Due parole sulla storia di Pietro Zemelo.
Avevo buone aspettative, un po' perché l'autore mi è quasi sempre piaciuto e un po' per il tam-tam mediatico che ha fatto su Facebook.
Topolino e il segreto di Eta Beta invece mi ha abbastanza deluso. Parte da un'idea in qualche modo "forte" (facciamo che il primo incontro tra Topolino ed Eta Beta non è stato quello canonico ma un altro), secondo un modus operando già visto in altre opere disneyane di Zemelo, ma rispetto ad altre occasioni qui tutto il resto della sceneggiatura gira intorno a questa sola idea, tutto è direttamente al servizio di quell'idea e finisce quindi per essere un gioco fine a se stesso, vagamente nerd e con poca polpa.
Non c'è molto di interessante, almeno per me, in quanto accade nell'avventura: Topolino nella preistoria, l'incontro con Eta, la macchina del tempo da riparare... l'unica cosa che acchiappa è l'idea centrale, di cui però non sentivo il bisogno. Non solo per una sorta di rispetto verso le origini del personaggio, che vengono in qualche modo invalidate, ma anche perché cerca di partire da questo presupposto per spiegare meglio l'amicizia tra Topolino ed Eta Beta... senza che ce ne fosse bisogno, perché dell'affetto tra i due sappiamo già da tempo, ci è stato mostrato fin da Walsh/Gottfredson.
Inoltre resta poco convincente che Eta abbia fatto finta di niente per tutti questi anni... ma se anche ci si può passare sopra perché comunque una motivazione alla cosa viene pur data, è meno accettabile il carattere del giovane Eta Beta, scavezzacollo alla ricerca dell'avventura. Questa caratterizzazione non trova infatti corrispettivo nel personaggio così come era inquadrato nelle strisce di Walsh, dove sì accompagnava Topolino in alcune memorabili avventure ma non per chissà quale velleità, ma perché - così come Mickey - ci si trovava coinvolto e agiva di conseguenza.
Non è un Eta in cerca di avventure quello che esce dalla caverna, è lo "stramboide" che il resto della civiltà non comprende né accetta, e se posso accettare che questa connotazione possa essersi evoluta negli anni, una volta che il personaggio è preso da altri autori e diventa "regular", mi diventa più difficile quando si mette in scena una sua versione antecedente a quella originaria.
Peccato, una storia schiacciata dall'ingombro dell'idea di base.