Oh, dunque,
X-Mickey.Io ai tempi comprai il primo numero, che tra la bella sceneggiatura di Enna e un Alessandro Perina in stato di grazia non mi era affatto dispiaciuto. Quindi, non comprai più nessun altro numero
Ho approfittato con gioia di questa selezione, dunque, perché a poco prezzo ho avuto la possibilità di avere una visione d'insieme della testata, senza stare a recuperare alle fiere tutta la serie, della quale in giro leggo pareri contrastanti.
Sono contento di aver effettuato l'acquisto, soprattutto per una questione di cultura generale. Ma questa sorta di versione "dylaniata" di Mickey Mouse non mi ha molto convinto. Sembra che sia partita col botto, per poi assestarsi su storie poco coinvolgenti, con spunti magari anche buoni ma che non riescono a svilupparsi in modo soddisfacente, vuoi per il numero esiguo di tavole, vuoi per una sorta di freno nello svolgimento.
Le storie buone non mancano, come
Tredicesimo Piano,
Dietro la Maschera e
L'Albergo delle Ombre, ma in generale sono storie annacquate, che vorrebbero elevarsi rispetto ad una avventura standard di Topolino sul settimanale ma che a conti fatti ci riesce di poco. Cose come
Prima che sia Giorno dispiace vederle, perché parte come una cannonata, ma poi nella seconda metà scema;
Se Fosse Vero è invece una trollatina senza difese.
Forse queste sono le uniche 2 effettivamente poco riuscite, ma anche le altre non colpiscono mai veramente nel segno, e a figaggini in potenza contrappongono uno sviluppo che non mantiene le promesse.
Il comparto grafico è invece apprezzabile, ed è forse il maggior collegamento con lo standard delle riviste Disney di Nuove Generazione: tavole dalla costruzione variabile, vignette che si piegano alla narrazione, e uno stile spesso più ricercato della norma. Vian è il disegnatore che si trova maggiormente a suo agio in questa ambientazione, ma anche un Palazzi risulta apprezzabile. Meno adatto Coppola, ma si accetta.
X-Mickey si rivela quindi un gigantesco "vorrei ma non posso", e quali che siano i motivi di fondo resta il fatto che la testata vive una natura ibrida che non riesce a nascondere e che ne inficia la qualità generale.