Numero SU-PER-LA-TI-VO !!!
Non credo si possa esagerare nei complimenti a come la "direttora", la redazione, gli autori, insomma, la Disney Italia tutta, abbiano preparato e realizzato questo numero fantastico.
In primis, mi è piaciuta moltissimo la scelta di fare
solo storie promozionali, che però non fossero esclusivamente promozionali, ossia storie che dovevano avere dentro il n° 3000, in un modo o nell'altro, però non come puro pretesto (ricordo il n° 2500...bleah), ma bensì "incorporato" in qualche modo nella trama, e che in teoria avrebbero potuto essere realizzate ugualmente anche se non ci fosse stata la ricorrenza. E sono tutte storie fantastiche: questo è il grande merito del Topolino della De Poli, che lei vuole che le storie siano belle, ed il risultato si vede.
Non so voi, ma io avrò impiegato almeno il triplo di quello che ci metto di solito per leggere questo numero, volevo gustarmelo, assaporarmelo, godermelo appieno (troppe metafore mangerecce? beh, ho letto la storia di Nonna Papera mentre gustavo le lasagne fatte in casa di mia mamma, sarà per quello
), sia i disegni, volevo imprimermeli nelle retine per bene, che i testi, ci sono battute su cui ho riso sonoramente di gusto come non capita spesso.
Pippo, Gambadilegno e il colpo da 3000La storia di Pippo e Gambadilegno è, manco a dirlo, meravigliosa, bella e poetica, Faraci macina battute eccezionali come nei tempi migliori, forse di più, ed è un piacere per gli occhi vedere i disegni del Maestro Cavazzano non ripassati a china, danno una resa acquosa, onirica, pura Arte.
Zio Paperone e il tiranno dei mariSi passa poi a quello che per me è il pezzo forte del numero, la storia di Zio Paperone, una classica Avventura in cui Paperino e Pico hanno un ruolo consistente. Artibani e Mastantuono sono ormai una coppia magica, perfettamente in sintonia, da ogni vignetta traspare l'amore immenso per il mondo Disney, il gusto filologico di citare, la capacità di unire classico e moderno. Lo Zione ne esce alla grande, in una storia dove vengono sfruttate tutte le sue numerose possibilità: avventuroso, ostinato, avido di guadagno, spietato, coraggioso, generoso, visionario, genuinamente entusiasta, capace di ravvedersi. Il bello è che sono solo 30 pagine, ma danno l'idea di essere molte di più, è come se il potenziale della storia strabordasse da ogni vignetta, mancano i tempi morti, ed al termine della lettura sembra di aver letto una storia in due puntate, come se avessimo fatto solo il giro dell'isolato, ma a 250 all'ora, su una Ferrari.
Caratterizzazioni perfette di Paperino e Pico, Avventura con la "A" maiuscola, in senso classico, azione, un pizzico di mistero, citazioni letterarie, invenzioni geniali, fatti storici realmente accaduti, suggestioni ecologiste, motivazioni affaristiche, e tante frasi celebri da non riuscire a ricordarle tutte. Questo è un autentico gioiello, una storia che sarebbe un capolavoro anche se fosse uscita su un qualsiasi numero del Topo.
Per quanto riguarda quella di Casty, ossia
Topolino e il sorprendente 3000, nella quale
non si capisce la ricorrenza esatta che i personaggi festeggiano, sembra il compleanno di Topolino, è anch'essa una storia molto buona, con un mistero di quasi impossibile soluzione, a tratti inquietante, e che vede coinvolti tutti i comprimari meno usati di Topolinia.
Paperinik e la grande caccia alla numero 3000, di Bosco-Freccero, non delude le attese, pur essendo abbastanza breve, parte da una premessa intelligente e logica, si sviluppa come catena di equivoci, e contiene pure un pizzico di azione ed un finalino
positivo per Paperino ed Archimede, che non guasta mai.
Qui, Quo, Qua e le prelibatezze a km 3000 ci presenta dei nipotini in chiave più "moderna", a metà strada tra ragazzi reali che fanno esperienze tipiche della loro età, e gli eroici ed intraprendenti difensori della Natura che ci sono sul giornalino. La Radice e Turconi (che fa le caricature sua e della figlia) fanno un lavoro egregio, toccano temi importanti senza pedanteria, lasciano soddisfatti e...stimolano l'appetito.
Archimede & Edi e il cacciatore di passato è un'altra meraviglia, densa di poesia, di nostalgia per il passato e di speranza per il futuro, in cui Sciarrone si scatena con le caratterizzazioni di Archimede attraverso i decenni, poi non mancano momenti esilaranti in modo EPICO, come
la parodia di Mazinga, mi sono ribaltato dal ridere in tre momenti diversi della stessa vignetta, nel leggere il nome del robot, nel leggere la presa in giro del celeberrimo grido, e nel leggere la traduzione di Edi che cantava la sigla. Eppure il bello della storia è che tocca un tema importante, quello del tempo che passa, attraverso il cambiamento delle tecnologie nel corso degli anni, eppure il confronto tra "nostalgia" e "necessità di innovare" viene risolto non in maniera conflittuale, ma anzi positiva, sottolineando come ogni epoca abbia le sue caratteristiche, ma tutte siano state importanti ed abbiano contribuito all'evoluzione che tutti viviamo, e che ci spinge sempre più in là: e continuare ad avanzare è necessario, positivo, ma non bisogna dimenticare ciò che ci siamo lasciati indietro, cioè, fuor di metafora, da dove proveniamo, per capire meglio verso dove stiamo andando. Monumentale Gagnor.
E potrei continuare, ma non voglio dilungarmi troppo; mi sono schiantato di risate con la deliziosa perfidia della Ziche, co le sue citazioni e la sua ironia; mi sono appassionato alla breve caccia al tesoro di Indiana, magistralmente disegnata da De Vita; emozionato con la breve, ipercinetica di Macchetto e Pastrovicchio; mi sono di nuovo divertito con le citazioni della storia di Eta Beta; con le follie di Faccini, che riunisce i suoi due principali filoni in uno; con la poesia del Paperotto di Enna; e pure le peripezie di Gastone e le ronfate di Ciccio sono state abbastanza riuscite. Ho riconosciuto, con mio sommo stupore, in Zanchi l'autore delle "figurine" corredate agli articoli prima di ogni storia (bravo! tranne forse due/tre personaggi), ed ho trovato una ricchezza aggiuntiva i messaggi di Vip, Autori e semplici fan, collocati in basso nelle pagine.
I disegni celebrativi degli autori occupano meno spazio che nel n° 2000, ma sono decisamente molto belli, specialmente quelli di Mottura, Celoni, Pastrovicchio (eccezionali i loro omaggi), ma anche Intini, Gervasio, Cavazzano, pur nella semplicità, Ubezio per l'idea, Palazzi per la pulizia del tratto, Dalena per i colori, De Lorenzi, Gottardo e Zanchi per le idee, ma più in generale tutti ci hanno messo il cuore e l'anima (ho solo una perplessità...ma...manca Mangiatordi? il MIO Mangiatordi?).
Insomma, questo è, a mani basse, uno dei numeri migliori del Topo che siano mai usciti, e di certo il migliore tra quelli celebrativi, anche più del 2000. In questo numero c'era tutto quello che la Disney Italia ci mette, la passione, il sudore, l'attenzione alle novità, il dialogo con gli appassionati, l'amore per i personaggi (I PERSONAGGI!!! sono loro i veri protagonisti, per ovvio che sia, di questo numero, a cominciare dalla copertina. Talmente semplice, eppure talmente innovativa l'idea che meritassero tutti un loro spazio), il culto del passato e la voglia di esplorare nuove vie, c'era TUTTO. E' un volumetto che vale tanto oro quanto pesa, e non mi stancherò mai di parlarne bene. E' così che si fa un numero celebrativo, e ci voleva una che Topolino l'ha vissuto, amato, ci ha lavorato per tutta la vita e poi ha avuto la possibilità di rilanciarlo in maniera sia professionale che appassionata come la De Poli, per realizzarlo. Questo, fino adesso, è il risultato, la
summa del lavoro di sei anni. C'è di che esserne fieri. Ma bisogna continuare così,e cercare di migliorarsi sempre.