Kingdom Hearts #1 (Shiro Amano)
Poco da aggiungere a quanto già scritto. L'idea di base è geniale. Il mondo Disney diviso in mondi, o settori, ognuno rappresentante un Classico, affrontato come se si trattasse di un Final Fantasy, nella più pura tradizione Square. La stessa idea di uno Squall che interagisce con Pippo ha del disturbante, e quindi del geniale. Un'idea efficace e di successo che nel secondo Kingdom Hearts viene portata ancora più all'estremo annoverando tra i mondi quello di Nightmare Before Christmas e gli anni 20 dello Stemboat Willie. Mai il mondo Disney nella sua totalità e organicità era stato preso tanto sul serio.
Il problema è che tutta questa genialità sta alla base del videogioco. Stiamo ora leggendo una trasposizione fumettata di tale videogioco, che, forti dell'esperienza che sappiamo avere Paperino e Pippo sulla carta stampata, si spererebbe essere qualcosa di più di un poco scorrevole travaso su carta, come quelli che purtroppo troppo spesso si leggono in occasione dele riduzioni fumettate dei Classici, dei Pixar e dei film di Pirati dei Caraibi. E lo si ottiene, perchè l'opera è indiscutibilmente migliore rispetto a questo tipo di produzioni. Ma di poco, di molto poco. E questo è un peccato, perchè gli annunci in pompa magna, la confezione autoriale e deluxe, la pubblicità derivata dal connubio tra Disney e manga lasciavano sperare in qualcosa di più, un vero e proprio capolavoro, un'opera con le palle e autonoma dal media che l'ha ispirata. E invece ci ritroviamo davanti a un fumetto decisamente poco scorrevole, piuttosto oscuro in certi punti, dai ritmi in continuo mutamento. Ci sono momenti piuttosto lenti, in cui si fa un grande abuso di retorica, e altri, come l'incursione a Wonderland, in cui tutto procede a razzo e non si capisce niente. I disegni sono invece apprezzabili, e pur mantenendo lo stile manga per i personaggi Square, non intacca minimamente il look dei personaggi Disney, siano questi gli standard character, siano quelli più puramente classic. Il vero difetto grafico sono i retini e i toni di grigio usati senza alcun ritegno, che rendono inguardabili i già di per sé poco chiari combattimenti contro gli heartless. Riguardo infine al soggetto, bé immagino che nel videogioco avrebbe fatto la sua porca figura, mentre qui su carta, non essendo minimamente mascherato o adattato al medium fumetto, finisce per mettere in bella vista tutti gli sterotipi e i cliché di questo genere di storie, a partire dal "Prescelto" per arrivare all'ottenimento delle varie armi e power-up.
Insomma, un giudizio per adesso ancora molto sospeso, che attende completamento. Seguirò per certo i prossimi tre volumi. Anche se i contenuti dell'opera complessiva mi lasciano un po' freddo: passi per il manga di Witch che credo nasca proprio per dare un'autonomia alla storia in giappone e quindi sia fatto pure meglio della sua controparte italiana, ma non vedo un grande futuro per l'iniziativa se ci si affiderà soltanto a mere tresposizioni di lungometraggi. Un futuro nebuloso che sembra accumunare questa, in apparenza nobile, pubblicazione allo sfortunato Buena Vista Lab, calderone risicato e confusionario di prodotti piuttosto bof, faraciate a parte. Un plauso invece a chi ha curato l'iniziativa, che è riuscito a crearci intorno un interesse tale da permettere di far passare inosservate certe sparate (Walt Disney creatore dei manga!!!) e certe inesattezze (il Topolino in braghette corte negli anni 50?? Dreamcast, Game Cube e PSX che si spartiscono il mercato, ma a quando risale quest'articolo??). Ad ogni modo la resa dell'opera, piuttosto mediocre, mi intristisce perchè è indice di come il fumetto, tanto in Italia, quanto in Giappone o in USA, non sia ancora visto come uno dei prodotti di punta tra le tante cose di cui attualmente l'azienda si occupa.
da
La Tana del Sollazzo