A me – ma forse sbaglio – il discorso di Gamba è sembrato più da interpretare in modo sarcastico nei confronti di una società di “pecoroni”. In aula, fino a un momento prima, tutti erano pronti a condannarlo senza appello, pur non avendo le prove del crimine in questione, ma basta un astuto monologo vittimista perché cambino rapidamente opinione, fino a disapprovare palesemente l’intervento di Topolino. Questi viene zittito in malo modo da Minni, ma in realtà è l’unico (o quasi) che non si è fatto incantare dalla dialettica di Pietro.
Non credo quindi tanto che si tratti di ipocrisia, quanto di una furba mossa per commuovere la platea, nella consapevolezza che, sì, in questo caso, si è innocenti, ma che, in generale, il discorso non regge assolutamente, e ci mancherebbe. Insomma, credo che le intenzioni dell'autore fossero più di criticare certi usi e costumi di una società moderna che va dove la porta il vento, piuttosto che un tentativo di voler fare apparire Gambadilegno come una vittima di essa. D’altronde, a un certo punto del suo monologo, Gamba, tra le varie colpe a suo dire ingiuste che gli vengono attribuite, fa riferimento anche a un furto nella gioielleria Preziosis e nella vignetta si vede proprio lui che fugge con il malloppo! Lui per primo sa benissimo di non essere affatto il "santarellino" che sta dipingendosi!
Poi, sul fatto che la caratterizzazione di Pietro sia da anni troppo fluttuante sono pienamente d'accordo, su questo non ci piove. A me, però, il modo in cui è stato utilizzato in questa storia - ancor più nella seconda parte, quella carceraria ispirata al racconto di Stephen King - è piaciuto parecchio.