Premessa: Mary Poppins è un film immancabile, per me e da quattro anni per Chen e per me, durante il periodo natalizio. E' un film che mi commuove puntualmente, è un film che si arricchisce di sfaccettature ad ogni visione, è un film che può essere guardato con occhi diversi a seconda dell'età che uno ha, è un musical sublime e ha un cast che non avrebbe essere potuto scelto con maggiore successo. Insomma, lo ritengo (riteniamo) un film "praticamente perfetto sotto ogni aspetto" (cit.).
Quando ha cominciato a diffondersi concretamente l'ipotesi di un sequel del film del 1964, la prima domanda da farsi è stata: perché? perché andare a toccare uno dei pezzi pregiati della Company, elevato anche a testamento artistico di Walt Disney e sublimato come tale dal delizioso Saving Mr Banks? Avrei capito se fosse stato realizzato al giorno d'oggi, già con un porgetto di farne un franchise o comunque almeno una trilogia, considerando che il materiale letterario c'è ed era stato sfruttato solo in parte per il primo film. Ma riesumare Mary Poppins a più di 50 anni di distanza, ovviamente per affidare i ruoli ad attori diversi... perché? tralascio le considerazioni economiche e mi domando: possibile che fosse così necessario?
Ad ogni modo, siamo andati a vederlo. A volte, di fronte a scarse aspettative, si finisce per rivalutare il prodotto interessato: NON è stato questo il caso. Provo a spiegarmi meglio spezzettando il discorso.
Struttura narrativa. Il nuovo film ricalca fedelmente e pedissequamente la struttura narrativa del vecchio film. Fin troppo. Era davvero necessario questo ricalco? Non era meglio costruirlo ex novo? Come forse ha già detto qualcuno, in questo modo, il confronto è impietoso per la nuova narrazione, che sembra una copia sbiadita al di là dei colori sgargianti o cupi messi in campo. Ma soprattutto, vincolare lo svolgimento del film alla struttura narrativa rende alcuni passaggi assolutamente gratuiti, penso all'inserto con Meryl Streep (a proposito, secondo me quel vaso non lo rivedranno mai più in casa Banks). La sequenza con lo zio Albert, a cui si rifà, pur non essendo uno dei passaggi cruciali del film originale, ha almeno due motivi di esistere: il primo, quello di costituire una delle frivolezze che il sig. Banks vuole contrastare; il secondo, quello di preparare il morire dal ridere del sig. Dawes. Qui, eliminate quella scena dal film e non se ne accorgerà nessuno.
Trama e personaggi. Ricollegandomi a quanto sopra, alcuni passaggi di trama sono quantomeno buttati lì. Colin Firth interpreta un bancario cattivo che vuole la casa dei Banks perché... boh. Non si capisce. E' avido? Ma allora dovrebbe essere un freddo calcolatore, invece è un sordido funzionario che distrugge le carte che provano l'esistenza del certificato del povero sig. Banks, quindi ha un interesse personale nel volere quella magione... o no? Non sembrerebbe in realtà, quindi non si capisce perché ce l'abbia tanto con i Banks.
E veniamo ai Banks: gli insegnamenti di Mary Poppins di 20/30 anni prima sono passati invano, dato che in due, nella più cupa disperazione, non si pongono neanche la briga di controllare coi loro occhi il libro dei soci pervenuto nelle mani del cattivone di cui sopra. Ma c'è dell'altro. Per esempio, il finale: siamo riusciti a recuperare il certificato e a portarlo in tempo in banca, ma ci accorgiamo che manca un pezzo e allora diciamo: vabbè, non importa, la mia famiglia è più importante. E no!!! Casomai, lo ritrovi integro e valido, glielo sbatti sul naso, e poi gli dici "tieniti pure la casa brutto st***zo", troppo comodo consolarsi con la famiglia quando tanto hai mancato nel compito. Che voragine con la composta dignità del sig. Banks che va ad affrontare col sorriso (più o meno) il licenziamento dopo anni di onorato servizio perché ha capito che per rispondere a dettami sociali è stato un padre troppo assente e poco interessato ai figli.
Infine altro passaggio secondo me infelice: i tre bambini Banks piangono l'assenza della mamma. Mary Poppins li consola con una canzone, che loro riproporranno tal quale al padre preso dalla più cupa disperazione, in cui si dice più o meno "non piangere perché la mamma è qui con noi, ci guarda da lassù, è nel sorriso di chi è rimasto"... e insomma, che banalità! diciamo pure che bisogna ricominciare a vivere se capita un lutto del genere, ma il vuoto resta e non può essere riempito con frasi fatte di circostanza.
Chiosa finale: in questo film sono tutti longevi fino all'inverosimile (vedi mr. Dawes junior e ammiraglio Boom, a eccezione dei poveri sigg. Banks che ci hanno lasciato e neanche da poco parrebbe).
Attori. La palma dei peggiori va nettamente ai bambini, iperattivi e parecchio petulanti, oltre che bruttini secondo me. Ma il ruolo determinante è ovviamente quello di Emily Blunt, che ci restituisce una Mary Poppins molto seria, lontana dalla dolce fermezza di Julie Andrews, Questa nuova Mary Poppins si guarda intorno molto compiaciuta di quanto è in grado di fare, al limite della supponenza, spesso appare infastidita. Non è il motore nascosto degli eventi, è anzi lì a ricordarci: succede perché mi do da fare io. Le mancano quella spensieratezza e quella leggerezza che aveva la Mary Poppins del 1964, quella che si lanciava in un ballo sui tetti di Londra dopo essere "infuligginata" il naso e quella che pur rimbrottando andava sul soffitto con gli altri a prendere il tè. Ma anche quell'umanità che la vedeva dispiaciuta nel dover partire e abbandonare i bambini: qui ha fatto il suo lavoro e se ne va, sicura del fatto suo. Punto. L'unica attenuante che le riconosco, se non altro, è che era un confronto impossibile.
Su L.M.Miranda devo dire che, pur apparendo una copia depotenziata di Bert, alla fine non se la cava male. La sola presenza di Dick Van Dyke è una gioia per gli occhi mentre quella della Lansbury mi fa solo venire in mente che vedo lei ma in realtà lì avrebbe dovuto esserci Julie Andrews (alla quale vanno cmq i miei complimenti per essersi tenuta alla larga da qui).
Canzoni. Ultimo punto in esame, è difficile mettere a confronto musiche sentite decine di volte (e vincitrici dell'oscar) con nuove musiche ascoltate una sola. Credo che tanto la canzone durante la sequenza animata, quanto quella degli acciarini non fossero malaccio, anche se, ripeto, bisognerebbe ascoltarle più volte (e non credo che ne avrò voglia, se questo significa rivedere il film). Ma la vera paraculata del film è l'inserimento delle musiche originali a suscitare l'emozione nostalgica dello spettatore, quasi a fare in modo che laddove non arriva questo film arrivino gli elementi del vecchio film. Ultima nota, l'adattamento italiano della canzone dei palloncini mi pareva atroce, c'era una rima insistita con "portarmi" che suonava proprio male... e anche qui quanta differenza con i meravigliosi testi di cinquant'anni fa.
Insomma, detto tutto ciò mi sembra superfluo spiegare se mi è piaciuto o no. Aggiungo solo che spero che questa versione non soppianti, in quanto più colorata, nuova e moderna, l'inarrivabile pellicola tanto cara a Walt.