Bè, c'è una cosa però di cui devo dar atto: se PKNA e soprattutto PK2 non erano rivolti ad un pubblico giovane come quello di Topolino, MM osa anche di più, a mio avviso.
Sono sicura che un ragazzino di 10 anni avrebbe faticato anche troppo a comprendere una storia come
Anderville, e alla fine, chissà, per quanto poco l'avrebbe capita non gli sarebbe nemmeno piaciuta.
Non intendo dire che un bambino di 10 anni sia più sciocco, ma sicuramente abituato a letture più leggere, e trovarsi di fronte un Topolino così diverso, una città così diversa da Topolinia... e così tante battutine probabilmente, per lui, non immediatamente afferrabili, non avrebbe sortito un gran bell'effetto sul lettore giovane.
Il ritmo della narrazione è incalzante, quà e là quasi crudele, proprio niente di niente (ma niente di niente, a parte lo sviluppo del tema dell'investigazione) a che vedere con il Topolino abituale del settimanale e relative storie.
Si sente che un fumetto del genere è troppo adulto, per un target Disney standard, che vuole l'abbraccio a tutte le età.
E' un Topolino molto più gottfredsoniano, una target meno vasto.
Un Topolino troppo diverso dalle storie troppo diverse, a cui un lettore poco malleabile (e che comunque si fosse perso il Gott) non si sarebbe abituato facilmente.
Invece vedere Topolino imbattersi nuovamente in crimini seri e pericolosi, non da eroe perfettino ma quasi da "malcapitato", è sicuramente un'occasione da acquolina in bocca per un appassionato di data più vecchia; in un miscuglio fra una ripresa di Gottfredson e il "solito", per così dire, Topolino ufficialmente investigatore. Peccato che il pubblico più vasto dei prodotti Disney sia quello più giovanile (anche se spesso ho i miei dubbi).
Insomma, considerando anche l'allora più calcato pregiudizio del nostro paese verso i fumetti (soprattutto Disney, direi), devo riconoscere che Disney Italia non avrebbe guadagnato troppo con una testata simile... è un'azzardo più forte di quello di PK2, soprattutto perché in questo caso non c'è fantascienza, ma acchitto con una determinata realtà (sempre e comunque da film, ma sicuramente più credibile), e non tutti i lettori, giovani e vecchi, avrebbero potuto accettare il cambio di toni e la sparizione del mondo tranquillo e rassicurante delle storie classiche. Pardon, non classiche: più frequenti.
Insomma (2), da una parte capisco anche le ragioni della Disney Italia... però è un peccato...
Btw, ho letto l'introduzione e l'analisi dei primi due numeri, e che dire, complimentoni come sempre, soprattutto per la corposissima analisi ad
Anderville (anche se all'inizio, lo ammetto, la lunghezza del post mi aveva un pochetto scoraggiato
); spero anch'io di poter andare avanti con la lettura!