Disney Anni D'Oro # 1 (marzo 2009)
Dopo che
Zio Paperone e
I Maestri Disney hanno chiuso i battenti rispettivamente nell’agosto dell’anno scorso e nel gennaio di quest’anno, la Disney Italia ha deciso di non lasciare la schiera di lettori più esigenti, i cosiddetti collezionisti o nerd che dir si voglia, a bocca asciutta. Il team guidato da Lidia Cannatella ha così deciso che per due testate per collezionisti che chiudevano ce ne dovevano essere altrettante nuove, che le rimpiazzassero. Nasce così
Tesori Disney (trimestrale, ideale sostituto dei
Maestri) e ora, con la primavera 2009, ecco
Disney Anni D’Oro, bimestrale, che è l’ideale rimpiazzo di ZP. Non di quello delle origini o dell’inizio della serie bianca, ma di quello dell’ultimo periodo, che aveva assunto questa stessa periodicità e che, esauriti Barks e Don Rosa, iniziò a proporre un menù sempre più vario. Spesso scontentando molti. E così sembra fare anche questa nuova testata, infatti.
Finalmente l’ho letto anch’io, questo primo numero. E devo dire che, al contrario di molti, io non sono deluso da quello che appare questa nuovo giornale nel suo numero d’esordio. Forse perché non avevo alte aspettative rispetto al prodotto, fin dalle anticipazioni nell’editoriale dell’ultimo numero dei
Maestri, o forse perché dopo la magnificenza di
Tesori non mi aspettavo che si bissasse. Di conseguenza, aspettative basse hanno fatto sì che apprezzassi e non poco questo prodotto.
Certo rimane il grande neo: lo stesso spirito che guida questa iniziativa. Eleggere arbitrariamente (il termine usato da Grrodon è quanto mai appropriato) gli anni ’70 e ’80 come “anni d’oro” della produzione disneyana a fumetti è un’assurdità: primo perché la quasi totalità di fan sostiene che l’epoca d’oro stia prima, e secondo perché indipendentemente da ciò decidere che dei certi decenni sono stati migliori di altri così è quasi dittatoriale, per qualcuno gli anni migliori possono essere i ’50 come i ’90! A parte questo, se si riesce ad accettare questa filosofia intrinseca, il più è fatto ed ecco che il prodotto si può ben giudicare.
A partire dall’estetica: il logo mi piace molto, il disegno di copertina di questo numero inaugurale anche, bravo come al solito Cavazzano, e l’idea di mettere le alette alle copertine a mò di
Grande Dinastia è interessante (spiegazione del giornale da una parte, focus sull’intervistato del numero dall’altra), Retro un po’ spoglio, ma in definitva ha il sommario delle storie e dei due “contenuti speciali” principi del numero, quindi va bene. Ho letto molte lamentele sulle pubblicità, che ho notato subito anch’io sfogliando il volume in edicola: è vero, fa strano vederle in un giornale di questo genere, ma se lo contestualizzo ancora una volta come erede di ZP, che di pubblicità ne aveva, ecco che non mi stupisco più di tanto.
Ma a livello di contenuti, come siamo messi nel primo numero?
Si parte con
Zatteroni e 45 giri (Luca Boschi), articolo introduttivo nello stesso tempo della nuova testata, degli anni presi in esame e della storia di apertura. Un po’ compresso, di conseguenza, ma buono. Prepara alla storia
Zio Paperone e l’ “Operazione Galeone” (Pavese, Cavazzano); io sono stato contento di questa storia, non avendola mai letta alla faccia delle numerose ristampe. Dispiace che non si sia reintegrata la prima tavola del secondo tempo, ma comunque l’avventura è molto godibile, una trama avvincente che vede lo Zione e nipoti in una caccia al tesoro in contrapposizione a Rockerduck e ai Bassotti, motore di tutta l’azione. C’è qualche piccola illogicità (perché i Bassotti hanno quella villona?), ma la storia scorre anche grazie agli ottimi disegni, ed è interessante sapere che una certa tridimensionalità dei personaggi a la composizione sperimentale della tavola tipiche di Giorgio nascono proprio qui.
Furto in crociera (Boschi) si limita a presenta la storia e gli autori, soprattutto Rota. L’avventura,
Topolino e il buco nell’acqua (Gazzarri, Rota) è leggibile ma abbastanza anonima e dimenticabile. Segnalo solo che avevo un ricordo pessimo di Rota come disegnatore di Topi, invece qui l’ho quasi gradito.
Il mitico direttore da un milione ci copie (Alessandra Orcese… ma chi è?!?) è l’intervista al super ospite del numero, che è l’ex direttore di Topolino
Gaudenzio Capelli. Intervista interessante, a tratti forse banale, ma qualcosa di nuovo me l’ha fatto scoprire e gli aneddoti raccontati da Capelli sono molto succosi. Tutto sommato quindi una buona prova, ma avrei preferito la Cannatella a fare l’intervista, come è quasi sempre stato. Vabbè…
Lo spot della settimana (Scala) è divertente, ma forse non uno dei migliori. Sembra che ne metteranno uno a numero, vedremo fra 2 mesi. Intanto a seguire c’è l’articolo
Il flagello degli spot (Boschi), che sembra la lezione di un laboratorio che stavo seguendo in università: parla della storia della pubblicità in Italia, con una citazione alle
Lenticchie di Babilonia. Segue
Zio Paperone e la micropubblicità perniciosa (Cimino, Scarpa), gustosa storia tipicamente ciminiana, divertente e coinvolgente.
Il ritorno di Wright (Becattini) illustra molto bene la situazione in quegli anni per i comic books disney americani, con il ritorno di artisti celebri nei decenni precedenti. Bill Wright è uno di quelli, e ciò fa capire come la storia che viene presentata non sia l’apice della sua produzione. Infatti
Topolino e il corno di Orlando (Wright) non mi dice molto, è una storia bislacca con utilizzo bislacco di un vecchio personaggio bislacco.
Professori, premi e tagliatelle (Becattini) fa un bel ripasso su cosa era e come era nato il progetto del Disney Studio e delle storie da esportare, e ben introduce alla storia a ai richiami più o meno voluti ad altre opere (vedi il film
Intrigo a Stoccolma).
Topolino e lo Snowbell scomparso (Disney Studio, Scarpa) risulta così una storia molto gradevole, di certo non il miglior Scarpa, ma una storia a suo modo avvincente e sicuramente piena di gag divertenti. E’ alla sua prima ristampa.
Il
Portfolio, infine, è dedicato a
Giovan Battista Carpi, anche come tributo per il decennale dalla scomparsa. La galleria di immagini è una manna per gli occhi, e questa sezione è sicuramente molto appetitosa nell’ambito del giornale.
Insomma, un punto di forza che vedo in questa testata è la divisione in sezioni: quella sull’autore americano con una sua storia, quella della storia alla sua prima ristampa, quella dell’intervista all’ospite speciale, quella del Portfolio, le storie legate all’attualità e il seguire l’evoluzione grafica di un autore. E ogni storia preceduta da un articolo che bene o male la introduce. L’impegno io ce lo vedo, in definitiva, e considerando che è comunque il numero di inaugurazione e che quindi molte sbavature si corregeranno, oltre alle parole di Boschi dal suo blog che rassicurano su qualità di ciò che si inserirà nei prossimi numeri e sulla presenza di inediti, io mi sento di promuovere la testata e questo suo primo numero. La mia intenzione è d proseguire con tutti i numeri, ma dipenderà dalle condizioni economiche in cui verserò di volta in volta. Per adesso non mi lamento.