https://inducks.org/story.php?c=I+TL++838-BEcco una delle migliori storie di Fanton, valorizzata dai disegni di Rota che ben si confanno a tale avventura.
Oltre a presentare una certa originalità, dovuta per esempio
alla non rivelazione del contenuto della cassaforte
, non manca di sfoggiare notevoli trovate che l'arricchiscono. La più plateale è quella di Ganascino d'oro: personaggio (ignoto cosa sia di preciso) che viene introdotto, compare per alcune tavole e poi esce dalla narrazione. Geniale. Mentre spesso oggi, a causa della limitata lunghezza concessa alle storie, i personaggi non possono starnutire o muovere un dito senza che tale gesto si riveli fondamentale per la trama (e la cosa infastidisce perlopiù nei gialli), qui essi sono liberi di fare la loro vita e di prendersi i loro tempi, senza paura di sforare le famose 30 pagine.
Si fanno ricordare poi diverse trovate divertenti: personalmente mi fa ridere l'inizio in cui Gambadilegno afferma l'inesistenza delle divinità adorate dalla tribù mentre la vignetta mostra il contrario; abbiamo poi librerie che crollano, casseforti che esplodono, indigeni "che fanno l'esorcismo", individui "sbronzi d'acqua", per non parlare della comica conclusione. A tal proposito la frase "Diventerò più buono e anche... più bello", oltre a farmi ridere, mi ricorda il Pietro di Topolino e il mistero dell'uomo nuvola in cui lo stesso, in quanto redento, affermava di non bere più. Questo perchè il personaggio non ha mai mostrato interesse per la morale, ha sempre agito per il proprio interesse, perciò non sa cosa la gente intenda per "essere buono". Di conseguenza egli si improvvisa credendo che l'onestà implichi l'astemia o, in questo caso, la bellezza fisica.
E poi, fantonità a parte, lasciatemi dire che tutta la questione della tribù e della cassaforte aveva il suo fascino.
Infine, si segnala la vignetta tipicamente chierchiniana in cui la mano di qualcuno (in questo caso, Pippo mentre tiene Ganascino) viene raffigurata sproporzionatamente grande a causa della maggior vicinanza all'inquadratura rispetto al resto del corpo.