No, non ho smesso. Mio malgrado sono un tipo che nelle cose ama resistere arrivando fino in fondo anche quando il fondo non c'è. Se ho aspettato mezzo mese per procurarmi
Il Cuore della Fine (Ferrari/Turconi) è perchè al momento avevo per la testa
ben altro. Ma poi giunge inevitabilmente il momento di Witch e di consumare la solita incazzatura mensile. Che inizia dalla copertina, che ormai non vuole neanche aver niente a che fare con la vera natura della testata, come se si vergognasse di essere, malgrado tutto, un fumetto. Se prima il disegno non c'entrava un cavolo col contenuto adesso diventa addirittura inerente alle rubriche e alle scrittine che cospargono la copertina.
Ma incazzarsi per queste cose è oramai passato di moda, e si ha invece molta più ragione ad andare direttamente a far le pulci alla storia. Che si conferma come il degno finale della Saga più sconclusionata di tutti i tempi. Intendiamoci, non che sia la storia in sè ad essere chissà quanto pessima, è pur sempre un numero che se fosse venuto mesi fa avremmo giudicato medioaltino. E' che la saga era finita il mese scorso. Enna aveva confezionato un finale coi controfiocchi che riusciva a dare una spruzzatina di senso all'insieme e a promettere ritorni in un futuro lontano. Futuro che in barba a qualsivoglia nozione di ritmo e buon senso arriva ora. Quindi ecco rimessa in piedi Tecla, subito tornata a tessere luttuose trame, ed ecco tornare Folkner, che si rivela essere il vero cattivo della saga, scelta stupida che rovina anche quel poco di interessante che il personaggio aveva. Se anche all'inizio poteva sembrare che il gesto di Folkner fosse dettato da una sorta di follia ossessiva per l'oggetto della sua caccia, ecco che qui la cosa viene appiattita, e se anche solo ci si era azzardati a ipotizzare un ruolo poco ordinario per questo personaggio ecco che qui lo si vede essere nient'altro che il capo dei Ragorlang, intenzionato a conquistare il mondo. E la sensazione di essere stati presi ingiro e di aver avuto un falso risveglio è potente.
Mettendo da parte il fatto che questo numero non dovrebbe neanche esistere, vediamo di analizzarlo slegato dal suo contesto. E in quest'ottica va detto che ci sono cose carine alternate a cose tremendamente ingenue. Sembra di essere sulle montagne russe, da tanti alti e bassi ha il numero: parte con l'idea carina dei pezzi di puzzle e si perde con il solito concerto di Karmilla, "evento" del tutto inadeguato per un finale di saga. Carino il siparietto con Dean Collins, carina pure la scenetta con We nel mondo dei pastelli e carino l'orso Peter ma completamente sconclusionata la struttura complessiva, ingenua banale e già vista. Carina la casa di Folkner con le scale di Escher, carino il Ragorland gigante, terribilmente stupido lo svolgimento del combattimento, nonchè l'esito con la vaccata delle luci e delle ombre, che senso non ne ha. Inutile la redenzione di Tecla, non andava già bene l'esito della sua vicenda che c'era nel numero scorso? Incomprensibile la sorte di Folkner, liquidata in fretta e furia, nonchè il ruolo dell'ombretta dentro il Cuore di Kandrakar. L'altalena non risparmia i siparietti amorosi: molto buono quello tra Cornelia e Peter che finalmente dopo SETTANTAQUATTRO NUMERI si mettono insieme, e assurdamente sconclusionato quello tra Will e Matt, con lui che non la caga per tutto il numero salvo poi spuntare in versione Bee Hive, e tutto è accomodato. Poi c'è
Fashion Show (Arrighini/Dalena), la sciocca breve. Insomma un numero che genera sentimenti contrastanti per certi versi disgustando e per altri appagando, e in questo la parte del leone la fanno Turconi e Dalena che, mi spiace molto per i loro detrattori, sanno dare a quei cinque fantocci scemi un'espressività che pochi altri autori sono riusciti a conferire.
Vabbè, anche questo numero è passato, e si è portato via la sesta saga, nonchè la De Poli che d'ora in poi si occuperà di Topolino. Ci si sente il mese prossimo, sempre che nel frattempo non abbia abiurato i miei principi e non abbia smesso di leggere questo spettro di fumetto.
da
La Tana del Sollazzo