Torno sul forum dopo anni dall'ultimo dei miei (peraltro pochissimi) interventi, ma senza aver mai smesso di lurkare.
Giusto in questi mesi ho ripreso la rilettura delle due serie pikappiche, interrotta un paio d'anni fa a "Il giorno che verrà", e ieri sera sono arrivato alla storia che forse mi aveva colpito più, in entrambe le serie: "Il vero nemico". Non ne sono rimasto deluso. Certo, la mia memoria aveva un po' deformato la vicenda, ingigantendo la parte ambientata su Corona che nei miei ricordi occupava l'intera storia, mentre in realtà prende solo qualche pagina; ma ciò dà la misura di quanto mi avesse colpito quando la lessi la prima volta su "PK-Il mito".
Non c'è aspetto dell'episodio, a mio gusto, che non sia calibrato alla perfezione: la vicenda su Corona, le esperienze di Korinna come tata, lo scontro Paperinik-Birgit Q ("Trasporti spesso container vuoti da difendere con tanto accanimento, Birgit?"... una delle battute migliori della saga
)... tutto contribuisce ad approfondire i personaggi e a renderli reali.
Forse ciò contribuì a ingenerare nei fan l'impressione di una certa incoerenza dei personaggi, al tempo? Ho letto diverse cose in proposito: probabile che a leggere la serie in presa diretta, mese dopo mese, la sensazione ingenerata fosse quella. Letta oggi, un paio di episodi a settimana, l'impressione restituita è non di incoerenza, ma di quella complessa contraddittorietà che è propria della vita reale (Serifa sadica educatrice, ma al tempo stesso vittima della società assurdamente oppressiva di Corona; Juniper al tempo stesso fragile e malvagia; Korinna senza il minimo scrupolo a spingere all'annegamento l'intera popolazione maschile di Goose Beach e a lasciare senza memoria la vera tata - ciò mi ha DAVVERO impressionato-, ma al tempo stesso affezionata ai bambini che maltratta). E poi Birgit Q: donna spietata, che affronta senza troppi problemi la morte dei propri uomini o altrui (vedi il riferimento alle miniere di Gallio in PK2 n. 4), ma anche ferita per la poca considerazione e fiducia accordatale da Everett, dal quale desidera evidentemente essere approvata (per mero arrivismo, sembrava; nel finale de "Il vero nemico" sembra di intuire anche un sincero desiderio di lode).
La storia che però mi ha più colpito in questa rilettura è stata "L'ultima caccia": la ricordavo, parafrasando le parole di un altro utente, come "molto bella, ma la meno bella fra le storie di Enna per PK". Ora, invece, la ritengo la più bella. Più bella perfino di "Un solo respiro" (la mia preferita), perfino di "Frammenti d'autunno" (forse la preferita in assoluto dei PKers) e di tutte le altre, sempre splendide, storie pikappiche di Enna.
Una storia semplice, davvero matura, con scene molto forti (pare di intuire che Stevros per non farsi catturare si faccia ESPLODERE UNA GRANATA IN MANO), che in un fumetto realistico sarebbero state mostrate direttamente, qui invece per motivi disneyani alluse con grande decoro, ottenendo un effetto di drammaticità, ma al tempo stesso di grande decoro, come nei film degli anni Quaranta-Cinquanta che in genere adoro.
"L'ultima caccia" mi piace perché, paradossalmente, richiede un'empatia più difficile da ottenere. Se vogliamo è più facile identificarsi in una coppia di giovani innamorati e e perseguitati (Jana e Ziggy in "L'ultimo respiro") o in una seducente droide e nel folle scienziato che l'ha creata (qui non serve che citi la storia, vero?
); meno in un soldato muto che non vediamo mai in faccia e che viene trasformato in un mostro semi-meccanico. Adoro, inoltre, il Paperinik di Enna: demenziale anche più di altri autori, ma tostissimo e capace di sgominare senza problemi uomini armati in superiorità numerica (oltre che qui, succedeva anche in "Un solo respiro", sempre sul tetto).
Insomma, come cambiano le cose a distanza di quindici anni: al tempo, da quello che leggo, una buona parte dei PKers era insoddisfatta della serie, tanto che una delle cause della chiusura furono le scarse vendite, e certo dovevano avere le loro buone ragioni; ma avendo letto il tutto dopo anni, completamente astratto dal clima del tempo e dalla magia di una serie che prosegue mese dopo mese per anni, non riesco proprio a mettermi nei loro panni. PK2 è una serie grandiosa, che mi piace perfino di più della parimenti grandiosa PKNA, e quando penso che il tutto è poi stato interrotto e concluso in fretta mi vien voglia di citare Mario Brega in "Bianco Rosso e Verdone" e andare da chi decise di chiuderlo e urlare: "A 'NFAME, A 'NFAMONE, HAI FATTO CHIUDE ER PIKAPPA".
Adesso ho una grandissima voglia di rileggermi gli ultimi tre episodi, a partire da "Capitano di ventura", che ricordo spassosissimo (dico solo due parole: "Dynodozer sfasciatronico"
).