Il “Topolino e la sindrome visionaria” di Mezzavilla, Scarpa e Michieli è una storia fatta così bene che le sue quasi 60 pagine passano senza accorgersene. Parte da un’idea di base originale, ma secondo me ciò che la rende ottima è il modo in cui viene sceneggiata, per cui anche i più semplici momenti di quotidianità riescono a intrattenere. In mani meno esperte si sarebbe potuta consumare in un terzo di pagine.
A “Zio Paperone e l’archifluido” di Cavazzano e Zemolin (sceneggiatore ignoto) sono particolarmente legato perchè è una delle storie che leggevo di continuo da bambino. Rileggerla con occhi “adulti” mi fa apprezzare ancora meglio i suoi magnifici disegni. La storia parte dai Bassotti che soffiano l’ultima invenzione di Archimede, una pistola in grado di transformare gli oggetti in vapore.
“Topolino e le testuggini a sorpresa” di Bramante senza mezze misure popone un Topolino furbo e audace, un Pippo pazzoide al punto giusto e un Gambadilegno veramente cattivo, nel contesto di una storia tipica, ma originale.
Poi ci sono le due brevi di Barks su Archimede: storie non memorabili ma simpatiche, che assolvono al loro compito di piacevole intrattenimento.
La sezione superstar “Rotta verso il Polo”, si apre con “Topolino e i coccodrilli dell’Alaska”, scritta e disegnata nel 1959 da Fallberg e Murry, ristampata in Italia l’ultima volta nel 1985. Topolino e Pippo si avventurano per l’Alaska, da poco annessa agli Stati Uniti. E’ una storia piena di fantasia, che si svela con cautela e procede in modo inaspettato, in cui la scia dei ragionamenti fuori schema di Pippo e dei suoi avi ha la meglio sui furfanti Gambadigomma e Sam.
“Paperino e l’amuleto di Amundsen” di Scarpa è una storia fatta a regola d’arte, evidentemente il pezzo forte del numero. Veramente bella, ma non la più rara, che invece è la successiva “Topolino e il tesoro polare” di Christensen e DeLara, in cui Topolino e Pippo si ritrovano loro malgrado a pestare i piedi a Gambadilegno affaccendato in loschi affari artici. Ben al di sotto del livello di Amundsen, è comunque una storia semplice e divertente, con alcune battute ben riuscite.
Le superstar si concludono con “Paperino e le cucuzze di saltacucuzze” scritta da Strobl e Liggera nel 1959, nel layout di 4 righe per pagina. Strobl riesce ottimamente a comunicare le emozioni dei paperi protagonisti: la felicità dei nipotini per l’arrivo della primavera, la desolazione di Paperino per la truffa subita, l’arrivismo di Paperone che non indugia al ricatto e a far correre grossi pericoli ai nipoti per i propri interessi.
“Paperino e la grande occasione” di Buzzacchi e Scala si incentra, in maniera piacevole, rapida e non superficiale, sul tema della fama effimera nello show business. Meno coinvolgente è invece “Topolino e i ladri di balene” di Pavese e PL De Vita, degna di nota solo in quanto politicamente scorretta nel trattare apertamente il tema della caccia alle balene.
Conclude il numero “Paperino e le massime di Zio Paperone”, una perla molto divertente di Massimo De Vita con un Paperino che per imitare lo zione si cimenta in numerosi atti di ordinaria follia.