La presenza sul settimanale Disney di una storia di Faraci è un ottimo motivo per farmi comprare il Topo. Se poi è disegnata da Cavazzano, ancora meglio. Se poi è una nuova puntata della saga di Manetta e Rock Sassi, l’acquisto è un must. Ma vediamo di analizzare questo numero.
Topolino, Manetta e Rock Sassi in… Infiltrato speciale (Faraci, Cavazzano). La storia migliore del numero, ma non mi ha convinto fino in fondo. Eggià, è probabilmente l’episodio più deludente del ciclo del commissariato di Topolinia. Anche se c’è da dire che molte cose buone questa storia le fa trasparire: come ha specificato Tito stesso, viene messo in scena il difficile rapporto famiglia-figlio, quel complicato gioco di attese e di aspettative che si instaurano tra i genitori e l’ultimo rampollo di famiglia. Interessante come tema, anche perché come annunciato un paio di settimane fa nella storia avrebbe di conseguenza fatto ritorno la famiglia di Rock Sassi, introdotta nella storia L’ispettore Manetta in…2 piedipiatti in fuga. Peccato che la suddetta famiglia, che molto mi aveva accattivato e divertito anni fa, qui compaia solo in due tavole di flashback/sogno e in una foto nella vignetta finale. Ciò ha fatto sì che quella che può essere considerata la prima storia del ciclo interamente dedicata alla creazione di Faraci veda come protagonista lui e i malviventi della banda in cui si è infiltrato. E questo mi ha forse fatto apprezzare meno la lettura. Il fatto che poi Rock causa botta in testa perda la memoria e sia convinto di aver seguito la tradizione di famiglia è un cliché abbastanza abusato, in effetti, ma che l’autore usa con maestria e non fa quindi pesare troppo questa scelta narrativa. La trama avanza comunque abbastanza velocemente, con la scoperta di chi passava le informazioni alla banda, e in mezzo a tante situazioni divertenti e a gag tipiche del modo di scrivere di Tito ma non per questo monotone o stancanti. Per esempio, le prime due tavole sono un capolavoro di comicità: un bar malfamato in cui gli avventori chiedono camomille e latte caldo è un modo intelligente di non nominare alcolici che spesso vengono censurati nelle storie su Topolino, ma di far divertire per il paradosso luogo/comportamenti e di far intuire comunque che cosa in realtà si dovrebbe consumare. E perfino la stupidità di Cox mi ha fatto sorridere più volte, anche quando non sentiva per via dei tappi nelle orecchie. Eppure boh, il tutto non mi ha convinto fino in fondo, e mettere come unico vero protagonista (a dispetto del titolo) Rock, forse sarebbe stato un esperimento riuscito se accompagnato dalla sua irresistibile parentela piuttosto che da dei malviventi anonimi. Avrebbe dato il meglio di sé, a mio parere, e soprattutto l’avrebbe dato se non si fosse dimenticato la sua identità (anche se la sua redenzione mi ha molto colpito, divertito e stupito… è forse il momento più alto della storia, quello dove il messaggio di fondo passa meglio). Ah, dimenticavo: i disegni di Giorgio sono sempre sopra la media, è un asso, e nel Rock camuffato della prima tavola ho rivisto (irrobustito) un certo Jan Clayton, non so voi… omaggio voluto? In totale, se dovessi dare un voto alla storia, le darei un 7 -.
Fabricony P.d.P., il mistero del Robiolastex – Il prototipo scomparso, terzo episodio (Sisti, Mazzarello). Be’, io non ho letto le prima due puntate della saga di Sisti, e il sito di Topolino non si decide a caricarle, ormai mi sa che non lo farà. Per quel che posso capire da questo penultimo episodio, però, la storia è accattivante, e questa puntata mi ha divertito per le reazioni di Paperone, per il ruolo di Paperino e per quello dei Bassotti. L’idea di fondo è carina.
Paperino e il pescatore pescato (Gaboardi, Soldati). Anche questa conta come storia?!? No, perché va bene tutto, ma un’avventura di una banalità del genere non si può leggere. Infatti l’autore è il giovane vincitore del concorso indetto da Topolino. Non è la prima volta che il settimanale lancia concorsi del genere, ma la storia fa proprio un po’ pena. I disegni di Soldati non salvano la baracca, anzi, ed è incredibile quanto abbia lodato la sceneggiatura del ragazzino nell’intervista pubblicata prima della storia. Vabbè…
Zio Paperone e la motivante motivazione (Sarda, Deiana). Ecco una storia che mi è piaciuta molto. Di poco sotto quella di Faraci. Sarda sa inventare una situazione nuova per la vita dello staff delle aziende di Paperone, stavolta facendoli partecipare a un programma di giochi che dovrebbero motivarli a lavorare meglio attraverso attività mirate. Lo spunto è originale, l’unica cosa che si può rimproverare è che appare strano che Battista e Miss Paperett siano diventati dei lavoratori menefreghisti e strafottenti, dopo anni di fedeltà. Per il resto me la sono proprio goduta, e anche i disegni mi sono piaciuti molto, Deiana con i Paperi è bravo anche se mi sembra un po’ calato da quando prendevo con assiduità il Topo.
Paperino Paperotto e la sfida all’ultima battuta (Quattrocolo, Tosolini). Bah e doppio bah. Questa Quack Town moderna non mi piace proprio, e questa sarà al massimo la seconda storia che leggo così. Però boh, il gruppetto di ragazzini rivali non mi interessa, la decontestualizzazione del passato di Paperino non mi piace e non è giusta. La trama poi attinge a un cliché, quello della menzogna per instillare fiducia, che dai tempi di Dumbo ci trasciniamo dietro. Per il resto però è buona come narrazione, dai, c’è di molto peggio (come di molto meglio) per Paperino Paperotto. Tosolini bravo, anche se lo penalizzano i personaggi modernizzati e la maestra conciata in maniera molto stramba.
Un numero insomma un po' sottotono, che si salva per la storia dei dipendenti di Paperone e per la storia di Rock, che è comunque buona e che se magari rileggessi mi piacerebbe ancora di più.