Io l'ho visto un paio di giorni fa, e in lingua originale. Per non ricoprire di giallo tutto quanto, avviso che di seguito ci sono vari SPOILER!
Allora, la prima cosa che mi viene da dire è che l'ho trovato un film alquanto strano. Diverso dal solito, un po' ambiguo, cupo, triste e con un finale amaro che proprio non ci si aspetta da una fiaba, che mi ha commossa, ma anche lasciato un senso di insoddisfazione e malinconia.
Poi c'è da dire che il film non presenta una trama molto unitaria e sembra quasi comporsi di due film diversi: si può dividere chiaramente in una prima e in una seconda parte... e la parte più interessante, per me, è la seconda. La seconda parte è quella innovativa, spiazzante, ed è quella che mi ha colpito. Alla fine della prima parte, questo live action mi aveva lasciata freddina, mi era sembrato poco più di un collage di fiabe neanche troppo originale, dove una delle poche cose interessanti era osservare la fedeltà tenuta con la versione dei Grimm della storia di Cenerentola (non credevo avrebbero messo pure i dettagli macabri della prova della scarpetta!)... se poi non fosse stato rimesso tutto in discussione, l'avrei trovato un film del tutto dimenticabile.
Ma veniamo al dunque.
Into the woods, secondo me, può essere visto in due modi: come una fiaba qualunque, con un capovolgimento un po' insolito e forse anche un po' forzato nel finale, o come un film ricco di metafore che ha qualcosa in più da dire, rispetto a ciò che sembra. Io nella seconda parte ho iniziato a guardarlo in questo secondo modo, e mi ha affascinata, anche se sono ancora piuttosto perplessa su cosa la morale, con la bella
Children will listen, voglia dirci esattamente, oltre al fatto di stare attenti ai desideri che facciamo e alle loro conseguenze.
Il particolare su cui mi sono concentrata di più è stato proprio... il bosco, e non inteso solo come luogo fisico. Il motivo del bosco è molto insistito in tutto il film, in particolare nelle canzoni, che quindi non sono inutili, ma aiutano a capire il senso della metafora. Il bosco rappresenta la vita, o comunque il percorso interiore che ognuno di noi compie nella vita. “Capita purtroppo che qualcuno ci lasci, attraverso il bosco” mi pare canti Cenerentola a Jack mentre lo consola per la morte della madre. Il bosco può essere un luogo amichevole e familiare, dove il percorso è segnato chiaramente, ma a volte può capitarci di avventurarci anche per una strada non nota, oppure il bosco può essere sconvolto da un terremoto e rivelarci allora il suo lato minaccioso. E qui i sentieri scompaiono, i punti di riferimento si perdono. Siamo da soli, possiamo contare solo su noi stessi. Ed ecco che allora la foresta diventa simbolo dello sconosciuto e dell'irrazionale. Il luogo dove l'inconscio si esprime e dove i desideri possono avverarsi, un luogo che non tutti hanno il coraggio di affrontare (vedasi la rinuncia della matrigna e delle sorellastre). Luogo di crescita o di perdizione. Di arricchimento o di distruzione.
Prendiamo, ad esempio, la coppia di fornai protagonista. In lui avviene una crescita, nel bosco acquista sicurezza in se stesso, impara ad accettare il suo passato e diventa una persona nuova. La stessa moglie glielo fa notare e sì, c'è una canzone sul cambio di carattere del marito, ma è un particolare importante, non un qualcosa da nulla: il bosco ci mette davanti a delle scelte, ci costringe a metterci alla prova, a cambiare, ci porta a conoscere lati di noi e degli altri che prima non conoscevamo, a riscoprire noi stessi e rinforzare gli affetti.
Nella moglie, invece, accade il contrario. Lei, che sembrava quella forte, così sicura di tutto, alla fine si rivela più fragile: da sola, nel bosco, cede alla tentazione e si abbandona agli istinti. “E' tutto un inganno di questo bosco, torna alla normalità, nessuno vive nel bosco” si ripete nel pieno del suo conflitto interiore. Restare razionale o cedere all'irrazionalità? La donna fa di tutto per eliminare la confusione che si è creata nella sua mente e per convincersi a ritornare sui suoi passi, ma quando finalmente decide di farlo, ormai è troppo tardi: ha smarrito la via, si è persa nei rimugini della sua mente, e non può più tornare indietro. E la conseguenza è la più terribile: la morte, l'annientamento.
Ma non è finita qui. Il bosco, in quanto situazione sconosciuta, ci spoglia di tutto, ci rivela per quello che siamo. Ed emergono allora tutte le risorse della persona, ma anche tutte le debolezze, gli egoismi e i difetti peggiori. La cosa è particolarmente evidente quando i personaggi superstiti, invece di collaborare per affrontare insieme le difficoltà, cominciano ad incolparsi fra di loro. E accade un'altra cosa singolare: scompare la tradizionale divisione fiabesca tra buoni e cattivi; nessun personaggio è completamente senza colpe, nessuno è più puro, i “buoni” rivelano il loro lato peggiore, mentre la strega, cattiva per antonomasia, si trasforma quasi in una vittima sacrificale (“you're not good, you're not bad, your just nice, I'm not good, I'm not nice, I'm just right. I'm the witch”)
Alla fine, comunque, ognuno si redime e si riappacifica, e si creano i presupposti per un nuovo inizio: i personaggi rimasti, pur avendo subito ognuno delle gravi perdite, decidono di andare avanti, uniti come una famiglia, verso quel che la vita gli riserverà, forti di ciò che hanno visto di poter compiere restando insieme.
Spero di non avervi ammorbato con questa mia riflessione, ma avevo voglia di condividere la mia personale interpretazione di alcuni aspetti del film.
E, se alla fine non so ancora se ritenerlo bello o meno a livello di intreccio, lo ritengo un film con un cast eccezionale, in grado di emozionare, lasciare un messaggio, e proporre vari spunti di riflessione... e se un film riesce a fare questo, sicuramente non è stata tutta fatica sprecata