Parto da Duckenstein, doverosamente: la nuova parodia gotica di Bruno Enna e Fabio Celoni è infatti il fiore all’occhiello di questo inizio di autunno fumettistico, e credo potrebbe addirittura essere ora come ora la mia preferita delle tre.
Ha un difetto non da poco, in realtà, che si ravvisa nelle ultime tavole: una certa compressione narrativa e un’eccessiva velocità nel chiudere la storia, che rende un po’ squilibrato il ritmo narrativo complessivo che era molto più rilassato nella prima parte. Ma le atmosfere che i due autori hanno saputo immettere nella storia, alcune tavole (quella in cui Paperino/Victor Duckentesin dissotterra la cassa, quella dove cerca in una disperata notte di tregenda la propria creatura fuggita) sono da capogiro per l’intensità del tratto di Celoni, unito ai colori davvero calzanti di Fabio Merli.
La “barbabietola” di turno è molto sottile e intelligente: dietro alla semplice idea del cartone animato Enna riesce infatti a tracciare un riuscito parallelo tra la creazione della vita e quella artistica, mettendo in luce anche la complessità caratteriale dell’artista stesso, le sue turbe, le sue ansie e difficoltà.
Il fumetto Disney ha una nuova gemma, e dispiace che sia in parte resa opaca da un finale un po’ affrettato, ma resta comunque un’opera fortemente coinvolgente e valida.
C’è meno da gioire per quanto riguarda il resto del numero. La storia con QQQ mi sembra un po’ vacua, non ha una vera direzione ma funziona quasi “a tappe” seguendo gli sbagli che i nipotini starebbero per fare e che vengono impediti dall’invenzione di Archimede… per poi sfociare in uno dei topos classici di Carlo Panaro, sceneggiatore della storia, cioè l’intrigo criminale, che appare però staccato dall’invenzione stessa, che dovrebbe rappresentarne il centro.
La “giornata tipo” di Paperino by D’Antona è forse ancora più inconcludente, nel suo essere… niente più di quello, senza particolari guizzi: tutto punto alla battutina finale, che più scontata non si può.
Simpatiche invece, pur senza essere nulla di che, la storia di Manetta e quella di Moscato. La prima ci restituisce Manetta e Rock Sassi in una maniera meno macchiettistica, mostrandoli non solo come babbei e in una tram avventurosa ben scritta, la seconda è davvero divertente: prendere di mira i creduloni del web non è roba nuovissima, forse, ma nel fumetto Disney ha un valore aggiunto. Rendere Paperoga uno di questi tizi è solo la ciliegina sulla torta, in una storia ricca di gag e battute frizzanti.