In occasione dell'uscita della prima puntata de
Topolino e il Raggio di Atlantide torno finalmente anche io a commentare un numero piuttosto buono, in cui le storie, pur non essendo tutte allo stesso livello della prima, sono state tutte piacevoli alla lettura.
Ma veniamo subito al pezzo forte del numero, ovverosia la terza storia di
Casty che vede i nostri assieme alla piacevole e frizzante compagnia di Eurasia Tost viaggiare in giro per il mondo in cerca delle tracce lasciate dalla civiltà perduta di Atlantide. Infatti, dopo l'isola di Rodi e la Cornovaglia è
che fa da sfondo a questa nuova, entusiasmante, avventura fanta-archeologica.
Casty, come al solito, fa un lavoro immenso di documentazione e ricerca di miti e leggende su antichi popoli e tecnologie od eventi strabilianti (
, ad esempio, e (credo non senza uno sforzo notevole) riesce a farli collimare tutti perfettamente in una matrice comune che rende ancora più "storicamente verosimile" tutta la vicenda. Cosa di cui mi sento di dargli merito ancora prima di valutare la qualità della storia in sé, che è comunque, almeno in questa prima parte, molto alta.
Come già è possibile notare dalla prima tavola torna come antagonista dei nostri l'organizzazione criminale delle Lepri Viola, apparentemente decisa più che mai, stavolta, a non farsi mettere nel sacco da Topolino e dai suoi amici.
La prima puntata è molto bella da leggere e anche le numerose spiegazioni non risultano troppo verbose o pedanti.
La vicenda si dipana in maniera coerente e graduale, senza forzature e con gag piacevoli e ben piazzate. Non manca la consueta punta di satira sociale del Castellan che in un secondo piano di lettura se la prende con
la televisione e in particolare con alcuni tipi di programmi frivoli e smaccatamente anti-culturali che si vedono in tv, nonché con un certo modo di fare giornalismo.
Un paio sono i piacevoli e spiazzanti colpi di scena, lungo il corso della narrazione (in particolar modo la presenza de
lla città utopica di Demopolis nel bel mezzo della giungla
, ma soprattutto colpisce la rivelazione
in finale d'episodio del principale avversario di Topolino & company. La soluzione adottata, per quanto ottimamente giustificata all'interno della storia, richiama alla mente Topolino e le miniere di Fantametallo, in cui nuovamente l'antagonista era un miliardario svampito e simpaticone che si rivelava essere un membro della setta delle lepri viola. Coincidenze?
Per la seconda volta appare il "Sovramaestro" delle Lepri Viola. Rigorosamente coperto in volto, non ho ben capito se quando minaccia i suoi sottoposti con
"una bella lavata di capo", si tratti di ironia da parte dello stesso casty oppure un intervento a posteriori per addolcire punizioni che erano state originariamente pensate più crude (ma magari meno stampabili sul topo... purtroppo)
. In ogni caso come soluzione adottata, la frase, stridente nella situazione, non poteva non attirare la mia attenzione.
Sul fronte disegni Casty ci regala delle vignette davvero magnifiche, come la quadrupla iniziale o la meravigliosa tavola a pagina 27. Fantastica la colorazione, che in questa storia trovo abbia fatto decisamente un gran balzo in avanti rispetto alle storie precedenti (compresi quelli pur bellissimi dell'impero). Un piccolo appunto solo nella caratterizzazione fisica dei comprimari che a volte non mi convincono del tutto. In particolare
il personaggio di Wanda, che, ha fattezze abbastanza *standard* nella storia delle comprimarie "umanoidi" del Castellan (Tabia, Milasol)
Tutto questo per dire che non vedo l'ora di leggere la seconda puntata!!!
Simpatiche le altre 4 storie, che inevitabilmente passano in secondo piano.
Topolino ed Eta Beta: fuga dall'infinitoZemelo dimostra ancora una volta di saperci fare con trame più "fantascientifiche", e la storia si lascia leggere con piacere e ha la sua buona quantità di adrenalina. Ho trovato molto intelligente e originale la soluzione finale.
Bacci dal canto suo fa un ottimo lavoro, soprattutto sulle ambientazioni e gli sfondi, molto variegati e niente affatto semplici. Molto bello anche il suo Eta Beta, mentre il Topolino in alcune vignette mi è apparso un pochino più "faticoso" nella riuscita, anche se sono dell'idea che certamente Mickey sia il personaggio più arduo da disegnare e il nostro Bacci ha bisogno di tempo e tante, tante tavole per riuscire a padroneggiarlo come riesce a fare con il resto.
Nota fastidiosa il tentativo maldestro da parte dei coloristi nel cercare di rendere vegetariana una grigliata di carne: una bistecca che diventa una melanzana e una salsiccia che diventa una roba verde non meglio identificata. Mi piacerebbe che ci fosse nella ricerca della qualità narrativa nelle storie la stessa attenzione che si mette in questi particolari (come anche il "nocivo" -_- sigaro di Manetta che di punto in bianco è stato sostituito da un lecca-lecca... che se fosse stato semplicemente eliminato si faceva miglior figura). No, perché personalmente rimango maggiormente "offeso" nel leggere una storia brutta, piuttosto che nel trovare una coscia di pollo in una storia bella.
Mi ha divertito, pur nella sua prevedibilità la storia di
Fontana, ho ritrovato con piacere nel Paperotto di
Pesce quel pizzico di follia che caratterizza il personaggio (anche se non avrei messo nemmeno io l'epilogo, che a mio avviso è di troppo) aggiungo qualche parola ancora sulla storia di
Camerini-Amendola.
Zio Paperone e lo Shock aureo è una storia folle, in alcuni punti abbastanza sconclusionata e caratterizzata dal tratto oramai spigoloso di un sempreverde amendola.
E proprio per questi motivi mi ha divertito veramente tanto.
Ha ragione chi ha scritto che può essere accostata quasi ad una storia di Fanton, di quelle non deliranti, ovviamente.
Nella storia son presenti delle trovate intelligenti e riuscite come quella degli anziani che guardano i lavori (i cosiddetti
umarell), o del turbinio senza sosta di personaggi, ognuno con la propria, spesso assurda, soluzione al problema.