Che cosa hanno in comune Topolino 176 e Topolino 2906?
Nulla, se non il fatto che sono gli estremi del "segmento continuo" di TL che appartengono alla mia collezione: dal 10 dicembre 1957 ad un paio di settimane fa ci sono tutti, ed ho saltato il 2907 (che a quanto leggo è anche un ottimo numero...).
Durante la settimana in cui è stato in edicola io ero in ferie (in Calabria, non in Mozambico) dove non sono riuscito a trovare un'edicola dotata di fumetti Disney; pochi Bonelli e basta, in compenso mucchi di riviste gossippare e l'immancabile settimana enigmistica!
Vabbe', dico, poco male, tanto riparto sabato e su qualche autogrill lo trovo di sicuro... col cavolo! Solo Paperino.
Domenica le edicole sono chiuse, lunedì è ferragosto e martedì... le edicole sono chiuse perché il giorno prima era festa e quindi non sono usciti i quotidiani!!!!
(
Il perché di tutto 'sto panegirico è presto detto: mi/vi chiedo
*quanto* del calo delle vendite di Topolino & Co. è dovuto ad una distribuzione schifosa piuttosto che a tutte le considerazioni che siamo soliti fare sulla qualità del prodotto? Una volta, specialmente nei posti di vacanza, i fumetti Disney si trovavano a pacchi (letteralmente!) mescolando gli ultimi numeri con quelli arretrati, ed anche se la vendita degli arretrati non si traduceva in un "incasso" immediato per la Disney/Mondadori, era una sorta di "promozione" del prodotto Topolino, che veniva percepito come sempre disponibile, sempre presente in ogni famiglia, un'abitudine alla sua presenza che permetteva volumi di vendita ben diversi da quelli odierni, una sorta di elemento del tessuto sociale delle famiglie italiane: era impossibile dimenticarsi di Topolino. Invece negli ultimi tempo mi sono sentito chiedere
"Ma Topolino esce ancora?"...
Quanta parte del venduto era dovuta all'acquisto d'impulso (non vado in edicola per prendere Topolino, ma lo vedo e mi viene voglia di acquistarlo)?
Quante copie non vengono vendute perché non disponibili? (L'esempio attuale dei Tesori e/o Anni d'oro è lampante)
E quali sono i danni derivanti da una "semplice" mancata vendita? Enormi!
Salta una settimana, saltane un'altra..ed ecco fatto che l'acquirente di riferimento (il 6-11enne) *smette* (per sempre?) di comprare Topolino, e no lo si recupera mica tanto facilmente...
Oggi le edicole sono sommerse di prodotti, spesso lontanissimi dalla loro categoria merceologica originaria: dalle pentole e padelle della Warner Bros alla collezione di modellini di trattori. E chi riesce più a notare Topolino (o qualunque altra testata, ammesso che il distributore l'abbia consegnata), esposto in chissà quale remoto scaffale?(*)
Lo stesso modello distributivo degli abbonamenti è parecchio cambiato: dal 1969 e sino al 1985 coloro che sottoscrivevano un abbonamento a Topolino ricevevano come omaggio un volume, cartonato e di grande formato, contenente le ristampe di alcune delle storie più belle del patrimonio Disney, vanto ed orgoglio di ogni bambino abbonato negli anni Settanta.
Oggi il regalo proposto ai nuovi abbonati è una chiavetta usb, prodotto di poco pregio (con pochi euro chiunque può acquistarne una con le stesse identiche funzionalità di quella proposta in omaggio), e che di certo non contribuisce a fidelizzare l'abbonato al consumo dei prodotti Disney, essendo indirizzata ad un ambito (quello informatico) completamente diverso da quello editoriale. E nemmeno si può definire una chiavetta usb come un oggetto collezionabile, mentre fare di ogni lettore un collezionista credo sia una delle carte vincenti dell'abbonamento, soprattutto nel medio-lungo periodo.
Quali sono i vantaggi, invece, di proporre un (bel) volume come dono abbonati?
1. Viene favorita la divulgazione di un ottimo prodotto (le storie di Barks e Gottfredson, certo, ma anche Scarpa, Carpi, Cimino, Bottaro...);
2. Si riesce a gratificare il cliente/lettore più giovane: il bambino intestatario dell'abbonamento si vede recapitare a casa un libro "importante", da tenere in libreria accanto a quelli dei genitori, questo, oltre a farlo sentire importante, lo rende in qualche modo grato alla Disney;
3. Si riesce a fidelizzare il cliente/lettore più adulto: ci sarebbe una spinta a rinnovare l'abbonamento di anno in anno, non solo per non interrompere la serie dei "giornaletti" settimanali, ma soprattutto per continuare ad avere questa collana con il "meglio del meglio";
4. Si rafforza il brand del fumetto Disney, che si propone anche come prodotto "alto" (specialmente in questo momento, dopo i successi delle collane dedicate a Barks e Gottfredson allegate al Corriere della Sera) ed impreziosito da una veste editoriale pregiata, e non solo un giornalino dalla vita breve.
5. Si mantiene il cliente nel proprio ambito di mercato: il fumetto Disney propone fumetti Disney, e non giocattoli, accessori informatici, ecc.
Potrei continuare ma credo di aver chiarito il concetto... e ho abusato sin troppo delle vostre diottrie! ;-)
- Paolo
(*) Questo mi fa venire in mente un altro discorso legato alle copertine, ma sara' meglio non mettere troppa carne al fuoco...