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Italianizzazione

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Cornelius
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    Re:Italianizzazione
    Risposta #30: Lunedì 7 Mag 2018, 12:01:47
    Se poi in estate, al di là di Mondiali ed Europei (giustamente focalizzati) si fanno copertine, sia cartacee che video, delle amichevoli con le squadre dilettanti altoatesine o valdostane (oltre che del solito mercato dei giocatori, con più ipotesi e 'sgub' che fatti reali) ecco che il nostro rapporto con il calcio è veramente malato, senza virgolette.

    Con quali risultati, poi?
    Assenza della Nazionale ai Mondiali, squadre di club che in Europa non vincono nulla da secoli, campionato nostrano 'asfaltato' negli ultimi sette anni dalla Juve per mancanza di validi avversari (più che altro).

    Se i quotidiani e la tv (in genere rivolti agli adulti) non capiscono ciò, ecco che un settimanale rivolto ai più giovani come Topolino potrebbe guarire (senza virgolette) il paese da questa autentica malattia, fin dalla più tenera età (che è fondamentale), non escludendo il calcio (non sia mai) ma mettendolo alla pari con il basket, la pallavolo, il rugby, il ciclismo, il tennis, le moto, la pallanuoto, il nuoto... a Paperopoli come a Topolinia.
    « Ultima modifica: Lunedì 7 Mag 2018, 12:16:20 da Cornelius Coot »

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    Maximilian
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      Re:Italianizzazione
      Risposta #31: Sabato 2 Giu 2018, 13:31:41
      Un'altra differenza sta nel linguaggio usato da Pippo, che in originale è piuttosto sgrammaticato: questa caratteristica si sposa bene con la sua essenza di persona semplice.

      Nella versione italiana non commette errori di grammatica, tuttavia si esprime in modo più vicino al parlato, mentre quasi tutti gli altri personaggi sono dotati di un lessico più ricercato. Almeno, per quello che ricordo, quasi mai dalla sua bocca escono termini particolarmente desueti o periodi pieni di subordinate.

      Sebbene con una soluzione diversa dall'originale, dunque, anche da noi è presente uno scarto fra l'oratoria fra Pippo e gli altri e per me va bene così.

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      MiTo
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        Re:Italianizzazione
        Risposta #32: Sabato 2 Giu 2018, 16:06:56
        Non è una novità, il nostro è un Paese calciocentrico. Qualsiasi giornale o tg sportivo dedica il 90% dello spazio al calcio e qualche trafiletto agli altri sport che pure hanno un gran seguito. Perfino quando non c'è stata nessuna partita le prime 30 pagine della gazzetta o del corriere dello sport saranno dedicate al calcio, e non credo che in nessun altro Paese ci sia un tale sbilanciamento verso un singolo sport.
        Riguardo Topolino, da una parte deve marciare sul fatto che sia lo sport più seguito anche dai bambini, e quindi lo usa per attirare il pubblico con efficacia, ma dall'altra deve promuovere anche gli sport cosiddetti minori. È importante che sin da piccoli si smetta di considerare certi sport inferiori di altri.

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        prdqp
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          Re:Italianizzazione
          Risposta #33: Martedì 5 Giu 2018, 19:15:32
          Le storie italiane sono tali non solo nei particolari architettonici o gastronomici, ma proprio nello spirito: guardate ad esempio come Martina e Cimino, ognuno in maniera diversissima, trattano la sete per il guadagno di Paperone, cioè come esecrabile in sé, rispetto alle storie americane, in cui invece è normale ed auspicabile dote del self-made man, pilastro della società, risultando esecrabile in esse solo la disonestà di chi cerca il guadagno con mezzi scorretti.

          Per approfondire suggerirei la lettura de I Disney Italiani, di Begattini-Boschi-Gori, dove si tratta proprio di come la scuola italiana abbia una precisa identità italiana sia nella Weltanschauung che in particolari architettonici o culinari o, infine, nei riferimenti culturali.
          Nel testo si potrà apprendere come questa identità è rifiutata in massima parte, peraltro, da nientepopò di meno che Scarpa che si definiva "l'ultimo dei Disney Americani", che lamentava la scomparsa dell'autentico "stile Disney" in Italia.

          Quanto a me, francamente, è qualcosa che io ho sempre adorato, non ne vedo il male.
          Chi ha dormito sui banchi a qualche corso di semiotica sa che l'opera letteraria è in primo luogo un rapporto tra due persone, l'autore e il lettore, e se entrambi sono italiani, perchè non far mangiare la pasta a Paperino?

          Si potrà poi leggere Rosa per trovare un Paperone autenticamente Barksiano.

          Trovo anzi che a un lettore più giovane una buona dose di italianità possa favorire la sospensione dell'incredulità, tantopiù che molti di noi probabilmente non si sono accorti di queste discrepanze in età prepuberale - sarebbe forse il contrario ad essere controproducente.
          « Ultima modifica: Martedì 5 Giu 2018, 19:17:15 da prdqp »

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            Re:Italianizzazione
            Risposta #34: Mercoledì 6 Giu 2018, 12:43:28
            Si potrà poi leggere Rosa per trovare un Paperone autenticamente Barksiano.
            Asserzione molto dubbia.

            Per il resto, d'accordissimo con il tuo intervento.

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            Aoimoku
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              Re:Italianizzazione
              Risposta #35: Mercoledì 6 Giu 2018, 13:45:53
              Attenzione a non cadere in troppo facili manicheismi tra l'avido Paperone nostrano e l'intraprendente Paperone americano

              L'unico Paperone compiutamente self-made-man retto ed onesto in ogni sua oncia è quello di Don Rosa, precisamente quello ritratto nella Saga. Il Paperone di Barks si è sicuramente fatto da solo (come tutti quelli italiani, nemmeno Martina l'ha mai negato, anzi), ma è costantemente preso in giro bonariamente dal suo creatore. Lungi dall'essere, se non a tratti, il più duro dei duri, il Paperone di Barks è un bambinone fissato coi soldi, che si impegna negli affari per collezionare più denaro come un bambino si impegnerebbe nel catturare ranocchi allo stagno, che spreca milioni pur di trovare un nichelino smarrito in una spiaggia, che spreca miliardi pur di vincere il gioco col Marajà del Verdestan.
              Il Paperone di Barks è tutto ne "La disfida dei dollari": un vecchietto un po' matto che non si accorge di quanta fatica e stress gli procuri il suo denaro, se non quando Paperino gli sbatte in faccia la realtà di non sapersi godere nemmeno un gelato con doppia vaniglia. Se non che l'istante dopo non gliene importa, perché non lo fa per un gretto desiderio di guadagnare, ma per il piacere di 'scavarci gallerie come una talpa e sguazzarci come un pesce baleno', come un arzillo bambinone centenario.

              Vedo molte più somiglianze fra i Paperoni di Cimino e Barks che tra quelli di Barks e Rosa. Seppur con un velo di cinismo e di durezza in più, anche quello di Cimino è un eterno ragazzo che non vede l'ora di inseguire l'ennesimo tesoro per il gusto dell'avventura, non per desiderio di guadagno. Gli manca l'ingenuità infantile del Paperone di Barks (che a volte è veramente rincretinito) , è una sorta di Paperone maturato rispetto a quello originale, ma credo sia quello più in continuità con quello barksiano

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              prdqp
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                Re:Italianizzazione
                Risposta #36: Mercoledì 6 Giu 2018, 15:04:18
                Si potrà poi leggere Rosa per trovare un Paperone autenticamente Barksiano.
                Asserzione molto dubbia.

                E hai ragionissima.
                Rettifico: si potrà leggere Rosa per un Paperone americanissimo e non contaminato dal gusto dell'aglio e olio, benchè a sua volta diverso dallo stampo originale.

                Concordo pienamente con Aoimoku qua sopra sullo spaccato del Paperone di Barks rispetto a quello di Rosa, e concordo pure abbastanza su:

                Seppur con un velo di cinismo e di durezza in più, anche quello di Cimino è un eterno ragazzo che non vede l'ora di inseguire l'ennesimo tesoro per il gusto dell'avventura, non per desiderio di guadagno.

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                  Risposta #37: Martedì 12 Giu 2018, 20:07:13
                  l'opera letteraria è in primo luogo un rapporto tra due persone, l'autore e il lettore, e se entrambi sono italiani, perchè non far mangiare la pasta a Paperino?
                  Infatti. E io mi chiedo: perchè i personaggi di Harry Potter usano le scope come mezzo di locomozione? D'altronde, sia l'autrice che i lettori adoperano l'automobile, no? Allo stesso modo, sostituiamo tutte quelle astronavi dai film di fantascienza con delle pratiche corriere o, al massimo, tram cittadini
                   
                  ::)

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                    Re:Italianizzazione
                    Risposta #38: Mercoledì 13 Giu 2018, 09:20:58
                    l'opera letteraria è in primo luogo un rapporto tra due persone, l'autore e il lettore, e se entrambi sono italiani, perchè non far mangiare la pasta a Paperino?
                    Infatti. E io mi chiedo: perchè i personaggi di Harry Potter usano le scope come mezzo di locomozione? D'altronde, sia l'autrice che i lettori adoperano l'automobile, no? Allo stesso modo, sostituiamo tutte quelle astronavi dai film di fantascienza con delle pratiche corriere o, al massimo, tram cittadini
                     
                    ::)

                    Non capisco se è una boutade.

                    I personaggi di Harry Potter usano le scope precisamente perchè la gente che viaggia sulla scopa non è un connotato del mondo abitato da autrice e lettore, e precisamente perchè viaggiare sulla scopa è un connotato di maghi e streghe nel background culturale/mitologico comune a autrice e lettore.
                    Dunque, quando il lettore vede un tizio salire a cavallo di una scopa, può concludere immediatamente che si tratta di un mago.
                    Infatti, Harry Potter è una (pessima) collana di genere fantastico.

                    La parte sul background culturale comune non è così banale: per esempio, lo sapevi che il protagonista munito di coda di scimmia che si sposta su una nuvola di Dragonball viene immediatamente riconosciuto da qualsiasi lettore asiatico come un parente prossimo di Sun Wukong?

                    Di contro, se lo scopo è ritrarre un realistico, economico pranzo quotidiano, non vedo per quale motivo "un piatto di pasta", comune al background di autore e lettore, non possa andare bene.
                    Per disegnare i nipotini che passano il tempo in modo casual, li si farà giocare al gioco che tutti i bambini muniti di Super Tele da duemilalire improvvisano in cortile: si ritrarrà dunque il calcio e più difficilmente il baseball, percepito come "quotidiano" solo dal piccolo lettore americano.
                    Di più: se è possibile ricavare un buono spunto narrativo dalla burocrazia italiana, perchè Paperino non può servellarsi per compilare l'O.R.P.E.F.?
                    Funziona, è comune al background di autore e lettore e può essere inteso senz'altro nel modo corretto.

                    Il tutto va, naturalmente, a cadere quando si ha una delle due pretese seguenti:

                    • Esportare la storia (per i tipi di Egmont o chi per essa)
                    • Mantenere fedeltà e correttezza filologica

                    A mio parere mantenere una correttezza filologica con Barks o Gottfredson non è così importante in sè, c'è semmai da chiedersi se il risultato finale sia più piacevole ed efficace in un senso o nell'altro.

                    L'esempio di Harry Potter è dunque molto più calzante per parlare di qualcos'altro: l'eterno dilemma, in adattatori e traduttori (e, per estensione, epigoni), tra riproporre la stessa esperienza del lettore nativo e riproporre la stessa opera letta dal lettore nativo con relativo straniamento.

                    Harry Potter è un maghetto inglese: per il lettore inglese di Harry Potter fin quando non si decolla sulle scope è tutto molto, molto familiare: i bus rossi, il pudding...

                    Al lettore italiano si vuole restituire l'inglesità dell'ambientazione (che diventa quindi esotica), completa di riferimenti culturali a cui il nostro può potenzialmente non essere in grado di accedere, oppure la familiarità?

                    Il traduttore di Harry Potter ha scelto l'inglesità.
                    L'Amina Pandolfi traduttrice de La Storia Infinita (probabilmente il fantasy "per ragazzi" più amato prima della nascita di Harry Potter) ha scelto la familiarità, ed ecco che abbiamo Bastiano Baldassarre Bucci e Carlo Corrado Coriandoli.

                    Ognuno si faccia la sua opinione su quale dei due sia più riuscito, verace e immersivo, specie per un lettore imberbe.

                    P.s.: Alle estreme conseguenze, poi, il secondo approccio è stato portato dagli adattatori de La Tata, autori di una vera e propria riscrittura che ha trasformato un personaggio ebreo newyorkese in una ciociara con tutti i tic del caso.
                    « Ultima modifica: Mercoledì 13 Giu 2018, 10:12:36 da prdqp »

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                    Maximilian
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                      Re:Italianizzazione
                      Risposta #39: Mercoledì 13 Giu 2018, 16:19:39
                      Non capisco se è una boutade.
                      Ovviamente sì. Ma soprattutto, spero che lo sia questa:

                      Infatti, Harry Potter è una (pessima) collana di genere fantastico.

                      Ho trovato comunque molto interessante il tuo punto di vista; sebbene non lo condivida, mi ha portato a riflettere ed a rivedere le mie posizioni. Ciò è sicuramente positivo e anzi fa sempre piacere leggere interventi del genere (ultimamente purtroppo sempre più rari... )

                      Riguardo al tema della familiarità: se un libro seicentesco voleva ritrarre la quotidianità, quando si decide di ristamparlo, cosa si fa? Lo si attualizza inserendo i cellulari?
                      Io credo che se un autore rappresenta un contesto comune, ciò traspare al lettore. Dipende anche dalla sua abilità nel rendere questi elementi.
                      E poi, a parte qualche dettaglio, le ambientazioni non cambiano così tanto: parliamo pur sempre di persone che vivono in case/appartamenti con porte, finestre, eccetera, si siedono a tavola per mangiare, vanno a lavorare, usano denaro. Quando ho iniziato a leggere Harry Potter, per restare nell'esempio, manco sapevo cosa fosse il bacon; tuttavia da come il narratore ne parlava, ho capito subito che era un piatto tipico.
                      E' anche questione di abitudine, secondo me. Se vedi un personaggio praticare uno sport che non conosci, inizialmente puoi rimanere stranito, ma dopo un certo numero di volte ecco che essi ti appaiono normali e il sapore familiare ti viene restituito.

                      Ciò che mi preme sottolineare è che i personaggi disney non hanno peculiarità che li caratterizzano particolarmente come americani. Possiedono caratterizzazioni universali che si possono trovare in qualunque contesto; l'americanità è presente solo in qualche aspetto secondario. Per questo credo che italianizzarli sia inutile.
                      D'altronde quando sono arrivati in Italia ed erano scritti solo dagli statunitensi, mica mangiavano la pasta: e hanno avuto successo lo stesso. Penso che fargliela mangiare non li avvicini ai lettori più di quanto non lo sarebbero altrimenti. Se invece questi ultimi percepiscono i personaggi come distanti, credo che il problema sia profondo e serva ben altro che questi "mezzucci" per risolverlo.

                       

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