La lingua è un fattore ma non è il principale, anzi, nel nostro contesto lo riterrei pure marginale.
Bè insomma…la lingua è forse uno dei fattori principali di divisione…
Cultura e storia, bhè, non credo servano spiegazioni. La storia d'Italia è fatta di divisioni e contrasti. Siamo nati individualisti, cresciuti individualisti, probabilmente moriremo tutti individualisti, e diventare inclusivi sarà una fatica pazzesca. Essere italiano era un fattore geografico come lo è stato probabilmente solo per l'America. Solo che gli americani erano uniti da uno scopo, join or die. L'Italia è stata unita per scopi altrui.
Questo se permetti mi sembra un qualcosa di molto qualunquista…io credo che da troppi anni abbiamo assorbito una forma di sub-cultura legaiola, che unita ai 70 anni di demonizzazione del concetto di italianità, stupidamente associato al fascismo, portata avanti da PCI e accoliti e nell’ indifferenza della DC, ha creato questa sorta di mitologia negativa.
Che peraltro è la versione speculare di quella agiografica della retorica del Risorgimento. Entrambe esagerate, e di parecchio.
La storia italiana è fatta di divisioni e contrasti? Certo, ma vale praticamente per tutti i paesi europei…quanti sono stati quelli veramente compatti con cittadini entusiasti di diventare tali? Noi siamo semplicemente arrivati dopo, perché le divisioni e contrasti precedenti sono stati questioni politiche derivanti in gran parte dal potere di pochi potenti che volevano mantenere il proprio angolo di potere, e soprattutto da dominazioni straniere.
Sul fatto di essere individualisti, francamente mi pare un tentativo abbastanza assurdo di estendere la caratterizzazione psicologica (peraltro dettata da luoghi comuni) di un singolo a 60 milioni di persone, per cui direi che stiamo al livello di chiacchiere da bar…a meno che tu non possa dimostrare, dati alla mano, che un qualunque altro popolo ha caratteristiche diverse.
Che l’Italia sia stata unita per scopi altrui mi sembra del tutto ininfluente : l’ideale di italianità è sempre esistito, almeno dal Medioevo, già Dante ne parla definendone con precisione anche i confini, così come è esistito l’ideale risorgimentale che è dei primi dell’800. Semplicemente, le vicende politiche internazionali hanno fatto si che si arrivasse al dunque solo nel 1861…ma è una questione di circostanze. Se alcune situazioni fossero andate diversamente, si poteva avere un’Italia unità 20, 70 o 200 anni prima, senza problemi.
Che poi il tutto sia stato fatto dal Piemonte, col supporto di Francia, Inghilterra e Prussia, e il resto del paese lo abbia subito, è un’altra circostanza della storia…magari con altre situazioni, il tutto sarebbe partito altrove.
Il paragone con gli USA poi, nazione di fatto inesistente, è veramente squallido e offensivo.
"Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani". Breve e conciso: non esisteva uno spirito italiano, l'Italia è una stata una costruzione dall'alto.
Scusa, e quale stato sarebbe costruito dal basso?
La Germania non è stata unificata a forza da Bismarck e dalla soverchiante potenza prussiana sugli altri staterelli che magari sarebbero rimasti a farsi i fatti loro?
Lo spirito italiano è sempre esistito, prima e dopo. Ci sono stati il risorgimento, l’irredentismo…
Che poi la gran massa della popolazione non lo avesse, è un discorso ovvio, ma non c’entra. Del resto gli italiani di allora non mi pare manifestassero neanche chissà quale attaccamento al Granducato di Toscana o non so che altro, dato che, una volta subita l’annessione, non ci fu tentativo alcuno di tornare ai vecchi stati pre-unitari.
Ma un paese in gran parte agricolo e analfabeta, la gente che dovrebbe fare? Tante persone non avevano alcun interesse in nulla che andasse oltre il proprio orto – in senso letterale! E l’unica cosa che aspiravano ad unificare erano i diversi poderi, e le terre irredente erano i campi di granturco oltre la strada…
Ovvio che il nazionalismo e lo spirito patriottico fossero roba da intellettuali, o comunque da persone un minimo istruite, che non erano poi tantissime. Altrettanto ovvio era che, essendo necessarie rivolte armate, guerre e via dicendo, il tutto dovesse essere fatto da una forza governativa e militare come il Regno di Sardegna.
Mai sentito di un paese dove i cittadini delle diverse zone, un giorno decidono di incontrarsi, si stringono la mano e dicono “ok, da oggi facciamo una nazione”.
Se è retorica dire che gli italiani dell’800 smaniassero dall’idea di unirsi in un unico stato, altrettanto lo è dire che inorridissero all’ idea di farlo. Perlopiù erano indifferenti.
E da questo fattore ne dipende l'assoluta assenza di spirito nazionale che abbiamo, che si riflette anche nella politica e nelle continue vergogne cui assistiamo, per il semplice motivo che in Italia siamo tutti individualisti, potessimo fare uno Stato ognuno per conto nostro probabilmente lo faremmo. Manca una coscienza dello Stato, questo è il punto fondamentale. E non significa per forza che siamo sul punto di prendere i fucili e una guerra di secessione, tutt'altro direi. Significa solamente che l'Italia è uno stato di "fatto" da cui il cittadino è enormemente lontano perchè prima che italiano è tantissime altre cose.
Scusa, ma questo è ridicolo…
Ma la banale e classica differenza fra Stato e Nazione, come ci insegnavano fin dalle medie?
Lo stato italiano ha una lunga storia di cialtroneria, inefficienza, e corruzione, per cui a cittadini tendenzialmente non piace – ma questo come puoi vedere non inficia minimamente l’Unità nazionale. Le proteste contro il “governo ladro” esistono da sempre (e non solo in Italia, tra l’altro…) ma l’idea di creare stati indipendenti, al di là dei momenti di sfogo di questo e quello che urlano in televisione, in realtà ha una presa pari a zero.
La maggior parte degli italiani non ama i propri governi, ma l'Italia si.
Forse perché gli italiani, in generale, nonostante il luogocomunismo, l’esterofilia e la convinzione di vivere nel peggiore dei posti possibili, in realtà sono stati “fatti”, e da parecchio tempo, proprio come dicevano nel ’61. E non so neanche quanti ne siano consapevoli.
Ripeto, secondo me questo ostentato fastidio (odio?) verso l’Italia, rimarcandone le differenze ed esasperandole forzatamente, per giunta prendendo a confronto altri paesi – in realtà molto meno solidi e con diversità ancora maggiori – è frutto di questa deleteria cultura anti-nazionale che si è diffusa dal 1945 in poi, che ha trovato facile terreno nel momento in cui nella storia recente si sono imposti i governi con leghisti al loro interno.
E azzarderei è pure offensiva verso chi l’Italia l’ha fatta credendoci sul serio, e se lo ha fatto in mezzo ad una popolazione indifferente se non ostile, la rende un’impresa ancora più meritevole.
Secondo me.
Cos'hanno in comune un Valdostano e un Siciliano? Niente. Talvolta nemmeno la lingua, per i quali troppo spesso per entrambi non è nemmeno l'Italiano, bensì il dialetto/lingua regionale.
Eppure? Eppure devono stare insieme, è giusto che stiano insieme, perché in varietate concordia. A costo di randellate sui denti di entrambi.
Bene, ora sostituite a "Valdostano" "Svedese" e a "Siciliano" "Portoghese". E il discorso sarà lo stesso. Compresa la chiosa.
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Val d'Aosta-Sicilia....e Svezia-Portogallo...si...uguali proprio come paragoni!
Calzano a pennello!