Neanche il tempo di "assimilare" il volume dedicato a Massimo Marconi, che nel giro di poche settimane è già uscito un nuovo tomo della serie "
Special Edition".
Oserei dire il primo di una seconda stagione di questa pseudo-collana, visto che non c'è posto per lui nel cofanetto che contiene i primi quattro e che non prosegue la cromatura di materiale prezioso, virando la propria caratteristica visiva in un colore accesso, da evidenziatore.
Fluo, appunto.
Una tonalità che ben si adatta all'esuberanza narrativa del protagonista di turno:
Enrico Faccini.
Si tratta di una raccolta importante e con una selezione di storie di tutto rispetto.
Al contrario del titolo precedente, le introduzioni dell'autore tornano ad essere più scarne e meno approfondite: addirittura tornano a non essere più presenti per ogni singola storia ristampata, ma solo prima dei quattro "macro-gruppi" in cui sono suddivise.
Credo comunque che questo dipenda più che altro dalla sintesi verbale di Faccini, il quale osservando le sue storie è forse portato ad essere essenziale nell'esprimere i concetti, senza bisogno di impiegare troppe parole. Il contrario di me, insomma
Infatti il contenuto di questi pezzi editoriali si rivela allo stesso modo interessante e soprattutto sentito dall'autore, che parla della sua carriera e delle caratteristiche del suo lavoro a fumetti con un trasporto palpabile e riuscendo ad esprimere i punti principali dei suoi discorsi.
Passando alle storie, ritengo che la scelta dell'autore sia caduta su ottimi esempi della narrativa facciniana. Certo, diversi titoli memorabili della sua produzione sono rimasti fuori, ma questo era inevitabile, e l'importante è che quelli presenti siano rappresentativi e validi. E ritengo che sia così.
Come detto, il volume è stato diviso in quattro aree: le storie di Paperi, le storie mute, le storie di Topolino e le "Ciak". Una scelta ordinata e significativa, perché offre al lettore la possibilità di concentrarsi sui vari "filoni" affrontati dall'autore, mettendone in evidenza le caratteristiche peculiari con cui li ha trattati.
Per i Paperi ci sono storie geniali per quanto riguarda l'ironia e l'elemento surreale e straniante:
Paperino e il trattamento definitivo si dilunga forse un po' troppo nella parte in cui Paperino sta attaccato alle costole di Gastone, ma l'idea di fondo è splendida e sviluppata con gusto. Molto carina quella di Pico, citazionista e divertentissima l'avventura dei Bubalù. Paradossalmente un po' meno riuscita è quella di Paperoga "a solo", che ha dalla sua però un'altra bella citazione, stavolta gottfredsoniana.
Le mute sono uno spasso vero:
Paperino e l'Ultima Goccia vince a mani basse, ma anche
La Disfida Canina e
Tutti al Mare! non sono da meno.
In queste particolari storie Faccini mette tutta la trama al servizio del proprio tratto: sono storie indissolubili dal disegno, perché le vignette comunicano tutta la follia
slapstick messa in scena dall'autore, e nessun altro collega potrebbe renderle degnamente e con la stessa forza narrativa. Giochi di sguardi, inquadrature particolari, gusto per l'immagine più incisiva.
Quando Enrico Faccini prende in mano Topolino, le cose cambiano. Il gusto per il surreale rimane, ma si coniuga in maniera meno allegra e maggiormente inquietante. Lo "strano" che permea le avventure topolinesi ha connotazioni oscure e disturbanti, e lo si può ben notare in
Gambadilegno Furfante Troppo Curioso o in
Topolino e la Vecchia Topington, dove Faccini si muove in territori insidiosi, flirta con temi come il delitto, la pazzia, l'horror e la paura vera. Riesce a lasciare inquieto il lettore che per tre quarti della storia non ha appigli per capire cosa sta succedendo realmente: sa che quello che l'autore fa intuire non può essere reale, ma al contempo è senza indizi, senza appigli. La soluzione, che riconduca il tutto alla ragione o che contenga un ultimo sberleffo ambiguo, sarà comunque sempre salutata con un sospiro di sollievo, in grado di far apprezzare ancora di più tutta la storia precedente.
Discorso a parte per
Topolino e il Dottor Tick-Tock, recente storia realizzata con
Casty (che ne cura anche i disegni), dove il semplice horror viene sostituito da un complesso thriller gestito con gusto e abilità.
Per le "Ciak" vale il discorso fatto per le mute: testo e disegni sono indissolubili. Lo stile di Faccini è diretto, raffinato, studiato, estroverso: sa far recitare i personaggi come se fossero in un cartone animato, sa rendere realistica la sconclusionatezza di Paperoga catturandone l'essenza nel volto, sa riprendere la perplessità che genera nel lettore sul viso di Paperino. A tal proposito, non è un caso che gli unici disegnatori presenti nel volume al di fuori di Faccini siano un gigante come
Giorgio Cavazzano (per la prima storia) e il già citato Casty, con cui c'è una grande intesa "filosofica".
Le
one-pages sono un ottimo modo per l'autore per sfruttare quelle gag fulminanti che sembrano venirgli con così grande facilità, e che riescono a divertire efficacemente grazie ad una precisa scelta di tempi comici e ad un uso peculiare dell'elemento surreale.
Sono da evidenziare infine le tavole inedite che Faccini aveva realizzata per la prefazione alla
Platinum Edition su Casty (al tempo scartate per ragioni di spazio... apprezzo molto che siano state recuperate qui) e l'introduzione a cura proprio di Casty, che ben spiega l'amore per il fumetto e le abilità professionali dell'amico e collega Faccini, che ben meritava un riconoscimento del genere: un volume che spiega bene a tutti come far ridere in modo vero ed efficace con il fumetto Disney.