Su Topolino #3160 tornano Tutti i Milioni di Paperone, la serie creata da Fausto Vitaliano e ripartita negli scorsi mesi dopo uno stop di vari anni.
Questo Quindicesimo milione è però dotato di una differenza rispetto alle precedenti storie del ciclo: solo il soggetto è di Vitaliano, mentre la sceneggiatura è ad opera di Vito Stabile.
Una bella prova di fiducia da parte di Vitaliano, che affida una sua “creatura” ad un giovane autore, che ha però dimostrato in questi anni buone capacità e un costante miglioramento... oltre che il proprio amore incondizionato per il personaggio di Paperon de’ Paperoni, probabile fattore determinante per questa collaborazione.
La storia si muove sulla falsariga delle altre che compongono la serie: la contaminazione tra i due professionisti fa però bene al prodotto finale, che risulta un piacevole ibrido tra i due stili narrativi.
Si può infatti ritrovare l’andamento di racconto tipico dei Milioni, e anche le interazioni tra Paperone e Paperino nel presente sono aderenti all’approccio vitalianesco, ma allo stesso tempo coesistono dialoghi più tipicamente viteschi e un approccio più da tall tale di quanto non fosse già in passato.
Non è certo un racconto memorabile, né la migliore prova di Vito, ma si configura come una lettura piacevole che porta avanti la serie intrattenendo con gusto, e con un ottimo Paperone in scena.
Il tutto sarebbe stato forse maggiormente valorizzato da un comparto grafico di altre fattezze: Marco Mazzarello fa un lavoro tutto sommato buono, con alcuni volti paperoniani azzeccati, ma in linea generale il suo stile continua a non piacermi molto, per via di un certo approccio agli sfondi e per le tipiche espressioni poco… espressive e varie che generalmente assumono i personaggi.
Minni e l’insostenibile Supertop e Nonna Papera e il mistero della scatola sono due storie che non so bene da dove possano essere saltate fuori!
L’idea della prima di rendere Topolino un supereroe fa acqua da tutte le parti, fin dalle premesse: Minni sostanzialmente dice al fidanzato “cresci, tu e le tue avventure da scavezzacollo!”, e poi decide che per spronarlo lo deve rendere un eroe mascherato. Wait, what?!?
Poi per carità, carina l’idea che tutti sappiano che è Mickey dietro a quella maschera ma Manetta no, e anche un paio di dialoghi fanno sorridere, ma nel complesso la sceneggiatura scritta dalla Manzoni è un grosso “no”, e non la salvano nemmeno i bei disegni briosi di Massimo De Vita.
La seconda, a metà tra una breve e una media, vorrebbe essere un giallo con Nonna Papera novella signora in giallo… peccato che la trama di Mazzoleni sia prevedibile, forzata e costruita inanellando un cliché dietro l’altro in maniera annacquata.
Paperino & Paperoga in: chi cerca… perde si rivela invece, nella sua semplicità, davvero apprezzabile. Zemelo se la cava con i temi inerenti alle interazioni quotidiane ed elementari, così l’innamoramento di Paperoga e il suo aver perso il portafogli portano, dopo qualche gag simpatica, ad un finale piuttosto divertente, sostenuto dai disegni davvero validi, dinamici e vivi di Davide Baldoni.
In chiusura, breve parentesi per lo Slam Duck di Francesco Artibani e Claudio Sciarrone. Ho recuperato i primi due episodi dai Topi della biblioteca cittadina, e devo dire di essere rimasto abbastanza deluso: alla capacità sceneggiatoria di Artibani, presente qui come in tutte le sue altre storie, si affianca una trama sportiva che ho trovato priva di mordente, condita delle solite morali legate a queste situazioni, piuttosto didascalica e ovvia, e sostanzialmente con poca attrattiva, almeno per quanto mi riguarda.
Questo terzo episodio però è già migliore: non riesce ad evitare la retorica dei valori sportivi, peraltro veicolata dalla classica “testa calda” che sta pian piano maturando (...), ma i rapporti tra quest’ultimo e Paperino si sono evoluti in maniera interessante, così come anche la dinamica della squadra di basket mi sembra funzionare meglio. L’evoluzione della figura del preside, però, resta probabilmente la cosa più apprezzabile di questo episodio, non tanto per la situazione in sé quanto per come viene raccontata; non salva la storia nel suo complesso (almeno per ora) ma comunque migliora un po’ le cose.
Sciarrone fa sempre un gran bel lavoro: dovendo pensare a qualcuno che rendesse dinamico, moderno e spumeggiante l’aspetto di campi da basket, partite, stadi e azioni di gioco, la persona più adatta era senz’altro lui, e l’ha dimostrato con tavole efficaci, che sopperiscono ad alcuni sfondi che appaiono un po’ “piatti” o “freddi” con movimenti dei personaggi credibili, personaggi curati nel loro aspetto e nelle loro espressioni e una regia sempre centrata verso quello che è importante mostrare.
Sicuramente, pensando al mercato internazionale, questi sono disegni effettivamente spendibili.