ZP 216Zio Paperone No More! Il fatidico momento è arrivato per quanto si sia rimandato più e più volte cercando di rattoppare le numerose falle con soluzioni decisamente discutibili. Si è deciso di troncare l’interminabile coma di una testata da tempo morta cerebralmente, nonostante i recenti miglioramenti e gli accenni ad una presunta conversione.
Eppure dispiace, va detto. Sembrerà strano ma anche chi da più tempo invocava la morte della testata, ritenendola l’unica soluzione plausibile insieme alla tanto discussa e tanto difficoltosa ed improbabile riconversione, non può fare a meno di sentirsi dispiaciuto non solo per la testata in sé (i motivi sono strarisaputi sia dal punto di vista storico che da quello personale, che accomuna tutto il fandom degli appassionati) ma anche per le persone che ci sono dietro e che vediamo sorridenti (beh, Becattini non proprio…) nelle foto nell’estremo saluto della redazione. Quelle persone che si sono sbattute all’inverosimile per noialtri, regalandoci qualcosa di immenso come il ZP che fu e l’attuale cronologica di Barks; quelle persone che anche nel deprimente affossamento degli ultimi anni si sono sforzate di far emergere qualcosa di buono. Come la già citata cronologica e la timida ma significativa introduzione di Gottfredson negli ultimi tempi, quasi a ricordarci che
una pianta non muore senza dare frutto (cit.). Noi ci speriamo.
Sobrio, l’ultimo numero. Senza forzature del caso, tranne che nella claustrofobica e frettolosa rassegna delle due ultime
pin-up di Rosa (anch’egli, con il suo ritiro, complice della chiusura). Modesta
Paperetta Yè-Yè e il Ricettario Abbuffatorio (Scarpa), che ha il pregio di gestire con efficacia un cast di personaggi variegato; necessaria la pubblicazione del
remake barksiano
Paperino – Un Giorno nella Vita di un Papero (Barks/Jippes), assai meno
Paperino e le Mele d’Oro (Blum/Jippes), con un Jippes poco piacevole. Chiudono una bella storia del duo Kinney/Hubbard e una danese superflua quanto la minienciclopedia di Becattini, che ci ha regalato articoli decisamente migliori.
Zio Paperone chiude così la sua corsa senza farsi rimpiangere troppo, lasciando comunque un vuoto nel panorama logistico delle testate di una Disney che tra alti e bassi si affanna cercando di riaffermare uno
status stabile e ben definito.