Uhm.
Di Tutte le Stelle (Ferrari/Gula-Perissinotto) sembrerebbe voler essere il terzo capitolo della saga New Power, ma non lo è. Sarà che inserire un numero di stacco dopo due numeri di frenetici sravolgimenti non ancora risolti è ritmicamente un'idiozia, sarà che è di Ferrari mentre i primi due erano di Macchetto e la differenza stilistica si sente, sarà che tutto sembrava aver preso una piega inquietante e adesso si è tornati senza motivo alcuno alla solita quotidianità, ma a dire il vero sembrerebbe trattarsi di un numero scritto a sé e solo in un secondo momento inserito nella continuity, tramite qualche piccolo particolare al posto giusto (trasloco di Peter, gravidanza di Susan, Dark Mother in principio e fine). Mica tutti gli episodi potevano essere scritti da Macchetto, ovviamente. Tuttavia si richiederebbe una pianificazione e una maggior attenzione, tanto per non far sembrare troppo strampalati e poco credibili gli eventi.
Pausa, si diceva. Una pausa che però porta una piccola cosetta che da tempo si chiedeva alla serie: lo sblocco del limbo temporale. Sono arrivate finalmente le seconde vacanze della storia di Witch che suggellano la fine dell'ipotetica macrostagione durante il cui anno scolastico, a rigor di logica dovrebbero aver avuto luogo le serie dalla seconda alla sesta. Ma ovviamente non facciamoci troppe illusioni, visto che il senso di questo sblocco sarà al massimo l'inaugurazione di uno scorrere del tempo simile a quello Disney o dei Peanuts, dove le stagioni si susseguono come nella realtà e i protagonisti tengono memoria degli anni che passano, senza tuttavia aggiornare la propria età.
Passando invece alla storia in sé, e giudicandola indipendentemente dal suo ruolo, non si rimane delusi. Le ragazze vanno in vacanza, ognuna portando avanti una propria sottotrama, con la storia che passa da una situazione all'altra con disinvoltura, facendo assomigliare il numero a uno speciale estivo. In apertura una bella tavola, che “spoilera” circolarmente e in modo enigmatico gli esiti delle varie sottotrame, riunendole sotto un'unica tematica, quella della notte di San Lorenzo, che assume un diverso significato per ognuna delle ragazze. Niente male come idea, anche se qua e là ci sarebbero state da limare alcune cosette, e nonostante Ferrari non si dimostri proprio un drago con le questioni più tecnicamente genealogiche (il Vandom Tour, i due Vandom anzi tre, e gli altri continui e insistenti riferimenti ad un cognome che, per ovvi motivi, in casa sua porta e porterà soltanto Will).
E a parte la detestabile e superficialotta vacanza di Irma e Hay Lin, le altre vacanze non sono certo da buttare, e si inseriscono perfettamente nello stile quotidiano del Witch pipposo, che un tempo tanto biasimavamo, ma per cui avevamo iniziato a provare nostalgia dopo il restyling superficialoide della sesta serie. Passando a
Witch on Stage invece, dopo Will soggettista, tocca a Irma sceneggiatrice in
Il Copione (Radice/Turconi) in cui la Tere ha modo di dire la sua sulla sua stessa professione. Anche qui, toni molto leggeri, ma la struttura continuativa del tutto rende la miniserie più gradevole di quelle tremende boiate dell'anno scorso con le Witch allupate al mare o intente a truccarsi. Insomma, Witch è sempre Witch e se fa due passi avanti ne fa poi uno indietro, ma è la routine e l'importante è che alla fine come minimo il valore +1 ci rimanga in mano. Cosa che in questa settima serie sta miracolosamente accadendo.
da
La Tana del Sollazzo