L'intero libro sembra costruito con l'idea di salvare gli autori e la fase del crollo da un giudizio che in realtà non può essere positivo. Libro IMHO non troppo professionale e, almeno un po', di parte.
Io credo che sarebbe utile un’analisi capace di tenere conto di quella che è stata ed è la situazione dell’editoria italiana (anche extraDisney) degli ultimi vent’anni.
Il quadro che va da Disney a Bonelli è quello che mostra un calo costante dei venduti con una perdita di lettori assolutamente regolare. Quello che la Disney ha fatto (e ancor più la Bonelli) è stato reagire a questo stato di cose proponendo nuove serie, cercando di intercettare il gusto di un pubblico eccessivamente mutevole.
Quello che viene indicato come disastro è una fase di difficoltà indubbia ma in questi anni ci sono stati anche esempi virtuosi come è stato per PK e per le Witch: l’editore fa il suo mestiere mandando in edicola cose diverse nella speranza di azzeccare la soluzione giusta.
Citi sempre le stesse cose (PK, MM, X-Mickey, Kylion) ma sarebbe giusto ricordare anche pubblicazioni come PP8, l’esperimento del Buena Vista Lab, Speed Loop, Mad Sonja (e la lista diventa ancora più lunga se aggiungiamo altre cose come Disney Channel Magazine e cose così).
“Monster Allergy” è durato per 29 numeri e ha chiuso con un venduto per il quale oggi molti editori metterebbero la firma.
Quello che per te è un disastro a mio parere è solo la normale attività di un editore che intende stare sul mercato. “Witch” agli inizi degli anni Duemila superava le 200.000 copie in Italia ed era tradotto in tutto il mondo; con quella rivista la Disney ha trovato un segmento di pubblico che fino ad allora non aveva raggiunto. È vero che dopo più di dieci anni quel segmento si è ridotto (per distrazione, per stanchezza, per un mancato ricambio e per altre cento ragioni); le vendite di “Witch” oggi non sono più quelle degli inizi ma non vedo in questo dato il segno di una catastrofe.
Il movimento del gusto e del giudizio segue mode e tendenze e parlare di ascesa e declino mi sembra eccessivo; la produzione disneyana ha presentato cose eccelse e cose orride in ogni epoca. Quelli che viviamo e quelli appena trascorsi sono stati tempi ricchi di proposte ed estremamente vitali e, tanto per restare sul settimanale, mi pare che su “Topolino” si stiano facendo grandi sforzi per realizzare un giornale di qualità capace di sostenere la sfida attuale presentata dalla crisi del venduto.
Infine, senza polemica, vorrei rassicurarti sul fatto che non esiste una lobby di autori. Io, Faraci e gli altri su cui ti soffermi nei tuoi interventi siamo semplicemente persone che fanno il proprio lavoro. A nessuno sono state negate opportunità e nessuna congiura ha lasciato al palo meritevoli sceneggiatori. Ognuno produce per quelle che sono le proprie possibilità e capacità e l’editore si regola di conseguenza.
Per quello che mi riguarda collaboro con la Disney dal 1992 e ho lavorato per più direttori (Capelli, Cavaglione, Muci, De Poli e ancora Gnone e De Poli per “Witch”); non avendo capacità ipnotiche per soggiogare queste persone ho dovuto affidarmi solo alle mie storie: se parli di favoritismi vorrei che lo facessi con cognizione di causa e non sulla base di semplici opinioni personali.
Ho letto anch’io il libro di Andrea Tosti; la sua mi sembra un’analisi interessante e non ci ho ritrovato nessuno spot a favore mio o di altri (i cui eventuali vantaggi sarebbero tutti da dimostrare).
Il tifo, la passione e l’entusiasmo vanno bene nel calcio come nel fumetto ma sarebbe d’aiuto, ogni tanto, attenersi ai fatti e guardarsi intorno più serenamente per apprezzare la varietà e la bellezza del panorama.