Un po’ stentato, ma se non altro sufficiente. Per quanto lenta e difficoltosa non si può non apprezzare questa ripresa di una testata che era giunta a toccare vette di precarietà preoccupanti: adesso, per quanto non completamente stabilizzata, si respira una certa volontà di riconversione esplicitata con vigore nel numero precedente e ribadita con sobrietà anche in questo albo, come dimostra la pubblicazione di due tavole domenicali, Topolino e Paperino – Assi in Gara (Osborne/Gottfredson) e Topolino e Paperino e il Mal di Denti (Osborne/Gottfredson) corredati anche da un brevissimo ma esaustivo trafiletto che fa intuire come l’ottantennale di Mickey Mouse sia solo un pretesto per introdurre un po’ di sano Gottfredson poco alla volta.
Certo non mancano alcune cadute di stile alquanto fastidiose, come la pubblicazione di Zio Paperone e la Tigre Stanca (Barks), bella storia che ha il pregio di riproporre l’Uomo dei Paperi in qualcosa di più sostanzioso di qualche autoconclusiva o di qualche remake (tendenza interrotta solo con lo storyboard di Madam XX nel precedente albo) ma decisamente inutile in quanto recentemente pubblicata dalla lodevole Grande Dinastia dei Paperi.
Il piatto forte rimane comunque Zio Paperone e la gara da $ 100 $ (Scarpa), storia alquanto misconosciuta nell’ampio panorama della produzione scarpiana ma non per questo meno gradevole o coinvolgente. Emblema di un periodo di transizione per il Maestro che, come nota brillantemente Boschi nell’articolo introduttivo, lo porterà a prediligere trame comiche ed immediate -tendenza che si tradurrà nel dinamico Gancio e nello spumeggiante Sgrizzo- questa storia coniuga perfettamente lo stile più veloce all’avventura di ampio respiro, con risultati ammirevoli. La trama di base, semplice e lineare, viene finemente cesellata da un accattivante intreccio in cui Scarpa non si lascia sfuggire il più piccolo particolare, spiegando ogni dettaglio con il rigore di un Don Rosa ma con una sintesi, un’immediatezza e un’efficacia a quest’ultimo decisamente sconosciute.
Come se non bastasse, l’autore non si limita al comporre un intreccio ben calibrato ma a questo intreccia un numero considerevole di gag, che spaziano dalle più immediate e schiette (Paperino nudo) a quelle più fini e satiriche, come le continue ed esilaranti frecciatine all’arte moderna, guarda caso legate ad un personaggio come Filo Sganga, in costante ricerca dell’arricchimento facile e del vivere alla giornata.
Infine, la caratterizzazione dei personaggi. E’ in particolare quella di Paperino a colpire: il suo infantilismo, volutamente eccessivo e disturbante, non si dimostra volto solo alla semplice gag fine a sé stessa ma utile ai fini della storia in generale, andando a costruire una parabola interna che ricalca la popolare storiella dell’ “Al lupo! Al lupo!”
Ed anche i nipotini vantano una caratterizzazione molto azzeccata, anche se più implicita e nascosta: loro sono l’altro lato della medaglia (una delle facce è ovviamente Donald), la cui maturità ed avvedutezza -che risalta ancora di più il comportamento puerile dello zio- non è insita nella loro natura (cosa che li renderebbe antipatici e saccenti), ma è una reazione all’atteggiamento del tutore. In un fine gioco di ruoli che ha quasi dello psicologico, s’intuisce come i paperini non siano seccati tanto dall’atteggiamento in sé, quanto dal vedere Paperino appropriarsi dello “status” di bambino che invece apparterrebbe di diritto -o meglio, per natura- a loro.
Davvero un toccasana questa storia dalla comicità dirompente eppure sobria, grande lezione di stile da parte dell’immenso Scarpa.
Piacevoli poi Paperino e Paperoga in “Schiuma negli Occhi” (Kinney/Hubbard) e Le Giovani Marmotte e una Balena da Salvare (Barks/Jippes), per quanto i remake di Jippes siano qualcosa di inconcepibilmente inutile.
Insipida poi Duck Tales – Indietro nel Tempo… Per un Decino! (Don Rosa/Quartieri), ma che andava pubblicata per completezza, inutile Zio Paperone a Coyote City (Jonker/Gulien).
Da segnalare infine la pin-up di Don Rosa, troppo affollata ed ispirata a Quest for Kalevala e la quarta di copertina ispirata a La Notte del Saraceno in cui Rota coglie l’occasione di inserire di soppiatto il proprio nome (come aveva già fatto nel precedente disegno dedicato al Deposito Oceanico).