netto delle risatone che mi sono fatto per il dialetto lombardo/torinese sfoggiato dai leader dei paesi belligeranti, mi è restato poco di una storia che, per il tema affrontato, avrebbe dovuto invece incidere maggiormente nella mente del lettore. Ne è risultata invece una storia abbastanza buona e poco altro. Peccato. Molto buoni di disegni di Gottardo.
Il resto del numero offre il terzo episodio della saga dei trofei di Panaro, che prosegue con i suoi alti e bassi già rilevati nelle precedente puntate, una storia alquanto trascurabile con Gastone protagonista e una storia con Minni e Clarabella dalle venature assurde e poco coinvolgente.