Non mi permetterei comunque giammai di intenderlo in senso negativo anzi tutt'altro. Semmai è tornando all'inizio del topic, alla storia per cui esso è aperto, che ritengo abbia dei contenuti che nei primi due post Maximilian e tu avete davvero ottimamente descritto, fidandomi nel merito di quel che dite perchè la storia non l'ho letta. Poi si è dipanata la disputa sul Topolino più o meno perfettino e li volevo intendere che riterrei apprezzabile il personaggio da qualsivoglia aspetto lo si guardi, sia con gli occhi di chi non vuol mollare le felici origini (in questo senso i puristi) sia di chi ne ha voluto seguire le evoluzioni che altri autori/disegnatori hanno compiuto negli anni.
Ma infatti anch'io non l'ho percepito in senso negativo. La domanda te l'ho fatta, in realtà, perché volevo la conferma che tu ti riferissi a me, onde evitare di fare gaffes nel risponderti.
Gilberto, io non sono né un incorruttibile purista e tanto meno, uno studioso del personaggio, sono solo uno che ama in modo particolare Topolino.
Quando affermo che il cambiamento di Topolino avviene già fin dal momento che esce dalle mani di Gottfredson, in realtà, dico una parziale bugia, nel senso che già c'è in Gottfredson, e dunque in quell'arco di 25 anni di storie a strisce, dei cambiamenti sostanziali nel personaggio: partiamo da un Mickey che è un giovane ragazzo, un po' scavezzacollo come tutti i ragazzi, ad un Topolino che pur non perdendo quella sua grande voglia di buttarsi in ogni avventura, è un "uomo", sostanzialmente maturo.
La grande differenza fra le storie Gottfredson e, in parte, di quello che viene dopo di lui, sta nel fatto che il cambiamento, avviene però, con una grande linearità e senza tradire quelle che sono le basi su cui poggia la personalità del personaggio Topolino.
Parallelamente alle strisce anche altri maestri statunitensi lavoravano con e su Topolino, ma senza tradire quelle basi.
Così è stato anche nelle storie italiane che, via via, si sono sviluppate dalla fine degli anni 40 in avanti, ogni autore metteva del suo inevitabilmente, rinnovando e spesso regalando al personaggio nuove sfaccettature, senza però tradirne le caratteristiche di fondo.
Ma d'altra parte questo è accaduto, chi più chi mento, con tutti i personaggi ed è ovvio e normale che sia così.
Il punto della questione però sta nel fatto: fino a che punto è lecito cambiare un personaggio?
E' su questo punto in realtà che possono divergere le opinioni fra di noi.
Ecco io penso che il limite invalicabile per ogni personaggio di carta e che, in quanto tale non può assolutamente ribellarsi, sia quello della non spersonalizzazione. In altre parole tutte le storie devono comunque partire dal presupposto che quel personaggio è, di base, così, e non in maniera completamente opposta.
Nel caso di Topolino, proprio per responsabilità che vengono da lontano, si è fatto largo un'idea che lo vuole perfettino, so tutto io, insomma un personaggio antipatico e, ancor peggio, molti dicono insopportabile. E questo non va affatto bene perché Topolino tale non è!
Tu parli di perfettino in certi gialli.
Non so esattamente a quali gialli ti riferisci, ma se il tuo riferimento è sul fatto che è sempre lui che scopre tutto - cosa per altro non sempre vera o relativamente vera - non può che essere così. Lui è "
condannato" a scoprire tutto, come accade in qualsiasi giallo dove c'è un personaggio seriale che conduce le indagini. Se poi invece il perfettino, il so tutto è derivato dal fatto che ha certi atteggiamenti verso gli altri, questo non è colpa sua ovviamente, ma degli autori di turno che, spesso credendo di essere particolarmente divertenti e spiritosi, lo hanno svilito in maniera esecrabile.
Ma questo, in realtà, è valido anche per storie di ordinaria vita quotidiana come quello da me indicata.
Voglio però essere chiaro, dato che so che sei un appassionato delle storie targate Disney studio: nell'ambito di questo copioso numero di canovacci ce ne sono anche tanti che sono validissimi, al punto tale, che posso dirti con sincerità, che leggendo le più o meno brevi italiane dei giorni nostri, molto spesso mi capita di rimpiangere quelle di quei tempi lì.