Ed ecco qua l'intervista di Federico Provenzano in merito al saggio in questione!
http://lagrottadelfumetto.blogspot.it/2018/03/un-saggio-di-storia-e-sociologia-del.htmlCome è impostato il manuale? Il manuale secondo me soddisferà sia gli amanti del criterio cronologico che i cultori di quello logico, dato che dopo una rapida carrellata sul linguaggio prettamente tecnico del fumetto (nuvolette, riquadratura delle vignette) in ogni capitolo, pur diviso per temi, cerchiamo sempre di partire dai prodromi di un determinato elemento, ovvero le prime attestazioni fumettistiche dell’argomento che stiamo trattando in quel capitolo, e da lì argomentiamo procedendo cronologicamente per non creare confusione nei neofiti della materia. Un largo spazio è dedicato ai generi del fumetto, poi trattiamo anche il rapporto del Fumetto con le arti che lo hanno preceduto o accompagnato.
Cosa ha di diverso rispetto agli altri manuali? Abbiamo cercato di renderci utili il più possibile soprattutto portando all’attenzione titoli di fumetti e connessioni (tra di loro e con altre forme d’arte) non menzionati o adeguatamente trattati dalle Storie del Fumetto che ci hanno preceduto. Guardando indietro fino agli anni ’60, le Storie del Fumetto scritte in Italia sono veramente poche.
Che metodo storico hai utilizzato (fonti: albi, altri trattati)? Abbiamo tracciato la nostra Storia del Fumetto sui… testi, se vogliamo definirli così. Cioè abbiamo raccolto, per scorrerli tra le nostre mani, i primi fumetti e le prime strisce in modo da organizzare passo dopo passo una Storia del Fumetto tutta personale. Consultare gli archivi dei quotidiani – sia americani che italiani – ci è stato poi molto utile per attingere informazioni inedite o neglette. Per il saggio sui fumetti e le riviste francesi di un periodo “caldo” quale quello a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 (che ci ha regalato tante ma tante nuove produzioni) abbiamo usato come fonte – per destreggiarci meglio riguardo autori, date ed editori – di qualche trattato francese di Storia del Fumetto.
Quanto tempo hai lavorato a questo manuale? Partendo dalla base scritta da noi di un seminario svoltosi nel 2016, sistemazione e ampliamento (notevole) del materiale già esistente ci ha tenuti impegnati per 1 anno, escludendo la ricerca delle fonti iconografiche!
Fumetto & cinema sono chiamati biunivoci. Ci sono altri rapporti con le altre arti? Certo. A tal proposito vorrei menzionare una situazione molto particolare in cui “stallò” il fumetto per decenni, a partire dalle origini. Credo non sia necessario approfondire il concetto di pulp magazines: in breve, erano le riviste che dalla fine dell’’800 diffondevano a un costo irrisorio una vasta letteratura di brevi racconti gialli e thriller. Per tanto tempo il fumetto in strisce americano ha ignorato questa produzione letteraria che continuava nel frattempo a mietere consensi (non ai piani alti dell’élite culturale, però). Ci si rese conto solo sul finire degli anni ’20 di quanto fosse possibile uno scarto interno alla grammatica del fumetto per come era stata un po’ rigidamente gestita fino a quel momento. I lettori adulti, da sempre fruitori di questo “nuovo” metodo affabulatorio anche se magari non davano a vederlo, potevano essere eletti a manifesto target di riferimento di storie non più solo “comiche” che, scandite giornalmente in strisce, iniziavano a coprire non meno di un mese. E quindi anche i fumetti diventano avventurosi e pulp. Ecco un altro esempio di alimentazione reciproca cui il fumetto non è mai stato estraneo, a ben guardare sarebbe stato impossibile che ciò non fosse avvenuto.
Pensi che questo manuale possa apportare qualcosa di nuovo nella ricerca storiografica del fumetto? Partendo dalla sua componente storica (proto-Fumetto, genesi del Fumetto, serie e importanti autori delle origini) sicuramente sì, si potranno fare ulteriori passi avanti rispetto a quanto fatto finora. Non a caso il mio curriculum bibliografico include riproposizioni di produzioni a fumetti dimenticate o mai tradotte in Italia. La ricerca è costante, e chi la compie per pura passione della riscoperta è incoraggiato dal riscontro massimamente positivo che queste operazioni hanno presso il pubblico dei puntigliosi aficionados della Nona Arte ma anche presso i semplici curiosi. Anche la nostra agile descrizione del rapporto del Fumetto con le altre arti vuole contribuire a che il discorso sul Fumetto si mantenga sempre vivo e in costante rinnovamento.
Cosa pensi del fumetto come mezzo di comunicazione dal punto di vista della fruizione verso un pubblico e quindi una società? Le battaglie per la legittimazione del Fumetto in quanto arte si sono già combattute in passato. Oggi semmai potrebbe presentarsi il problema opposto: insegnarlo accademicamente in una maniera non adeguata rischierebbe di ingabbiarne la portata dei contenuti e delle potenzialità. Non è male considerare dapprima il Fumetto come un serbatoio pulsante dei rivolgimenti storico-culturali del secolo appena trascorso, poiché la sua origine è “bassa” e – come dice Brancato – “metropolitana”. È un humus su cui bisognerebbe sempre battere nel tracciare la sua Storia, per riscoprire una parte di noi stessi. Come nel cinema, infatti, il Fumetto è un medium che ha permesso non soltanto di far esprimere i nostri pensieri e parole, ma anche i nostri corpi. È un inalienabile archivio di cosa siamo stati nel secolo trascorso e prosegue a formulare le sue interazioni in modo fisico e prepotente. Sui connotati e sui suoi spunti sociologici, Sergio Brancato si è espresso con dovizia di argomentazioni e anzi la pubblicazione di un suo libro (eloquente: Sociologia del fumetto) è di imminente pubblicazione.
Hai altri progetti in corso? Credo che principalmente proseguirò nel recupero di produzioni a fumetti “difficili” a causa della loro antichità, e alla loro traduzione per chiunque volesse proporle ai lettori italiani. Riguardo a ciò, vi insinuo una piccola pulce nell’orecchio: c’è un certo fumetto di fantascienza molto antico che potrebbe far gola a molti appassionati, è mia attuale intenzione provare a lavorare su questo.