Bene, mi unisco con piacere a questo coro di felicitazioni così festoso che …
avevo capito che siete in procinto di sposarvi !
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Carl Barks, Guido Martina e il Pkteam cazzeggiavano come volevano. Certo, rispettavano tutti un minimo di continuity, ma lavoravano in anarchia. Non seguivano pedissequamente nessun altro autore con la pretesa di esserne gli eredi, come fa invece Don Rosa.
Infatti devono a questo il loro successo, a cosa lo debba Don Rosa lo imputo alla grande pubblicità e all’introduzione tra i primi dei disegni che io chiamo ad alta definizione che avrebbero di li innanzi fatto furore. E ad una certa pomposità, una regalità, un allure di imperialità nel circondare le storie che tradiva e contraddiceva tutta l’informalità precedente che tanto amavo. Moda nuova, troppo diversa dalla schietta pulizia formale dello stesso Barks, tra l’altro. Non per nulla la grande attenzione alla ricchezza del disegno costui l’aveva riservata agli amati quadri ad olio, una sua personale soddisfazione finale, come diceva, lontana per sua stessa natura dallo stile semplice che ha sempre avuto.
La continuity mi sembra una pretesa assurda, addirittura ridicola nel nostro campo, pensate che le prime volte che su Zio Paperone (inizio anni novanta, ricordo un poster con albero genealogico) se ne parlava tanto non riuscivo a prenderla sul serio. Forse il mio cuore non voleva farlo, non poteva accettare che la dinastia dei paperi, invece che la fantasiosa ‘storia e gloria’, fosse diventata immutabile e incontrovertibile come una casata nobiliare.
E badate quale e quanta capacità in più ci vuole a inventare fantasiosi passati SEMPRE NEL RISPETTO DI UN TENUE FILO CONDUTTORE NON SCRITTO, piuttosto che aver la pretesa di scrivere un vangelo.
Don Rosa ha ucciso definitivamente la mia voglia di leggere storie nuove.
E chiudo parentesi, scusate ma ogni tanto ci vuole, qui ho trovato un appiglio con la citazione.
Eppure queste PKNA, se ne parlate tanto, devono essere interessanti ….