La mia banalissima opinione al riguardo è che, Toplino non me ne volere, i dati oggettivi non consnetono di ritenere responsabile l'attuale direzione del settimanale del preoccupante calo dio vendite dello stesso.
Infatti, se da un lato è palese ed oggettiva la difficoltà dell'intero settore fumettistico italiano e, dall'altro, praticamente tutti i lettori sono unanimi nel ritenere l'attuale uno dei migliori periodi mai vissuti dal topo (c'è che arriva a ritenerlo perfino superiore ai dorati anni '90), allora non vedo come si possa seriamente e ragionevolmente ritenere responsabile l'attuale direzione.
La crisi del fumetto, almeno in Italia, è generalizzata, non coinvolge solo Topolino cosi come non coinvolge solo i fumetti Disney, ma dispiega i suoi effetti un po su tutte le pubblicazioni: già questo dato dovrebbe indurre a riflettere sul fatto che, forse forse, Topolino non vive in una dimensione a se stante, ma è immerso nell'attuale realtà del nostro paese; se a ciò si aggiunge il generalizzato, quasi unanime, giudizio positivo circa la qualità del settimanale da alcuni anni a questa parte (da quando lo sappiamo tutti, ed è inutile insistere), allora non vedo come si possa continuare e persistere sempre sullo stesso discorso, perlatro rimanendo smepre abbastanza vaghi nelle possibili soluzioni.
A mio avviso il problema è strutturale, come già sostenuto da altri utenti, ed è la concezione del fumetto - ed in particolare di Topolino - ad essere mutata negli anni recenti.
Un'analisi seria ed accurata, come la mia non pretende di essere, dovrebbe prendere le mosse in primo luogo dall'individuazione delle fasce-target di acquirenti del prodotto; poi si dovrebbe ragionare su ognuna.
Non può non partirsi dalla fascia dei bambini/ragazzini: qui le possibili concause appaiono essere varie, spaziando dalla crisi economica all'irrompere di nuovi oggetti di culto che hanno soppiantato il fumetto, fino alla scarsa propensione delle nuove generazioni alla lettura.
Di certo il settimanale disney ha un rapporto qualità-prezzo non ottimale, nel senso che altre testate di ristampe offrono storie un tot al chilo a condizioni più convenienti, ed è chiaro che il genitore deve far quadrare i conti anche nelle piccole cose; l'aspetto economico non va quindi tralasciato, questo è certo, ma più che alle (eventuali) difficoltà dei genitori ad acquistare il topo, a me sembra più rilevante l'assenza di richiesta da parte dei figli. Oggigiorno già da piccoli si impara ad aver bisogno del tablet e dello smarfo(g)n, oggetti capaci di attirare l'attenzione ed i desideri dei più piccoli per la loro multicapacità interattiva cominicativa e ludica: al costo di un topo si possono acquistare app di giochi a pagamento, che nella loro immediatezza attirano molto più di un giornaletto, e poi non dimentichiamo quelle gratuite. Un videogioco ha un fascino che un fumetto fa sempre fatica a contrastare, questo è innegabile. Tanto più se lo stesso sistema educativo non è in grado di invogliare efficacemente le giovani generazioni alla lettura. Ormai tutto deve essere digitale, perchè digitale "è meglio" a prescindere, pazienza se poi l'abuso del correttore di word porta ad avere tanti piccoli ignoranti.
Purtroppo la fascia dei bambini/ragazzini è quella che patisce un concorso di cause che portano allo scarso interesse verso il fumetto, e si tratta della considerazione più preoccupante, dato che senza nuovi appassionati il fumetto non potrà in alcun caso avere vita lunga.
La fascia dei teen-agers e dei giovani patisce problematiche differenti: in misura maggiore si tratta della tipica vergogna a farsi vedere con un topo in mano, causa l'ottuso pregiudizio che vuole il settimanale disney quale prodotto destinato esclusivamente ai bambini. Sembrerebbe un problema da poco, eppure in una società dove apparire conta molto più che essere, anche questo problema ha la sua rilevanza: ,olti adolescenti che magari hanno smesso da piccoli di acquistare il topo potrebbero anche aver paura a riavvicinarsi, vuoi mettere lo sputtanamento sui social netvuorq? Tuttavia, per costoro un'edicola isolata potrebbe anche essere una valida soluzione.
Poi vi è la fascia dei giovani adulti/adulti, tipicamente persone che hanno imparato ad apprezzare il topo da piccoli ed hanno continuato fino all'età adulta, oppure vi sono ritornati: questi ad oggi rappresentano il vero zoccolo duro di lettori, certamente ristretto nel numero, ma mossi da una passione che ha resistito negli anni e che essi hanno il compito di provare a trasmettere a figli e nipoti. Di questi credo che pochi o nessuno appartenga a quelle migliaia di lettori che stiamo perdendo.
In definitiva, a mio avviso il problema è, come detto, strutturale, in quanto coinvolge l'intera platea delle giovani generazioni, e non capisco coem si possa ritenere responsabile la redazione di una singola testata. Quanto alle soluzioni, beh snaturare il topo nel tentativo di renderlo appetibile ai giovani è un'operazione molto pericolosa, che rischia di creare un prodotto che non piace a coloro i quali ammicca, e di contro nemmeno (non più) a chi lo apprezza sino ad oggi; continuare cosi, invece, boh... probabilmente il calo potrebbe diminuire man mano e scomparire ad un certo momento, una volta raggiunto un punto di equilibrio, ma a che livello?