Kingdom Hearts #1
Disney Manga. No, calma, Topolino non ha gli occhioni spropositati, Pippo non semina violenza gratuita e Paperino non ha una passione, sconfinante nella mania, per armoniose forme femminili con annesse emorragie nasali. Per fortuna non tutti i manga parlano di questo e sebbene un’ampia frangia della produzione orientale alimenti questi stereotipi esistono anche manga garbati e raffinati come Death Note o Ikigami.
Kingdom Hearts non appartiene certo a questa recente generazione del fumetto orientale, risalendo a qualche tempo fa ed essendo un palese adattamento fumettato della fortunata ed omonima serie videoludica che ha avuto la geniale pensata di far interagire i personaggi di Final Fantasy (altro famoso titolo in campo di videogiochi) con quelli Disney. Rimane comunque un interessante e garbato esperimento che unisce due ampie tradizioni dell’Arte Sequenziale, che possono sembrare distanti ma che in realtà sono perfino imparentate come ci rivelano gli articoli illuminanti ma assai grossolani (il Topolino con i calzoncini rossi è quello degli anni cinquanta? E il mercato dei videogiochi è dominato da Sega, Nintendo e Sony rappresentati da DREAMCAST, GAME CUBE e Pleistescion?!) posti in appendice.
Tuttavia, nonostante l’idea di base sia geniale ed intrigante ciò non toglie che sia frutto delle menti degli autori del videogioco e che tolta questa il manga abbia ben poco da offrire, sebbene si speri faccia da traino risollevando le sorti della Disney Italia.
Il difetto principale è costituito da una sceneggiatura negligente, frettolosa e confusa, appoggiata a un soggetto traballante che mostra più volte i suoi punti deboli e che certamente si presta maggiormente ad essere giocato che ad essere letto. Aggiungiamo l’eccessiva brevità dei capitoli e il risultato è ben poco gradevole; la caratterizzazione dei personaggi Disney (specialmente quella di Donald e Goofy), poi, sembra assai poco concreta ed ispirata più agli stereotipi legati alla loro icona che alla loro naturale essenza, anche se di fatto l’esagitato accavallarsi degli eventi ha lasciato ben poche occasioni per osservare approfonditamente questo aspetto, che non è detto migliori in futuro.
Buono lo scomparto grafico, invece, sicuramente il punto forte del maga e tuttavia inficiato da passaggi poco chiari e soprattutto da un eccessivo e forzato uso dei retini. Magari l’autore li avrà trovati in saldo, ma ciò non giustifica il loro uso massiccio che appesantisce non poco la lettura, soprattutto a causa delle tonalità più scure.
C’è anche da dire che effettivamente il mangaka Shiro Amano non ha poi questo gran curriculum e che anzi si è fatto strada proprio grazie alle tre serie di KH, ad altri adattamenti di celebri videogiochi (come Legend of Mana) e al character desing di alcuni titoli decisamente trascurabili.
In attesa del prossimo albo per un giudizio più netto, per adesso, dunque, il binomio Disney-Manga non può essere considerato più di un mediocre per quanto volenteroso scimmiottamento dell’opera originale per puri fini di merchandising e privo di notevoli guizzi creativi.