E' risaputo quanto io adori il personaggio di Paperino Paperotto, a maggior ragione quando lo prende in mano Enna, che ritengo uno dei migliori nel destreggiarsi con i paperotti di Quacktown.
E' altrettanto cosa già detta che non mi entusiasmava né mi interessava più di tanto di leggere una loro avventura da grandi, proprio perchè inevitabilmente sarebbe venuta meno la componente "magica" e "innocente" dell'infanzia, che da sempre permea le suddette storie. Si tratta di bambini che giocano e che fantasticano nel loro mondo e con il loro atteggiamento "puro" e diretto, quindi che bisogno c'è di rappresentarli fuori dal contesto in cui e per cui sono nati?
Fatto sta che a furor di popolo si invocava sempre più un loro ingresso nel mondo degli adulti, cosa a cui io ho sempre preferito non pensare proprio per mantenere lo spirito di personaggi, con tutto il futuro davanti e ancora da scrivere.
Poi è venuto fuori che questa benedetta rimpatriata ci sarebbe stata davvero, sempre per mano di quel Bruno Enna che ha scritto tanti piccoli capolavori con quegli stessi personaggi che stavolta è chiamato a mettere in ballo nella versione adulta.
Non nego di aver storto decisamente il naso. Nonostante la notizia, continuavo a non sentire il bisogno di dover raccontare a tutti i costi cosa fosse successo loro e cosa fossero diventati (cosa, peraltro, facilmente immaginabile), e all'atto dell'uscita, mi sono ritrovata ad avere assolutamente zero curiosità e zero voglia di leggere questa storia.
Per quattro (anzi, cinque) settimane ho letto i Topolini saltando a pié pari le pagine di questa storia, mentre da ogni dove non mi giungevano che lodi, e "alleluja", e "capolavoro", e "finalmente!".
Enna è un signor autore, bisogna dargliene atto (cosa di cui peraltro sono sempre stata convinta), per cui alla fine ieri ho tenuto fede
alla mia parola e ho ripreso in mano quei topolini lasciati incompleti.
Sono comunque dell'idea che per poter parlare di una cosa, quella qual cosa vada quantomeno conosciuta. E così ho fatto.
L'inizio della prima puntata ammetto che non mi è dispiaciuto, con la réunion che appare niente affatto forzata ma naturalissima, come potrebbe accadere davvero anche nella realtà. Ma da lì in avanti non c'è stata una cosa che mi abbia davvero convinto a pieno. Ho trovato la trama troppo infarcita di elementi utili solo ai fini della trama, così come ho trovato lo stacco fortissimo tra i personaggi, Paperino impulsivo e che si comporta quasi come un bambino, e gli amici totalmente ignifughi, quasi scocciati di essere lì a perdere tempo. Non uno che si chieda come mai si trovino lì tutti insieme o chi abbia inviato loro gli inviti e perchè. O meglio, se lo chiedono, ma la cosa sembra finire subito lì nella stessa vignetta.
Il resto, i casi da risolvere e la soluzione sembrano essere solo un espediente con l'unico scopo di costruire una trama che duri quattro puntate, in cui vengono inserite, giusto per dovere di trama, oserei dire, pure la citazione e una scena molto simile a quelle che ritengo essere una delle storie più belle dei paperotti, l'amico del 3000. E se la finestra temporale raccontata tre anni fa è affascinante, il collegamento non solo video ma tangibile e reale, in grado persino di influenzare e modificare gli eventi in diretta presentato oggi mi sa di espediente messo su solo a favor di trama, troppo sofisticato e a dir poco inverosimile.
A lettura finita la sensazione è stata quella di un guazzabuglio enorme il cui unico scopo è stato di far contenti tutti coloro che volevano vedere a tutti i costi i paperotti cresciuti.
C'era bisogno di una storia così futile e fine a sé stessa?
Per me la risposta rimane no.
E spero vivamente di non dovermi porre la domanda una seconda volta in occasione di un secondo ritorno, che mi auguro non avvenga mai.