Il marchio di Moldrock parte molto bene, a mio avviso. Le premesse erano note già dall'ultima tavola di
Il raggio nero e dall'accenno fatto in
Cronaca di un ritorno (adoro che finalmente la sinergia tra i diversi team creativi funzioni!) e
Francesco Artibani le sviluppa in modo pulito e logico, non mancando di inserire comunque alcuni spunti interessanti e nuovi. Primi fra tutti, i monaci di Dhasam Bul, per la prima volta parte attiva dell'azione insieme a Pikappa, che mostrano le proprie capacità anche in situazioni critiche. Ma anche il fatto che Moldrock sia
disposto a "slegare" da se stesso alcuni membri dell'Orda
è un passaggio non banale e che non mi aspettavo così rapido.
Mi stona un po', a dir la verità, che il
villain chieda nuovamente a Paperinik un aiuto da parte sua e della Terra... quando già questo approccio aveva mostrato scarsa collaborazione da parte del supereroe in Il raggio nero. Cosa avrebbe dovuto essere cambiato?
Ad ogni modo piccola leggerezza che non mina una prima puntata efficace e adrenalinica, che promette nello sviluppo di reintrodurre Everett Ducklair nel cast e quindi, chissà, svelare anche qualcosa del post diciottesimo numero di
PK2.
Lorenzo Pastrovicchio ai disegni non delude, e nonostante il tour de force a cui fa cenno nell'intervista presente nel numero per consegnare tutte le tavole in tempo, realizza tavole esteticamente convincenti e adeguate al tono della storia. Pastro può sfogare appieno la sua passione per personaggi ipertrofici e scene "esagerate" fin d'ora, con una griglia molto libera e alcune grandi vignette veramente d'impatto. Ottimo, per varietà e fantasia, l'aspetto dei monaci, spesso molto espressivi in volto, mentre i due generali introdotti sono forse graficamente più convenzionali, ma comunque curati.
Can't wait per gli sviluppi!
Zio Paperone e il maggiordomo partenopeo rappresenta bene alcuni dei vari lati (positivi) della narrativa di
Vito Stabile: accanto alle cacce al tesoro più pure e alla sensibilità verso tematiche giovanili, infatti, c'è anche l'ottima conoscenza del cast disneyano e la capacità di giocarci in modo nuovo senza svilirlo, ma anzi arricchendolo in sfaccettature.
È quello che fa con Battista in questa simpatica storia ambientata a Napoli, in cui il domestico viene caratterizzato in modo umano e piacevole, come un "povero cristo" che per un'innocente menzogna passa una sequela di guai ai quali cerca di porre rimedio con risultati poco efficaci. La commedia degli equivoci portata in Disney, cosa non inedita ma di certo nemmeno consueta, specialmente se portata in scena con questa freschezza. Anche Paperone, come già dimostrato in passato, viene mosso bene dallo sceneggiatore, ottenendo un personaggio che risalta per carisma e determinazione. I tormentoni sulla "voce nota" e su alcune caratteristiche partenopee rendono la storia spassosa e di rapida lettura, in un crescendo di ironia irresistibile. Un'ottima prova, accompagnata da disegni dinamici e, pur perfettibili sotto diversi aspetti, in grado di restituire il ritmo frenetico della sceneggiatura, ad opera di
Fizialetti.
La breve su Paperino e il piazzista mi ha detto poco, così come l'avventura "onirica" di Tip e Tap. La trama mi è parsa vaga, poco chiara, con una morale finale anche apprezzabile ma che secondo me si allaccia poco a quanto accaduto per tutto il resto della storia. Mi sono sembrate 2-3 belle immagini (la statua e l'ombra di Peter Pan, il mondo fatato e la bellezza delle parole che fermano il tempo) incollate tra di loro con pochi collegamenti, impressione accentuata dai disegni di
Asteriti, che non sono nelle mie corde e che contribuiscono ad avere un'atmosfera piuttosto "fumosa" e fin troppo astratta (e con alcune mancate corrispondenze con il testo, come quando nella seconda tavola la ragazzina afferma di star finendo il livello di un gioco e di messaggiare con un'amica avendo però in mano un taccuino).
Ammetto infine di essermi molto divertito con
Topolino, Pippo e la catastrofe linguistica: riconosco che la trama è pressoché inesistente e che la risoluzione finale non sia granché convincente, ma il "parlar forbito" l'ho trovato geniale e divertentissimo. Idea certamente non nuova ma giocata benissimo, sono quelle scenette dell'assurdo che mi divertono e intrattengono sempre con gusto. Molto buoni anche i disegni di
Usai