Beh, Giak, hai certamente ragione, ma in parte. La grammatica, la sintassi, il senso del discorso: niente di tutto ciò andrebbe mai messo in discussione, o preso sottogamba. Tuttavia, allo stesso modo, non bisogna etichettare tutto ciò che esce dal "classico" testo, nel senso più comune del termine, come errori o sintomi da bimbominchia. La comunicazione si evolve (sì, "evolve"!) anche in base ai media, ai contesti, alle culture.
Prendiamo un esempio che tu citi:
Ics di, scritto in maiuscolo, stilizza una faccina sorridente modello manga.
XD
Guardala da sinistra verso destra... riesci a scorgerne i tratti? Beh, molta gente ci riesce. E a ragione: come detto sopra, la comunicazione si adatta ai canali e ai mezzi. La comunicazione non verbale è essenziale all'interno di un faccia a faccia: basta pensare a QUANTO contano le espressioni, i gesti, lo sguardo, il tono di voce, eccetera. E' talmente appartenente al nostro modo di relazionarci, che per "traslarla", almeno in parte, sulla rete, hanno inventato le emoticon. Le faccine sono un modo più o meno riuscito di rintracciare una forma strutturale di quei modi e quei gesti che appartengono alla nostra relazionalità. E, come per tutti gli "strumenti" non hanno già in sé una valenza positiva o negativa di per sé; a determinarli è l'uso che ne facciamo, la comprensione del contesto, l'appropriatezza.
Se devo mandare un sms, il mio scopo è trasmettere delle informazioni chiare in 120 caratteri, guadagnando spazio laddove possibile. In quei casi, scrivere "xke" o "cmq" ha perfettamente senso. Come quando prendi appunti e devi andare veloce: se riesci ad adottare un codice che ti aiuti nell'immediatezza e ti risulti ugualmente comprensibile a una seconda lettura, sei a posto!
Il problema sussiste in due casi.
Numero uno, quando il tipo di comunicazione sfora dal contesto dedicato. Se usiamo il linguaggio sms in temi o email o post di forum che caldeggiano la forma estesa dei vocaboli, per esempio.
Numero due, quando ci si arrocca in posizioni di attacco o difesa senza se e senza ma. Come si comprende un fenomeno senza osservarlo? Un professore che rifiuti di considerare "valido" il linguaggio sms, ripudiandolo in toto, a mio parere compie un peccato di ignavia tanto quanto uno studente che non si applica nell'apprendere l'uso corretto della grammatica.
Trovo che QUESTO sia il vero DRAMMA comunicativo odierno. Non ci si dovrebbe lanciare in una caccia alle streghe contro le K, ma insegnare QUANDO si possono usare.
Esempio: un bambino con madre inglese e padre italiano, crescerà perfettamente bilingue. Per lui, l'inglese e l'italiano saranno fluentemente parlati e compresi, allo stesso modo. Ma coi nonni italiani, non si sognerà di parlare in inglese, se vuole essere capito. E viceversa. E' perfettamente ovvio e appropriato. Allo stesso modo, un ragazzo o una ragazza che conoscano a menadito il linguaggio sms, di fronte alla dicitura "qnd" non leggeranno "QpiùNpiùDovveroQUANDO", ma direttamente "QUANDO". Taaac. Fulmineo. Diretto. Ragionando per assurdo, troverebbro ugualmente (o quasi) agevole leggere Manzoni così: "Ql ramo dl lago di Como ke volge a 1/2giorno...". Loro non hanno problemi quanto noi nel leggerlo. Non bisogna osteggiare questa propensione, quanto, piuttosto, insegnare che ci sono ambiti in cui è appropriata ed altri in cui non lo è. Nessuno si sognerebbe mai di dire "Come va, vecchia ciabatta" alla suocera, la prima volta che la incontra. Allo stesso modo, nessuno DOVREBBE MAI sognarsi di scrivere "Dmn nn c sn" in una mail di risposta ad un colloquio di lavoro.
Non si tratta, quindi, di VIETARE una cosa. Si tratta di NORMARLA. Di formare generazioni che siano attente al contesto e abili a districarsi tra le realtà comunicative che sono proprie. Chi parla dialetto a scuola viene redarguito. Ma tutti difendono il dialetto, cercando di evitare che scompaia. Se ci pensiamo, il linguaggio sms non è poi tanto diverso, come caso, se evitiamo di profonderci in giudizi di valore su tradizioni, radici e quant'altro, in contrapposizione alle nuove tendenze, sempre osteggiate. Il nodo della questione sta nel CAPIRE, non nel PROIBIRE.
Tutta questa pappardella per dire cosa, oltre che sto decisamente strippando nel dottorato di scienze della comunicazione??? Che, come sempre, "Se lo struzzo è suo col sole, è suo anche con la pioggia." Ma, aggiungo, se piove mettiamogli l'impermeabile; mentre se c'è il sole diamogli la crema protettiva. Non facciamo il contrario. Né teniamolo in relegato per forza garage, in base al tempo. Altrimenti, anche Little Gum passerebbe per bimbominkia!!!