Con cospicuo ritardo, ma ho letto anch'io
Topolino #3200.
Il mio commento, per quanto riguarda
Paperino e il dollaro fatale, non si discosta granché da quanto espresso nel resto del topic: se presa come remake dell'originale barksiana, la storia perde su tutta la linea, se presa come storia a sé stante non è dissimile da qualunque storia medio-basse del settimanale, con l'aggravante di una trama che si trascina piuttosto stancamente nelle sue fasi.
Per quanto riguarda il "fattore remake", infatti,
Secchi riprende sì le basi del
Ventino fatale attualizzandole, e in questo senso le prime tavole si configurano come riuscite e in grado di incuriosire... il problema è che poi lo svolgimento risulta povero e privo di quella poesia, di quella legge del contrappasso e di quella delicatezza che l'originale possedeva. Il trenino del finale non viene degnamente sostituito perché i ragni-robot non hanno lo stesso effetto che aveva un oggetto tanto vituperato da Paperone... ma che di fatto è quello che lo salva. E anche la moneta del titolo ha molta meno enfasi in questa nuova versione di quanta non ne avesse nel
Ventino, risultando un espediente troppo scollegato dal resto e casuale e eliminando anche in questo caso un tassello fondamentale della costruzione narrativa.
Valutando il
Dollaro fatale come storia in sé, invece, i difetti sono nel ritmo, innanzitutto: la storia scorre per le sue fasi quasi avesse il pilota automatico e non si percepisce granché il pathos che quest'avventura dovrebbe trasmettere per quello che viene rappresentato (la perdita dell'intera fortuna di Paperone). Anche qui tocca ribadire che le prime tavole preparano molto bene il terreno, ma lo sviluppo tradisce le aspettative e risulta freddo e poco coerente.
Guerrini ai disegni si difende molto bene: per sua stessa ammissione non ha cercato di riprodurre lo stile barksiano e si è attenuto al suo, scelta condivisibile e che ci permette di godere delle sue belle tavole, dal tratto raffinato. Lamento solo che in alcuni campi lunghi i becchi e i volti dei personaggi risultano fin troppo abbozzati, rovinando un po' l'insieme. Non so quanto possa essere colpa del ripasso a china o del colore, ma questo dettaglio non mi è piaciuto.
Per il resto molto buono, e plaudo alla rappresentazione azzeccata del quartiere povero, anche se si vede poco.
La storia è accompagnata da un apparato editoriale di tutto rispetto: il nostro
Gerbaldo è appassionato e competente e lo dimostra in un articolo che offre spunti di paragone (soprattutto sul lato artistico) tra la versione originale e quella rinnovata di alcune vignette. Anch'io non concordo sul protagonismo di QQQ e della loro maturazione nella trama, ma è un elemento certamente presente e su cui non avevo mai debitamente riflettuto.
Altro cavallo di battaglia è
Darkenblot 3: il secondo episodio prosegue molto bene la trama, e come da regola narrativa d'oro la trama di
Casty inizia a entrare nel vivo e a ingarbugliarsi ulteriormente. L'intrigo legato a quanto sta accadendo nella città orientale assume contorni sempre maggiori, si svela il misterioso alleato di Macchia Nera e l'azione abbonda, con Topolino e alleati che finiscono in trappola e che poi ne escono. Tutto da manuale dell'avventura, ma scritto come Dio comanda. E la svolta sul finale infatti si rifà proprio a quel genere, con una città considerata perduta ma che forse non lo è davvero, che non può non ricordare (
again...) Atlantide
Tutto molto bello, tutto molto forte... anche grazie ai dinamici disegni del
Pastro, sempre in forma, che si può sbizzarrire tra robot e inseguimenti vari su sfondi
high-tech. E continuo ad adorare il suo Topolino col giacchetto
Per quanto riguarda il resto del numero, brilla solo
Gagnor con una
storia dell'arte vagamente atipica ma riuscita, dove la presenza di
non è gratuita e dove la nota sull'amicizia tra Topolino e Pippo impreziosisce il tutto, insieme ai bei disegni di
Zanchi.