MM # 1 – The LinkUn certo libro in cui sono riportati i nomi di persone implicate in un giro di scommesse clandestine finisce nelle mani di due agenti, e un certo nome crea una serie di conseguenze a catena.
Intanto Tomoka Marshall, imprigionato nel carcere di Older per una rapina di qualche anno prima, viene inaspettatamente scarcerato, e i presunti complici (mai traditi da Tomoka e mai accertati) iniziano a subire attentati. Topolino viene incaricato di trovare Tomoka, che uscito dal carcere è sparito dalla circolazione.
The Link (Faraci & Sisto/Perina) riesce a inserire quello che un po’ era mancato nel # 0, il giallo in senso stretto. In
Anderville non c’era un colpevole da scoprire, bensì un’esaltante caccia all’uomo. Qui invece, anche se apparentemente all’inizio sembra ripetersi la cosa, verranno fuori intrecci insospettabili che Tito costruisce con grande abilità di giallista a fumetti. Manda Topolino in una palestra di savate, gli fa girare Anderville sul taxi del folle Burke, lo fa indagare in lungo e in largo e alla fine gli fa svelare il mistero, mostrando per la seconda volta di fila come ad Anderville nulla è mai quello che sembra, e le connivenze tra “buoni” e “cattivi” non sono rare (roba impensabile fino a pochi anni prima in un fumetto Disney, una cosa del genere!).
La storia è degna d’importanza perché anche se sembra slacciarsi momentaneamente da ciò che è stato lasciato in sospeso nel # 0, intanto presenta un personaggio come Leopold Millighan che rivedremo nei prossimi numeri, e inoltre ritengo sia stata una mossa intelligente mostrare un’indagine “di routine” nella nuova vita di Topolino, prima di approfondire seriamente la macrotrama che dominerà la prima parte di MM. Macrotrama che viene sibillinamente annunciata nelle ultime tavole della storia.
A proposito delle ultime tavole, è da notare che parte qui un’abitudine che ci porteremo dietro fino al # 5, quella di avere ala fine della storia un’ultima tavola, muta, in cui vediamo Topolino guardare al cinema o in televisione, come se fosse un film, la storia che abbiamo appena letto. Voci di corridoio affermano che sia stato un tentativo di mettere una certa distanza dal Topolino classico a quello di MM, come se la variante di questa nuova testata fosse solo una finzione cinematografica.
Dal punto di vista grafico abbiamo il valido Alessandro Perina, all’epoca quarantenne, disegnatore che io apprezzo molto soprattutto con i Paperi. Ma su “
Topolino” si contano numerose ottime prove di Perina con Topolino e il suo universo, così come lascerà il segno disegnando ottimamente il primo numero di “
X-Mickey” oltre che un’altra storia per MM e molte copertine di questa testata, creando in quest'ultimo campo dei piccoli capolavori grafici. Comunque anche in questa storia se la cava egregiamente, riprende alla perfezione le linee guida di Cavazzano e le fa sue, con uno stile forse un po’ legnoso in alcune pose ma nel complesso molto buono.
- Bramo
MM # 2 – EstrelitaIl titolo del # 0 corrispondeva a quello della città co-protagonista a tutti gli effetti di MM. Il terzo numero usa ancora come titolo il nome di una città.
Estrelita (Artibani/Zironi) è una storia di svolta sotto molti aspetti. Il più evidente è lo sceneggiatore, che stavolta non è più Tito Faraci ma Francesco Artibani, altro leone degli anni ’90 in casa Disney e che a quattro mani con Tito ha pure scritto alcune storie (su tutte
Topolino e il Fiume del Tempo e
Un Papero in Rosso). Artibani diventerà uno praticamente l’unica alternativa a Faraci nello scrivere le storie di MM, dato che fatto salvo i nn. 8 e 9 tutti gli albi sono firmati da costoro, dividendosi di fatto il progetto MM praticamente al 50 % a testa.
Appare chiaro che i due scrittori abbiano lavorato a stretto contatto e sviluppato la serie insieme già da questa storia, che riprende i fatti riguardanti Sonny Mitchell e il politico di Anderville Henry J. Lasswell (narrati nel # 0) portandoli a una momentanea prima conclusione. Grazie a un depliant pubblicitario Topolino scopre che Sonny non è scomparso, ma ancora vivo e presumibilmente ad Estrelita, cittadina del Messico vicino al confine. Insieme a Vera Ackerman, Topolino viola il divieto di lasciare la città e si mette alla ricerca di Sonny.
Verrà così a conoscenza di un piano molto ben ordito, che include magagne politiche, loschi traffici, protezione di testimoni e connivenze tra potenti e gangster. Una storia più grande di Sonny, insomma, e forse anche per Topolino, che qui sembra vedersela brutta più di una volta!
“L’arte di complicarsi la vita non si impara, è una dote innata. Ve lo dice uno che se ne intende” pensa Topolino nel corso di quest’avventura, e a noi lettori viene un po’ da pensare che sia vero. Ma anche che siamo felici che questo piccolo topo si cacci in guai simili e riesca a uscirne senza essere un’insopportabile so-tutto, ma uscendone come un uomo comune.
E’ da notare come in questa storia la violenza politically un-correct non manchi, da quella paventata degli sgherri nelle prime tavole a quella effettiva – la terribile sparatoria che Topolino, Sonny e Vera subiranno nell’ufficio, che lascerà il segno sui muri ben visibili nei prossimi numeri. Ma anche quella degli agenti di Estrelita che portano in cella Topolino è notevole, insomma scene forti per l’ambito di Topolino che sul settimanale non avremmo certo visto.
Artibani, come dicevo, è sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda la gestione di questo mondo così particolare, e lo dimostra con un’ottima padronanza degli ambienti e dei personaggi nuovi, oltre che di questo Topolino “straniero in terra straniera”. È coadiuvato alle matite da Giuseppe Zironi, artista decisamente poliedrico che sul settimanale ha già lavorato su ottime storie, alcune anche scritte da lui, e che graficamente erano caratterizzate da un certo spirito innovatore. Anche qui non è da meno, distaccandosi più di quanto non ha fatto Perina nello scorso numero dal modello cavazzaniano (vedi ad esempio Little Caesar) ma rendendo sempre i personaggi riconoscibili. Il tratto “sporco” di Zironi ben si confà alla storia, ambientata in una città di confine polverosa, adatta secondo me ad essere rappresentata con questo tocco. Il Topolino di questo artista risulta comunque molto plastico e godibilissimo da vedersi, in uno stile caratteristico che lo fa ricondurre subito al suo autore.
Concludo dicendo che le ultime tavole, con Topolino che nonostante si senta ancora un estraneo ad Anderville si senta meno solo sapendo che Sonny non è morto come credeva nel # 0, è molto commovente e sceneggiata benissimo.
- Bramo
MM # 3 – Lost & FoundDopo tre numeri in cui ci si è dedicati in pieno alla trama principale del fumetto, in
Lost & Found (Faraci & Sisto/Sciarrone) Faraci decide di prendersi una piccola pausa dalle vicende Lasswell e di sfornare così una storia più autoconclusiva. Che in realtà si divide in due storie ben precise, anche se di diversa importanza, che alla fine si uniranno in una conclusione comune.
Il primo - e più importante - caso di cui deve occuparsi Topolino gli viene affidato dalla signorina Jennifer Power, figlia di uno dei più grandi finanzieri della città, il quale è a capo, con il signor Steven Smithson, della società Smithson & Power, uno dei più potenti colossi economici di Anderville. La signorina intende ritrovare un certo Dirk Morris, amico e dipendente della ditta di famiglia sospettato di un ammanco dalle casse della società di ben un milione di dollari.
Il secondo caso riguarda Peter Gamo, ingenuo e bonaccione ragazzo di campagna al quale è stata sottratta una cospicua somma di denaro.
Entrambi i piani narrativi sono condotti da Faraci con grande maestria e pur essendo praticamente scollegati dalla trama principale coinvolgono non poco il lettore grazie al solita maniera adulta e avvincente con la quale Tito li sa trattare.
Il nostro sceneggiatore, però, non dimentica completamente le vicende narrate nei precedenti numeri, e coglie l’occasione di presentarci tre importantissimi personaggi che saranno determinanti per l’andamento della serie, riuscendo anche talvolta a legarli mirabilmente alla storia dell’albo: si tratta della infida Gloria Gump, direttrice del carcere di Older e detentrice, insieme a Lasswell e Millighan, di ogni potere e controllo su Anderville, del procuratore Stanson, conduttore delle indagini e delle accuse contro Lasswell, e di Muck Rackers, talentuoso quanto sbruffoncello giornalista che si rivelerà un prezioso alleato per Topolino.
Certo è che il numero è da ricordare anche per l’esordio ai disegni di uno Sciarrone in forma smagliante, il cui comparto grafico fa impallidire quello pur ottimo di Cavazzano nel primo numero. Ambientazioni strepitose, dettagli a profusione, personaggi perfetti e finalmente meno caricaturali del solito, scene d’azione dinamiche. Impossibile non restare affascinati da tale meraviglia visiva.
Da segnalare sicuramente un altro esordio, quello, in chiusura, delle storie brevi che già all’epoca di PKNA spopolarono fra i consensi dei lettori. Qui ad aprire la consuetudine è la miniserie
True Stories, Real Life, con l’episodio
Lo Scoop (Ziche) che narra le dissacranti avventure di Chester Soup, scapestrato giornalista dell’ "Anderville Star Tribune". Impossibile che il tratto grafico e il colore di Silviuccia Ziche non ricordino nei PKers più accaniti le esilaranti avventure delle
Angus Tales di pikappica memoria, nel loro essere espressivissimi e adattissimi alle atmosfere comiche della breve.
- L. Vertighel
MM # 4 – MousetrapTirato un attimo il fiato con lo scorso numero, si ritorna decisamente a parlare della trama principale con
Mousetrap (Artibani/Zironi). Ormai è ben chiaro che a dividersi le sceneggiature della serie si alterneranno ad ogni albo Faraci e Artibani, il che non può che fare piacere visto che si tratta di due fra i migliori autori degli ultimi vent’anni e di tutta l’epopea Disney italiana. E, personalmente, trovo che Artibani sia leggermente superiore anche al pur titanico Faraci nel stendere le intricate trame di questo fumetto mozzafiato.
Cosa che ci dimostra anche qui, dove tira fuori una storia che più “politically un-correct” non si può, scritta magnificamente. Ed è anche questo il bello di MM, vedere come Topolino sia fondamentalmente impotente in questa diabolica città, come vediamo quando qui viene “reclutato” da un certo Seth Salem, malvivente alle dipendenze di Gloria Gump, per compiere un “lavoretto” in cambio della vita di Vera Ackerman. Lavoretto che si rivelerà essere nientemeno che una rapina al caveau della Welzen National Bank, con l’obiettivo di far sparire compromettenti informazioni sul caso Lasswell già nel mirino del procuratore Stanson. Tutto questo con il doppio fine di far cadere tutta la colpa sul nostro Topolino, in modo da fargli perdere ogni credibilità come testimone al processo.
Ma c’è anche un terzo scopo, che ci mostra quanto profonda ed egoistica sia la sete di potere della Gump...
Davvero avvincente la sceneggiatura di un Artibani in stato di grazia, capace di stimolare a tal punto l’interesse del lettore da fargli venire fretta di voltare le pagine. E davvero “politicamente scorretta”, come dicevamo prima: le malefatte commesse nella storia da Topolino – costretto – non si contano, e vanno dal furto d’auto all’irruzione armata in banca alla minaccia di ostaggi con un mitra.
A coadiuvare un’eccellente trama, i disegni di Zironi che, seppur un po’ in calo rispetto all’ottima prova mostrata su
Estrelita, si rivelano più che buoni, con ottime rappresentazioni degli ambienti e personaggi espressivi e ben proporzionati. Forse manca giusto un po’ di dinamicità del tratto, ma direi che possiamo essere più che soddisfatti.
Conclusione in appendice con l'episodio di
True Stories, Real Life – Corsa Semplice (Artibani/Ziche), dove l’Artibani – di nuovo all’opera – affianca la Ziche nella comica avventura da taxista di Chester, fra grotteschi rapinatori e gatti infuriati, che giunge a ottimo completamento di un già grandioso albo.
- L. Vertighel
MM # 5 – FirestormPassati già dieci mesi dall’uscita del mitico Numero Zero, Faraci decide di cominciare ad intraprendere il cammino conclusivo di questo primo arco narrativo – che poi purtroppo rimarrà anche l’unico – culminante con il processo Lasswell.
Introdotto da una copertina mozzafiato by Perina, forse la migliore tra tutte quelle comunque stupende della testata,
Firestorm (Faraci/Perina) da una bella accelerata alle vicende della trama principale. Faraci inizia a portare a compimento quei vari aspetti che molto erano stati sviluppati nei numeri precedenti e che troveranno poi conclusione nel successivo
Calypso, albo tanto unito a questo che si potrebbe quasi considerare la seconda parte di una bilogia finale.
Non è però il processo ai danni di Henry J. Lasswell alla base delle vicende della storia, quanto la continua fuga alla quale si deve dare Topolino – sempre affiancato dall’energica Patty Ballestreros – dai numerosi attentatori che cercano in ogni modo di farlo fuori in modo che non possa testimoniare (il titolo ha infatti il significato della Tempesta di Fuoco dalla quale il nostro è assediato). Sono anche qui tantissimi gli elementi “politicamente scorretti” che affollano la – ottima – sceneggiatura di Faraci: dall’attentato dinamitardo di inizio storia, alla violenta sparatoria che avviene in hotel, alla battaglia in elicottero in cui si lascia intendere che Patty e Topolino abbattano addirittura il velivolo nemico.
Non è solo la grande dose di violenza, però, che rende grande la sceneggiatura: Tito infatti – come già aveva fatto in
Anderville con la scena della sparatoria sulle scale della stazione – coglie l’occasione di citare nuovamente il film
Gli Intoccabili, del quale riprende pari pari la scena in cui il giudice Raven, d’accordo con il procuratore Stanson, fa scambiare la giuria del processo, probabilmente corrotta, con quella dell’aula adiacente.
Se la trama della storia viene promossa senza discussioni, i disegni di Perina, invece, rappresentano un caso a parte: se nella copertina Alessandro è stato davvero fenomenale, aiutato anche da una perfetta colorazione di Andrea Cagol, personalmente nelle pagine della storia il suo tratto mi risulta spesso non appropriato alla rappresentazione delle varie scene. Il suo stile è piuttosto caricaturale, privo di dinamicità e spesso non abbondante di dettagli. Lo trovo grossolano, insomma, molto distante dal tratto perfetto di Sciarrone e da quello fantastico di Cavazzano.
Continua ancora in coda al numero la simpatica miniserie
True Stories, Real Life con l’episodio
Una Questione di Principio (Artibani/Ziche), in cui Chester è infiltrato al party del giornale concorrente, l’ "Anderville News Pioneer", al quale incontrerà la ragazza dei suoi sogni, guarda caso la figlia del direttore! Situazioni divertentissime e battute taglienti contraddistinte dalla solita verve di un’Artibani in stato di grazia dalle quali è impossibile non farsi strappare sonore risate.
- L. Vertighel
MM # 6 – CalypsoCon
Calypso (Artibani/Sciarrone) arriviamo ai giorni immediatamente precedenti alla conclusione del processo Lasswell, quelli successivi agli eventi burrascosi narrati in
Firestorm. Sharky e un altro scagnozzo mandati da Mason, il legale di Lasswell, tentano di rapire in modo maldestro Salomon Queeg, l’avvocato che ha rifiutato la difesa di Rud Kaminsky, uno degli imputati del processo. L’attentato non va in porto, grazie all’intervento di Topolino e del suo amico tassista Burke, ma i disperati tentativi di Henry J. Lasswell si rivolgono ora alla possibilità di corrompere i giurati del processo, visto che l’esito della votazione è spaccato a metà: gli ultimi avvenimenti hanno diviso la giuria, e da alcune indiscrezioni l’avvocato Mason è venuto a sapere che solo sei giurati su dodici voteranno a favore di Lasswell. A questo punto, Sharky riconosce il volto di uno dei giurati, Kevin Guthrie, come un ex pugile di nome Jefferson Cage, che è stato un tempo legato ad un giro di scommesse clandestine.
Guthrie, ricattato da Sharky, che manterrà il silenzio sul passato dell’ex-pugile solo in cambio del suo voto al processo Lasswell, si rivolge a Topolino, per incaricarlo di trovare Sharky e una testimonianza del suo passato, una sua foto contenuta in un calypso, un prezioso orologio con carillon.
Comincia così l’indagine di Topolino, che lo porterà niente meno che nel carcere di Older, dove entrerà clandestinamente come detenuto con un nome falso, Alfred Levin, grazie all’aiuto del Professore (vedi MM # 0).
Con grande capacità sia Artibani che Sciarrone accompagnano il lettore e Topolino in questa grande prigione, un luogo claustrofobico, nero e cupo che nasconde più segreti di quanti non si possano intuire a prima vista, saturo di agenti corrotti e dalla gestione della direttrice Gloria Gump, la quale si rivela quantomeno “elastica” nelle sue scelte: molti dei condannati vengono inviati all’esterno del carcere a svolgere i suoi compiti disonesti e poi rientrano al sicuro, tra le mura di Older. Tra questi, Topolino incontra sia Sharky che Seth Salem, gangster assetato di vendetta che aveva già avuto modo di conoscere in
Mousetrap (MM # 4), che gli causeranno non pochi problemi nel tentativo di recuperare l’orologio.
Il verdetto finale del processo,
anche grazie all’apporto di Topolino, vedrà Henry J. Lasswell giudicato colpevole, ma solamente per dei reati minori e assolto per i reati più gravi, in un’altra citazione al film
Gli intoccabili, e quindi al reale epilogo del processo a Al Capone.
Grandi ancora una volta i disegni di Claudio Sciarrone, che riesce a rendere credibilissime le sensazioni di prigionia e i momenti in cui Topolino si trova chiuso in trappola, così come in
Lost & Found era stato bravissimo a rappresentare i grandi spazi aperti di Anderville. Bravissimo anche nel trovare soluzioni sempre nuove nell’animare graficamente le scene in cui non c’è azione, come il dialogo tra Topolino e Kevin Guthrie nell’agenzia di investigazioni, dove le vignette prendono una morbida forma a ventaglio, in una sequenza molto cinematografica.
A completamento del numero troviamo un interessante dossier che mostra gli atti del processo Lasswell, i retroscena sul passato di Kevin Guthrie, ritagli dei giornali con commenti al processo, una scheda dettagliata sul carcere di Older e per finire la breve storia
True Stories, Real Life - Spy Story (Catenacci/Ziche), che continua farci vedere come il povero e sprovveduto giornalista Chester Soup si invischi in avventure più grandi di lui.
- Bacci